Stando a quanto dichiarato dagli analisti di Goldman Sachs in un rapporto di lunedì, il rischio di delisting dei titoli cinesi dalle borse statunitensi si è quasi dimezzato. La China Securities Regulatory Commission e la U.S. Public Company Accounting Oversight Board hanno annunciato venerdì che entrambe le parti hanno firmato un accordo di cooperazione per l’ispezione dei conti delle società cinesi quotate negli Stati Uniti.
Probabilità di delisting in calo
Gli analisti di Goldman Sachs hanno dichiarato che il loro modello “suggerisce che il mercato sta valutando circa il 50% di probabilità” che le società cinesi possano essere cancellate dagli Stati Uniti. Si tratta di una percentuale in calo rispetto al 95% di metà marzo, la più alta mai registrata da gennaio 2020. L’accordo trovato è comunque solo un primo passo, come dichiarato dallo stesso PCAOB che contestualmente ha annunciato che invierà gli ispettori in Cina entro la metà di settembre e di stabilire a dicembre se Pechino stia ancora ostacolando l’accesso alle informazioni di revisione.
La stretta della Sec
Lo spauracchio del delisting per le società cinese è diventata ipotesi concreta alla fine del 2020, quando il piano di legge sulla responsabilità delle società estere è diventata legge. Tale normativa consente alla Securities and Exchange Commission degli Stati Uniti di cancellare le società cinesi dalle borse statunitensi se le autorità di regolamentazione americane non sono in grado di controllare le revisioni contabili delle società per tre anni consecutivi. Da marzo, la SEC ha iniziato a richiamare Alibaba e altri specifici titoli cinesi quotati negli Stati Uniti per non aver rispettato la nuova legge.
Prospettive per i titoli cinesi
Secondo le stime degli analisti di Goldman Sachs, se i titoli cinesi quotati negli Stati Uniti, noti come American depositary receipts, dovessero essere costretti al delisting, le azioni potrebbero crollare del 13%. L’MSCI China potrebbe crollare del 6% in un simile scenario, secondo il rapporto. I titoli più importanti dell’indice sono quelli cinesi quotati soprattutto a Hong Kong, come Tencent e Alibaba. Di contro uno scenario di “no-delisting” potrebbe far salire gli ADR e l’MSCI China rispettivamente dell’11% e del 5%.