Secondo Salvatore Catalano, responsabile Italia di Vaneck, a partire dal mese di aprile è stato registrato un forte incremento dei fallen angel, in gran parte appartenenti al settore energetico
Vincenzo Sagone di Amundi: “La finanza comportamentale insegna che per essere efficaci ed efficienti con i millennial è più facile approcciarli parlando di sostenibilità che di dati di bilancio, performance e statistiche”
Il 30% dei fallen angel appartengono al settore energetico
Secondo Salvatore Catalano, responsabile Italia di Vaneck, tra febbraio e marzo i mercati, sia azionari che obbligazionari, sono crollati. Le fallen angel, dal canto loro, “hanno goduto di un ottimo riscontro, tornando nel mirino degli investitori”. A partire dal mese di aprile, infatti, “c’è stato un forte incremento delle emissioni” e, stando ai dati relativi alla fine di novembre, “i livelli sono rimasti elevati anche lungo la restante parte dell’anno (se ne contano circa 600, in gran parte appartenenti al settore energetico ma anche ai comparti della finanza e dell’automotive)”.
Ma qual è lo stato di salute del mercato obbligazionario oggi e quali sono gli scenari attesi nel prossimo anno? “I tassi d’interesse sono molto bassi, gli spread si stanno riducendo, ma vediamo ancora i tassi di default vicini ai massimi. Ci aspettiamo che la situazione continuerà a normalizzarsi, ma ovviamente bisognerà vedere come si svilupperà il ciclo dell’economia. Qualora ci fossero nuovi fallen angel, il settore dell’energia potrebbe ancora primeggiare, ma anche altri comparti potrebbero restare coinvolti”, spiega Catalano. Gli scenari, precisa, sono due. “Se l’economia si riprendesse, i mercati tirerebbero un sospiro di sollievo, l’azionario potrà beneficiarne, mentre in ambito obbligazionario le fallen angel scenderebbero di prezzo. In una fase di recupero, poi, i loro rendimenti calerebbero ma aumenterebbero i prezzi, passando dunque da fallen angel a rising star”. In una situazione opposta, conclude l’esperto, “potremmo vedere nuovi fallen angel entrare nel mercato con una flessione di prezzo e potrebbe essere una buona occasione per accedere a obbligazioni con un valore inferiore rispetto al loro valore intrinseco”.
Catturare i millennial con gli investimenti responsabili
Un altro tema da considerare, secondo Vincenzo Sagone, head of etf indexing & smart beta business di Amundi, è quello degli investimenti responsabili. Stando agli ultimi dati del World economic forum, “che ogni anno definisce alcuni rischi che potrebbero generare una crisi economica globale e li posiziona in ordine di probabilità”, spiega Sagone, “nel 2019 le prime tre posizioni sono occupate dagli eventi climatici”. “La cosa interessante – aggiunge – è che anche le ultime due posizioni sono ricoperte da tematiche che rientrano tra i fattori esg (environmental, social, governance, ndr), vale a dire la frode dei dati e i cyber attack”. Secondo l’esperto, dunque, dopo un XIX secolo dominato dall’economia del carbone e un XX secolo dominato dall’economia del petrolio, il XXI secolo sarà dominato dalle energie rinnovabili. Sul fronte degli investimenti, intanto, stando ai dati Eurosif del 2018, “la percentuale di retail che investe in prodotti sostenibili sta aumentando di anno in anno”, aggiunge Sagone, e quanto ai millennial, conclude, “la finanza comportamentale insegna che per essere efficaci ed efficienti con loro è più facile approcciarli parlando di sostenibilità che di dati di bilancio, performance e statistiche”.
Quattro macrotrend e il futuro della consulenza
Secondo Daniele Cosulich di Opisas, invece, ci sono quattro macrotrend da considerare nel mondo dell’asset management. Innanzitutto, il robo advisory, “un servizio di gestione degli investimenti supportato da algoritmi ed erogato attraverso piattaforme digitali”. “Sappiamo che il mondo della consulenza finanziaria sta affrontando questa sfida che, seppur in Italia resti ancora molto meno rilevante rispetto a Gran Bretagna e Stati Uniti, sta vivendo una forte fase di espansione. Innanzitutto per un problema generazionale, perché i millennial, le generazioni next, y e z sono sempre meno propense all’interazione umana”, spiega Cosulich. Il secondo macrotrend, aggiunge, è “la difficoltà nella differenziazione dei prodotti, perché tutti vendono tutto ed è difficile ottenere un vantaggio competitivo”, per poi concludere con la necessità di trasparenza e l’impennata dei family office.
Sulla base di questi quattro aspetti, secondo l’esperto sarà sempre più necessario per il consulente, soprattutto indipendente, diventare “sempre più digitale”. Inoltre, conclude, “sarà necessario identificare strategie di investimento di nicchia che si basino anche su macrotrend e proporre prodotti con management fee molto più ridotte e performance fee molto più legate alla performance del prodotto”. A lanciare un messaggio ai consulenti finanziari anche Simone Rosti, head of Italy and branch manager di Vanguard, dopo aver tracciato un bilancio sull’andamento degli etf come strumenti di gestione passiva: “Questi strumenti consentono l’esternalizzazione della gestione. Lasciatela agli esperti e concentratevi sulla gestione del cliente e della relazione, seguendoli a 360°, ma anche sull’espansione del business. Pensate a quanto tempo potrete risparmiare per focalizzarvi sulla selezione dei prodotti, i mercati, l’allocazione o, quantomeno, la parte principale dei portafogli”.