Trimestrali: le banche americane battono le aspettative

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
15.10.2020
Tempo di lettura: 3'
Con Morgan Stanley si è conclusa l'earning season, durata tre giorni, in cui le più grandi istituzioni finanziarie degli Stati Uniti hanno comunicato i propri risultati trimestrali. Con qualche eccezione si conferma quanto era stato anticipato: profitti più alti delle aspettative di inizio trimestre. Tre su sei però sono ancora lontane dai livelli dell'anno scorso. Ora tocca all'Europa

Il 15 ottobre si è conclusa l'earnig season delle grandi banche americane. Lunedì sarà il turno di quelle europee

Se da un lato, quasi tutti gli istituti hanno battuto le aspettative di inizio trimestre e in alcuni casi hanno mostrato anche una crescita rispetto l'anno scorso, dall'altro lato altri istituti finanziari soffrono  pesantemente sia in termini di utili che di quotazione borsistica

Credit Suisse si aspetta uno scenario altrettanto frammentato in Europa, anche su una prospettiva di più lungo termine

L'economia che stenta a ripartire, le turbolenze politiche e i tassi prossimi allo zero, sono certamente elementi che in questi mesi si sono fatti sentire anche sui bilanci delle banche sia americane che europee. Se nella giornata di giovedì 15 ottobre si è conclusa l'earning season delle prime, dal 19 ottobre inizierà quella degli istituti finanziari del vecchio continente, che potranno sconfessare o confermare il quadro in chiaroscuro emerso dai tre giorni statunitensi. Oltreoceano, utili sopra le aspettative e solidità patrimoniale hanno proiettato una luce che però non ha dissipato del tutto le nubi di una ripresa dell'economia e di un andamento dell'epidemia ancora molto incerti.

Banche americane in chiaroscuro


Le notizie più positive arrivano da Goldman Sachs, Morgan Stanley e Jp Morgan. Oltre a battere le previsioni degli analisti, i tre colossi della finanza statunitense, nonostante la crisi, sono riusciti a registrare profitti superiori rispetto al dato di un anno fa. In particolare i profitti trimestrali per Goldman Sachs sono stati pari a $3,62 miliardi a fronte di un fatturato di $10,78 miliardi. Quasi il doppio di quanto annunciato a ottobre scorso. Anche Morgan Stanley ha conosciuto una crescita degli utili notevole (25%), mentre Jp Morgan, pur rimanendo in territorio positivo, si è accontentata di un aumento dei profitti del 4%.
Wells Fargo, Citigroup e Bank of America mostrano l'altra faccia della medaglia, con profitti in calo del 56%, del 34% e del 16%. Se tuttavia Citigroup e Bank of America, perlomeno, hanno dato un segnale di forza battendo le aspettative degli analisti, Walls Fargo ha deluso. Gli utili per azioni sono pari a 42 centesimi, meno dei 44 stimati da FactSet.

 
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Gli utili delle 6 grandi banche americane rispetto all'anno scorso. Fonte: Wall Street Journal

C'è chi sale e chi scende


Guardando ai mercati, le quotazioni borsistiche rispecchiano abbastanza i dati dei bilanci. Nel terzo trimestre il titolo di Jp Morgan è salito del 2,3%, seguito da Bank of America (+1,4%), Goldman Sachs (+0,2%) e Jp Morgan (+0,1%). Forte cali invece per Wells Fargo e Citigroup, i cui titoli vengono venduti rispettivamente al 8,8% e al 15,6% in meno rispetto a fine giugno.

Lo stato patrimoniale rimane solido nonostante i bassi margini


Andando oltre questi dati We Wealth ha chiesto ad Alberto Artoni, portfolio manager Us Equity di AcomeA sgr, quale sia il quadro emerso a livello aggregato da queste trimestrali. Se da una parte gli aspetti positivi secondo l'esperto sono la riduzione degli accantonamenti sui crediti e le buone performance registrate dalle banche d'investimento, per via degli elevati scambi sui mercati finanziari, l'aspetto deludente di questa earning season è la contrazione del margine di interesse. “Le banche americane avevano significativamente beneficiato del ciclo di rialzo dei tassi negli scorsi anni e, in modo speculare, risentono oggi dell'azione particolarmente accomodante della Federal Reserve”, afferma Artoni il cui giudizio finale è comunque positivo: “Nel complesso l'adeguatezza patrimoniale rimane solida per il sistema, evidenziando come questo periodo di crisi sia sì un problema per il conto economico, ma certamente non uno stress per lo stato patrimoniale delle principali banche a stelle e strisce”.

Lunedì al via le trimestrali europee


Conclusa un'earning season americana se ne apre un'altra, tutta europea. A partire dal 19 ottobre, infatti, su un calendario non così concentrato come quello Usa, sarà il turno delle banche del Vecchio continente.
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Calendario earning season banche europee. Fonte: Credit Suisse
Anche nello scenario europeo a livello di istituti non vi sarà probabilmente un'omogeneità di risultati. Da un'analisi di Credit Suisse che ha messo in relazione rendimento e cambiamento da inizio epidemia delle aspettative sugli utili 2021, emerge un quadro molto frammentato. Gli istituti che ci si aspetta andranno meglio sono quelli elvetici (Ubs, Julius Baer) e svedesi (SwedBank, Shb, Seb), male invece quelle inglesi (Hsbc, Lloyd e Barclays).
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Banche europee sul piano rendimento-cambiamento (da inizio epidemia) delle aspettativa crescita utili per il 2021. Fonte: Credit Suisse
Secondo Antonio Amendola, co-gestore di Italia ed Europa di AcomeA sgr, da queste trimestrali non ci sono da aspettarsi grandi novità in termini di utili annunciati, ma altri indicatori potranno riflettere lo stato di salute delle banche. “A livello quantitativo vanno guardati in primis l'ammontare di accantonamenti fatti per far fronte al deterioramento dell'asset quality, e in seconda battuta il livello di capitale, unico baluardo di difesa per il business. Lato ricavi ci saranno poche sorprese positive, salvo qualche posta migliore delle attese nel trading”, afferma Amendola. Da un punto di vista di mercati e operatori un ruolo chiave lo giocheranno invece i manager, i cui outlook muoveranno in un senso o nell'altro i titoli. “Il livello di comunicazione del management sia per la view sull'andamento dei nuovi Npl, sia per le prossime mosse in tema M&A, sarà una variabile importante”, conclude Amendola.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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