Gli esborsi sostenuti dall’imprenditore per pagare gli alimenti all’ex coniuge, quando oggettivamente esorbitanti, possono essere causalmente collegati al dissesto dell’impresa
Per evitare di depauperare il valore dell’impresa, l’imprenditore può chiedere la revisione dell’assegno da versare a favore dell’ex coniuge
E invero, secondo una recente pronuncia della Cassazione, n. 2702 del 2022, valgono ad integrare la fattispecie di bancarotta semplice quelle spese personali o per la famiglia che, pur essendo razionali e più o meno connesse alla vita dell’azienda, risultano sproporzionate rispetto alla capacità economica dell’imprenditore.
Ma non è tutto. La Corte avverte che quando gli esborsi sostenuti dall’imprenditore sono davvero esorbitanti, tali da non apparire in alcun modo giustificati, potrebbe farsi strada il reato più grave della bancarotta fraudolenta.
Ad esempio, sostenere spese ingenti per pagare gli alimenti all’ex coniuge, espone l’imprenditore alle conseguenze della bancarotta fraudolenta.
Ad avviso dei giudici di legittimità, infatti, l’imprenditore che è in difficoltà non può e non deve continuare a corrispondere all’ex coniuge l’assegno nei medesimi importi. Egli, piuttosto, per preservare l’impresa ed evitare un depauperamento doloso della stessa deve chiedere al Tribunale una revisione dell’assegno, stante le difficoltà in cui versa.
Se, invece, l’imprenditore non si attiva per ottenere una ridefinizione degli importi da garantire all’ex partner, al fine di renderli proporzionati alle proprie capacità economiche, ad avviso dei giudici equivale a dire che egli stesso ha contribuito al dissesto dell’impresa.