Lo scorso anno 4,9 milioni di italiani hanno trascorso il 25 dicembre in uno degli 85mila locali aperti per l’occasione, spendendo complessivamente 270 milioni di euro
Fipe Confcommercio: “Se si vuole impedire ai ristoranti di lavorare a cena, bisogna compensare le perdite al 100%”
Secondo uno studio di Banca Ifis, sebbene le pmi tricolori abbiano affrontato la crisi finanziariamente più solide, il 61% si attende una contrazione del fatturato nel 2020
Fipe: a rischio 720 milioni di fatturato
Secondo le stime di Fipe-Confcommercio, senza le cene di Natale e Capodanno, i ristoranti rischiano di perdere 720 milioni di fatturato. Lo scorso anno, spiega la federazione, 4,9 milioni di italiani hanno trascorso il 25 dicembre in uno degli 85mila locali aperti per l’occasione, spendendo complessivamente 270 milioni di euro. A questi si aggiungono altri 445 milioni di euro spesi da 5,6 milioni di persone per il cenone di Capodanno, per un totale di circa 720 milioni di euro. “Dicembre non è un mese come gli altri, da solo vale 7,9 miliardi, praticamente il 20% dei fatturati di un anno. Quindi, se si vuole impedire ai ristoranti di lavorare a cena, bisogna compensare le perdite al 100%, basandosi sui fatturati dello scorso dicembre”, commenta la federazione, aggiungendo che “l’idea di imporre un coprifuoco generalizzato alle 22 per tutte le feste natalizie, con lo stop a bar e ristoranti alle 18 il 25 e 31 dicembre, non ha alcun senso né motivazione scientifica”.
Confturismo: nell’arco alpino le chiusure costano 2,4 milioni
Ma a essere colpiti sono anche gli impianti nei comprensori sciistici che, tra alloggio, ristorazione, impianti, shopping, intrattenimento e servizi vari, rischiano un buco da 2,4 miliardi di euro solo nell’arco alpino tra dicembre e marzo. Una cifra, precisa Confturismo-Confcommercio, “cui si devono aggiungere anche la mancata spesa per l’acquisto di accessori, abbigliamento e attrezzature per lo scii”, oltre all’ulteriore “perdita di spesa complessiva derivante dalle altre località sciistiche del nostro Paese”. Secondo l’associazione, infatti, nello stesso periodo in condizioni di normalità si arrivano a contare fino a 20 milioni di presenza turistiche, considerando anche coloro che si recano nelle seconde case di proprietà ed escludendo invece gli escursionisti (coloro che trascorrono una giornata presso le località sciistiche senza pernottare). “Anche nell’ipotesi di una riapertura degli impianti – conclude – sempre tenendo conto delle restrizioni alla mobilità dei turisti sia per l’ingresso dai confini nazionali sia per lo spostamento tra regioni o aree del Paese, verrebbero a mancare oltre 12 milioni di notti a destinazione, pari a una perdita stimata di spesa di almeno 1,7 miliardi di euro”.
Confcommercio Trentino: settore terziario nell’occhio del ciclone
Sulla stessa linea d’onda anche Giovanni Bort, presidente di Confcommercio Trentino, secondo il quale la questione dell’apertura degli impianti di risalita metterebbe in gioco l’intero settore terziario che, tra turismo e commercio, rischia un buco da un miliardo di euro. “Non è solo una questione limitata alle piste – spiega – Lo sci per il Trentino significa alberghi, bar, ristoranti, negozi, grossisti e servizi. È ormai acclarato che il turismo valga il 20% del nostro prodotto interno lordo. Chiudere gli impianti significa far chiudere per sempre centinaia di imprese, con un effetto a cascata incalcolabile sull’intera economia provinciale”.
Banca Ifis: fatturato in calo per il 61% delle pmi
Intanto, sebbene le piccole e medie imprese tricolori abbiano affrontato lo shock pandemico finanziariamente più solide (avendo ridotto il peso dei debiti finanziari sul fatturato del -2,4% dal 2017 al 2019), il 61% si attende una contrazione del fatturato nel 2020. Si tratta prevalentemente delle aziende attive nei settori delle costruzioni, della meccanica e della moda, mentre sul versante opposto si posizionano agroalimentare e tecnologia. A rivelarlo è un’indagine di Banca Ifis che, tra i mesi di luglio e novembre, ha raccolto ed elaborato i trend economico-patrimoniali di circa 82mila bilanci di altrettante pmi appartenenti a nove settori produttivi (agroalimentare, automotive, chimica & farmaceutica, costruzioni, logistica & trasporti, meccanica, moda, sistema casa e tecnologia), ma anche le opinioni degli imprenditori condensate in 257 questionari e approfondite in 20 interviste su un gruppo significativo di pmi “top” e quasi un milione di conversazioni social, blog, forum e commenti su testate giornalistiche di oltre 510mila autori unici intercettati sul web.