Stando ai dati di Bankitalia, tra i mesi di settembre 2019 e settembre 2020 le riserve degli italiani sono passate da 1.782,8 miliardi a 1.904,8 miliardi, in crescita del 6,84%
Sul versante opposto, i fondi d’investimento hanno registrato una contrazione della liquidità del 2,46%, accompagnati dagli enti di previdenza con il -3,96%
Raffaele Lauro: “È crollata la fiducia e la colpa non è solo dell’emergenza sanitaria. Di qui la paura di spendere e di fare investimenti, cioè di guardare al futuro con una prospettiva positiva”
Nell’ultimo anno l’emergenza epidemiologica ha contribuito a erodere la fiducia dei risparmiatori italiani sul futuro del Paese, generando conseguentemente una contrazione della spesa e degli investimenti. Uno scenario che, tra i mesi di settembre 2019 e settembre 2020, ha spinto le riserve tricolori a sfiorare il tetto dei 2mila miliardi di euro, una cifra ben più alta del valore del prodotto interno lordo nazionale. Secondo un’analisi del Centro studi di Unimpresa, solo le famiglie ne raccolgono oltre 1.000 miliardi nei propri “salvadanai”. Ma, per l’associazione, non sono le uniche ad aver “dimenticato denaro in banca” a causa della pandemia.
Stando ai dati della Banca d’Italia elaborati da Unimpresa, infatti, complessivamente nei dodici mesi considerati la liquidità degli italiani è salita da 1.782,8 miliardi a 1.904,8 miliardi, in crescita del 6,84%. Nel mese di febbraio si parlava di 1.833,1 miliardi e, nell’arco di sette mesi, l’impennata è stata pari a 71,7 miliardi (+3,91%). Nello specifico, le riserve delle famiglie hanno superato i 1.000 miliardi nel mese di settembre, mentre per le aziende si parla di circa 365 miliardi. Altri 314 miliardi riguardano i fondi d’investimento, 74 miliardi le imprese familiari, 31 miliardi alle Onlus, circa 20 miliardi agli enti di previdenza, 13 miliardi alle assicurazioni e sei miliardi ai fondi pensione.
Fonte: Elaborazione del Centro studi Unimpresa sui dati di Bankitalia
Considerando le singole voci dell’analisi, nei “salvadanai” delle famiglie erano depositati 1.032,38 miliardi nel mese di settembre 2019, 1.050,6 miliardi nel mese di febbraio 2020 e 1.079,2 miliardi alla fine dello scorso settembre. La variazione annuale è pari dunque a 46,8 miliardi (+4,54%), mentre tra febbraio e settembre 2020 si parla di 28,5 miliardi (+2,72%). Le riserve delle aziende, invece, ammontavano a 294,1 miliardi nel mese di settembre 2019, 302,1 miliardi a febbraio 2020 e 364 miliardi lo scorso settembre: su base annua la crescita è stata di 70,7 miliardi (+24,05%), di cui 62,8 miliardi negli ultimi sette mesi considerati (+20,80%).
Sul versante opposto i
fondi d’investimento, che nell’ultimo anno hanno registrato una contrazione della liquidità del -2,46% (7,9 miliardi) e del -8,58% in sette mesi (29,5 miliardi), accompagnati dagli
enti di previdenza con un crollo annuo del -3,96% (818 milioni) e del -1,82% in sette mesi (368 milioni). I risparmi delle
imprese familiari, invece, hanno registrato una crescita annua del +15,78%, legata a stretto filo agli 8,5 miliardi accumulati in sette mesi (+12,98%). Seguono le
Onlus con un boom annuo del +5,26%, le
assicurazioni con il +7,76% e i
fondi pensione con il +6,65%.
Sui conti correnti 1.279,9 miliardi
L’analisi per strumento, infine, rivela che sui conti correnti risultano al mese di settembre 1.279,9 miliardi (+9,99% su base annua). Nei depositi vincolati, invece, si parla di 213,4 miliardi (+7,71%), nei depositi rimborsabili di 321,5 miliardi (+2,16%), mentre l’ammontare in pronti contro termini è volato dai 115,1 miliardi dello scorso anno a 122,9 miliardi di febbraio fino a 98,8 miliardi di settembre: in un anno, dunque, è stato registrato un calo di 16,1 miliardi (-14,03%), mentre in sette mesi si parla di 24,1 miliardi (-19,57%).
“È crollata la fiducia – commenta
Raffaele Lauro, segretario generale di Unimpresa – e la colpa non è solo dell’emergenza sanitaria, ma anche del governo Conte che è in stato confusionale e non è in grado di assicurare certezze al nostro Paese. Di qui la paura di spendere e di fare investimenti, cioè di guardare al futuro con una prospettiva positiva che, nonostante la drammatica situazione, andrebbe comunque sostenuta e rafforzata”. Le riserve, infatti, hanno avuto un impatto diretto sui consumi dei cittadini e sugli
investimenti degli imprenditori, “con consequenziali effetti sulla congiuntura economica”, spiegano i ricercatori. Nel complesso, si parla di oltre 90 miliardi di euro sottratti al circuito economico in sette mesi che, conclude l’associazione, avrebbero potuto giocare un ruolo determinante nel “favorire la ripresa”.
Stando ai dati di Bankitalia, tra i mesi di settembre 2019 e settembre 2020 le riserve degli italiani sono passate da 1.782,8 miliardi a 1.904,8 miliardi, in crescita del 6,84%Sul versante opposto, i fondi d’investimento hanno registrato una contrazione della liquidità del 2,46%, accompagnati dagli …