Con i mercati quotati in profondo rosso – sia per le azioni che per le obbligazioni il 2022 è stato nel segno dell’orso – molti investitori, in cerca di rendimento e diversificazione, hanno inserito
nel loro portafoglio asset class alternative. Il trend, secondo Nicolò Piotti, Head of Asset Management distribution Italy di Edmond de Rothschild, dovrebbe proseguire, anche nel 2023, anno che inevitabilmente sarà caratterizzato nel bene e nel male ancora da inflazione e tassi di interesse. Si tratta di due grandezze che hanno sortito il loro effetto, sebbene non in modo così visibile, anche sui mercati privati. Come ricorda Nicolò Miscioscia, Head of Private Market di Decalia, infatti le prospettive del mercato privato sono legate generalmente a quelle dei mercati quotati anche se con un ritardo relativo al fatto che le valorizzazioni nei mercati privati avvengono con frequenza sporadica. In altri termini, la situazione di stress sul non quotato è stata differita solo nel tempo.
“L’effetto sarà diretto sul private equity e l’immobiliare, mentre nel private credit ci attendiamo possibile stress legato alla riduzione dei valori delle garanzie e alla riduzione dei cash flow causata dall’incremento dei costi” spiega Miscioscia che continua: “Si salveranno prevalentemente le strategie ad alto valore aggiunto e a forte specializzazione, che tipicamente si basano meno sull’attesa di una generica espansione dei multipli e dell’ebitda nel mercato di riferimento oppure fortemente basate sull’utilizzo della leva finanziaria, e sono invece più legate alla capacità dei manager di creare valore superiore alla media”.
Le opportunità sull’equity e debito privato
Secondo Piotti invece l’aumento dei tassi di interesse può rappresentare un’opportunità per gli asset manager e per i loro investitori, sia per quanto riguarda il debito sia per quanto riguarda il mondo azionario. “Per il private equity è fondamentale che gli investitori si concentrino su società con solidi fondamentali, con un modello di business basato sulla creazione di valore operativo e strategico, un approccio conservativo alla leva finanziaria e un potere di determinazione dei prezzi che consenta loro di resistere meglio all’aumento dei costi e delle materie prime” spiega Piotti. Lato debito le opportunità interesseranno il debito infrastrutturale e il debito immobiliare.
“I meccanismi di riadeguamento/ribilanciamento per le infrastrutture contrattualizzate e regolamentate consentono di adeguarsi alle variazioni dei dazi, in particolare, e all’inflazione elevata. Saranno favorite anche le strategie sul debito immobiliare, con questo contesto che porterà a buoni vintage, poiché anche i prestatori più solidi hanno visto ridursi l’accesso ai finanziamenti.
Miglioreranno inoltre anche le condizioni di prestito nominale” continua Piotti che sottolinea come lato immobiliare si assisterà anche all’indicizzazione dei canoni di locazione, il che accelererà la crescita degli affitti in quei settori in cui la domanda sottostante è solida, in particolare nell’industria leggera e nella piccola logistica.
Dove dunque investire?
“Le infrastrutture digitali le utility (con particolare attenzione alla loro transizione ener- getica), i trasporti (compresa la mobilità verde) e il settore sociale (compreso l’efficientemento energetico) continueranno a essere settori chiave per i nostri investimenti in debito infrastrutturale nel 2023. Il nostro team continuerà a concentrarsi su soluzioni chiave come tech (software as a service, fondamentali per le imprese), infrastrutture ambientali, agro food tech, supporto all’internazionalizzazione e alla crescita delle Pmi europee, in particolare in Africa. Le nostre convinzioni di investimento nel settore immobiliare per il 2023 riguardano invece i settori con una forte domanda sottostante, il residenziale moderno, gli uffici green e il debito immobiliare”. Su cosa punta invece Decalia Private Markets? “La nostra attività è focalizzata su strategie d’investimento ad alto valore aggiunto e specializzazione, idealmente con un certo livello di decorrelazione dai mercati finanziari ma positivamente correlate a trend secolari e in ogni caso con approccio sostenibile e attento alle migliori pratiche esg. Degli esempi? L’industria dell’intrattenimento,
per esempio lo sport o i contenuti audio-visivi, che storicamente è più resiliente alle recessioni; innovativi modelli di business che cambieranno interi settori nel lungo termine; trend secolari come la importanza della logistica; o ancora strategie completamente indipendenti dai contesti di mercato, come ad esempio i finanziamenti di contenziosi o il settore medicale, correlato al forte trend di crescita demografica” spiega Miscioscia che conclude con qualche considerazione sulle specificità di portafoglio di questi investimenti alternativi.
“È interessante ricordare che, nel passato, l’illiquidità si è dimostrata un ottimo strumento di difesa, permettendo alla maggior parte di manager, di ben performare anche durante le recessioni al prezzo di avere ritardato le uscite o, detto in altri termini, avere evitato il panic selling in momenti non opportuni. Per quanto riguarda l’approccio ai nuovi investimenti è consigliabile ricordare innanzitutto che è molto improbabile sperare di fare market timing su strategie illiquide, perché il tempo necessario tra l’impegno e il versamento del capitale, quando si tratta di portafogli diversificati, è relativamente lungo e quindi una decisione presa oggi si trasformerà in un investimento nei prossimi 3-5 anni, quindi in un ciclo economico difficilmente prevedibile.
Un altro dato utile per gli investitori è che, storicamente, i fondi lanciati in concomitanza a una crisi si sono rilevati quelli con le performance migliori”.
(articolo tratto dal magazine We Wealth di dicembre)