Nei periodi di forte turbolenza finanziaria e politica, l’oro è il bene finanziario su cui si punta e si investe per preservare la propria ricchezza e difendere il proprio potere d’acquisto dall’inflazione
Alla luce delle nuove regole introdotte in materia di stabilità e liquidità bancaria, occorre comprendere in che termini l’oro può ancora essere considerato un’assicurazione sul proprio patrimonio e in che misura conviene investire su questo metallo prezioso
L’oro fisico è negoziato principalmente sotto forma di lingotti e monete d’oro, che verranno valutati in base al loro peso e alla loro purezza.
L’oro cartaceo (altresì detto finanziario) è perlopiù rappresentato da contratti cartacei relativi a strumenti finanziari legati al prezzo dell’oro, quali i futures, e da strumenti di investimento negoziati sui mercati regolamentati; tra i quali figurano gli ETF (Exchange Traded Fund).
L’oro finanziario, invece, benché implica minori costi di gestione (in quanto prescinde dalla consegna fisica del bene) e può essere facilmente acquistato/venduto anche sulle piattaforme di trading, è più sensibile alle speculazioni e determina più alti rischi. Stante il fatto che il risultato dell’investimento dipende dal mercato.
A tal proposito, occorre prendere le mosse da Basilea III, vale a dire quel catalogo di norme sull’adeguatezza patrimoniale degli Istituti Bancari, sviluppato in risposta alla crisi finanziaria globale del 2007, con il fine di rendere il settore bancario stabile anche in occasione di shock economici e finanziari.
Di recente l’Ue, nell’ambito del pacchetto di norme Basilea III, con l’intento di evitare che le banche dichiarino più asset di quelli concretamente posseduti, ha approvato l’adozione del criterio “Net Stable Funding Ratio” (NSFR).
Detto requisito fissa nuove regole sulla liquidità e stabilità bancaria e impone agli istituti che hanno in bilancio asset considerati a rischio, di accantonare proporzionalmente riserve facilmente liquidabili.
Ebbene, stante il fatto che l’Autorità bancaria europea (Eba), considera l’oro cartaceo, a differenza di quello fisico (valutato come asset sicuro e a rischio zero) alla stregua di un asset ad alto rischio, è evidente che le nuove regole Basilea III incidono in modo determinante sulla capacità dell’oro cartaceo di continuare ad essere, in ogni caso, un safe asset.
In effetti, i nuovi criteri introdotti da Basilea III, unitamente alla classificazione del rischio legato all’oro da parte dell’Eba, producono la conseguenza che solo l’oro fisico, fisicamente allocato e materialmente riconducibile a uno specifico proprietario, è considerabile a tutti gli effetti un safe asset.
Viceversa, si può affermare che l’oro cartaceo, in quanto non allocato e non riconducibile ad un solo proprietario, come conseguenza dell’introduzione delle nuove regole Basilea III, diventa un bene ad alto rischio e perde, per certi versi, la connotazione di bene rifugio.
Tutto ciò considerato, occorre soffermarsi sui possibili esiti derivanti dalle norme di recente entrate in vigore correlati al possesso di oro fisico.
Benché sia assai difficile, ad oggi, tratteggiare con precisione i possibili scenari futuri legati all’entrata in vigore di Basilea III, si può affermare che è lecito aspettarsi un aggravio generalizzato dei costi nel settore, idoneo a colpire tutta la filiera del metallo prezioso; compresi gli interessi degli investitori.