L’Istat ha reso oggi noto la nota mensile sull’andamento dell’economia italiana, dalla quale emergono i dati della ripresa del terzo trimestre
Nel terzo trimestre il pil è cresciuto del 16,1%, la produzione industriale di più del 30% e c’è stata una forte ripresa degli scambi commerciali con l’estero. In aumento il tasso di disoccupazione e in diminuzione quello di inattività
La Commissione Europea ha rivisto le stime di crescita del pil per l’area euro per il prossimo anno dal 6,1% al 4,2%
Il quadro internazionale
La robusta crescita del pil italiano nel terzo trimestre è innanzitutto da leggersi nel contesto di una ripresa generalizzata a livello internazionale. In particolare il commercio tra stati, nonostante risulti essere inferiore del 7,9% rispetto ai livelli pre-covid, è cresciuto del 5% a luglio e del 2,5% ad agosto. Su questo fronte le attese per i prossimi mesi, catturate dal pmi global sui nuovi ordinativi all’export (50,1), sono ancora in territorio di espansione ma con una dinamica in rallentamento. La Cina, la prima a riuscire a mettere sotto controllo l’epidemia, è cresciuta ancora di più del secondo trimestre (+3,2%), incrementando il pil tra luglio e settembre del 4,9%. Gli Stati Uniti hanno fatto ancora meglio con una crescita del 7,4%, ma il dato sconta una contrazione economica nei tre mesi precedenti del 9,0% e, alla luce del peggioramento dell’epidemia, sarà cruciale capire quando ulteriori misure di sostegno fiscale possano essere attuate. Infine l’economia dell’area euro dopo essere diminuita del 11,8% è rimbalzata del 12,7%. ll tasso di disoccupazione a settembre è rimasto stabile all’8,3% mentre le vendite al dettaglio hanno segnato un calo del 2,0%.
Il trimestre d’Italia
Il pil dell’Italia è cresciuto nel terzo trimestre del 16,1%, secondo solo a Spagna (+16,7%) e Francia (+18,2%). Gran parte di questa crescita è dovuta alla produzione industriale, che tra giugno e luglio ha segnato un marcato incremento congiunturale, in media del 34,6%. In particolare i beni di consumo durevoli sono balzati del 144,1% mentre quelli strumentali del 50,1%. Bene anche gli ordinativi che nel terzo trimestre sono cresciuti del 47,3% rispetto ai tre mesi precedenti, trainati dalla componente interna (+55,9%). Lato commercio con l’estero si è assistito ad un aumento generalizzato delle esportazioni, ad agosto in crescita del 3,3%, ma i volumi rimangono inferiori del 6% rispetto a un anno fa. Discorso analogo per le importazioni in espansione del 5,1% in termini congiunturali, ma in contrazione del 12,6% su base annua.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, sulla media luglio-settembre il numero di occupati è aumentato dell’0,5%, con un calo del tasso di inattività del 1,3% rispetto al trimestre precedente. Tuttavia il tasso di disoccupazione, che comunque si è stabilizzato in settembre, risulta essere dell’1,3% superiore rispetto a quello dei secondi tre mesi dell’anno. Infine con riferimento ai prezzi, ottobre è stato all’insegna della deflazione. L’indice nazionale per l’intera collettività (NIC), in base alla stima preliminare, è diminuito dello 0,3% su base annua. Ciò è da attribuirsi in larga parte ai corsi del petrolio al ribasso e una domanda di consumo contratta per via dei timori circa l’evoluzione della crisi sanitaria. L’inflazione si è confermata negativa, anche se in lieve risalita, sia all’importazione (-5,8% su base annua ad agosto) sia alla produzione (-3,8% su base annua a settembre per il mercato interno).
I lockdown fermano la ripresa
Produzione industriale e vendite al dettaglio hanno raggiunto sia i livelli pre-crisi di febbraio sia quelli dell’anno precedente. Tuttavia, alla luce dei nuovi fermi amministrativi introdotti a novembre, il percorso di ripresa, che già ad ottobre sembrava essersi preso una pausa, rimane parziale. Anche il sentiment dei consumatori si è incrinato nell’ultimo mese per effetto di deterioramento di tutte le componenti: l’indice del clima economico e quello del clima futuro hanno registrato le riduzioni più marcate e anche le attese sulla disoccupazione hanno segnato un forte peggioramento. In questo contesto la Commisione Europea ha rivisto le stime di crescita del pil dell’area euro per il prossimo anno. Il rimbalzo del pil, a causa del riacutizzarsi dei contagi e degli effetti delle conseguenti misure di contenimento, sarà inferiore a quanto prospettato precedentemente (+4,2% da +6,1%).