Default e shadow banking: la Cina non è solo crescita

Lorenzo Magnani
Lorenzo Magnani
2.12.2020
Tempo di lettura: 5'
In un mondo a tripla A gli ultimi default sul debito sono da monito per l'intero sistema.  I danni potrebbero essere non solo per gli investitori, mentre sulle società private l'ombra dello shadow banking non accenna a dissiparsi

Dietro i numeri della crescita cinese si nasconde lo spettro del debito privato arrivato a contare più del 200% del pil. Per l'85% si tratta di prestiti verso le state owned enterprise (soe)

Il default sul debito di Huanchen, soe nel settore dell'automotive, la cui esposizione debitoria verso le banche cinesi è pari a più di 5 miliardi di dollari, solleva l'interrogativo se la Cina sia a rischio sistemico

Nell'ultimo anno l'1% degli emittenti è andato in default. Di questa percentuale l'89% sono società private

Non è oro tutto quello che luccica e la Cina, che forse mai come ora sembra destinata ad essere la protagonista del XXI secolo, nasconde uno scheletro nell'armadio. Secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale la componente privata del debito è raddoppiata negli ultimi dieci anni attestandosi al 208% del Pil. Se in più anche le state owned enterprise (soe), le società a partecipazione statale, che contano per l'85% del debito corporate, iniziano a dichiarare default sul rimborso del credito, come è accaduto nell'ultimo mese, la situazione si aggrava. La Cina è a rischio sistemico?

Il caso Huanchen


Fino a pochi mesi fa gli investitori avevano una certezza quando acquistavano i scorporate bond cinesi: la garanzia implicita dei governi locali sul debito delle società a partecipazione statale. Ora non è più così. L'ultimo caso è quello di Huanchen, soe operante nel settore dell'automotive e partner di Bmw, che lo scorso mese ha dichiarato default su propri bond per un valore di 1 miliardo di renminbi. A preoccupare gli analisti è l'esposizione debitoria della società che in caso di fallimento potrebbe creare grandi tensioni sul sistema del credito cinese, non solo per il valore dei presiti contratti quanto anche per gli attori coinvolti. Stando ai dati del Financial Times il debito complessivo di Huanchen ammonta a 33,5 miliardi di renminbi (5,1 miliardi di dollari). Di questi Rmb2 miliardi e Rmb642 miliardi sono dovuti rispettivamente a China Construction Bank and Industrial e China Commercial Bank, due delle quattro grandi banche che tengono in piedi il sistema bancario cinese. Non mancano anche interconnessioni con istituti bancari esteri come la singaporeana DBS, una delle più grandi banche asiatiche.
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Principali banche creditrici di Huanchen

La doppia A non prezza il rischio di credito


Ma il problema va oltre ai singoli casi di Huanchen o di Yongcheng, altra soe insolvente poche settimane prime. In un mercato che vale 4 mila miliardi di dollari il 98% degli emettenti ha un rating pari a doppia A o superiore. Per Alfonso Maglio, head of advisory di Marzotto Sim “questi giudizi creditori sono il riflesso del rating dello stato, ma il rischio intrinseco ad ogni azienda è ben più alto, soprattutto ora che non sembra esserci più la disponibilità dello stato a garantire per le soe”. Un cambio di politica che sembra non essere stato incorporato nei giudizi dalle agenzie di rating – solo 5 imprese su 5000 sono state declassate a un giudizio inferiore alla doppia A dopo il default di Yongcheng il 10 novembre - ma non in quello degli investitori. Il rendimento medio dei bond a doppia A nello stesso lasso di tempo è aumentato di 0,4 punti percentuali.

Società private e shadow banking


Un altro aspetto che interessa il mercato del credito cinese è infine il cosiddetto fenomeno dello shadow banking, per cui le società private trovano linee di credito solo presso società parabancarie, che concedono prestiti ad alti tassi di interessi e a breve scadenza. “Ad oggi l'85% dei finanziamenti erogati da banche finisce nelle aziende pubbliche, lasciando affamate di credito le aziende private che nella loro totalità ricevono solo il 15% dei finanziamenti” spiega Maglio che conclude “Anche il report sui default di inizio anno dice che è fallito solo l'1% degli emittenti. Di questa percentuale l'89% era privato. I crediti (e quindi i debiti erogati dalle banche ombra) ammontano a 8.400 miliardi e si stima che in totale il 5% dei debiti cinesi siano a rischio default”.
Laureato in Finanza e mercati Internazionali presso l’Università Cattolica di Milano, nella redazione di We Wealth scrive di mercati, con un occhio anche ai private market. Si occupa anche di pleasure asset, in particolare di orologi, vini e moto d’epoca.

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