Dopo il rialzo dei tassi che il mercato dà quasi per scontato a luglio, la Fed potrebbe decidere di fermarsi – senza far seguire altri rialzi per il resto del 2023
Il raffreddamento dell’inflazione e le minori chance che la Fed prosegua con ulteriori rialzi dopo luglio ha spinto l’azionario Usa, in particolare il comparto tecnologico
L’inflazione americana si è raffreddata al 3% nel mese di giugno, in calo dal 4% di maggio, mentre l’incremento mensile è stato pari allo 0,2%. Si tratta dell’inflazione annua più bassa mai osservata dal marzo 2021.
Ancor più monitorata in questa fase, l’inflazione di fondo, che esclude alimentari ed energia, ha rallentato il passo con un incremento dello 0,2% sul mese (contro il +0,4% registrato a maggio), portando il tasso annuo al 4,8%, dal precedente 5,3%. Sia per l’inflazione generale (inflazione headline) sia per quella di fondo (inflazione core) i dati sono risultati inferiori alle attese degli analisti sondati dal Wsj.
Si tratta di un rapporto che potrà far respirare la Federal Reserve, che aspettava da tempo maggiori segnali di rallentamento sull’inflazione di fondo. A questo proposito, l’inflazione osservata nei servizi non legati all’energia, ha rallentato il suo ritmo di incremento mensile allo 0,3%, dopo tre letture consecutive nelle quali l’indicatore era al +0,4%. Tale componente del paniere, ha affermato il presidente della Fed, Jerome Powell, è tenuta sotto attento monitoraggio in quanto l’aumento dei costi dei servizi potrebbe essere indicativo della trasmissione ai consumatori di un incremento del costo del lavoro (più rilevante per questo settore).
Ancora una volta, sono stati i costi abitativi quelli più rilevanti sull’andamento dell’inflazione, con un contributo pari al 70% nell’incremento dell’indice dei prezzi al consumo generale. Tale componente, tuttavia, ha visto un calo dallo 0,6 allo 0,4% nell’inflazione su base mensile, con un rincaro del 7,8% rispetto al giugno dell’anno scorso.
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Fed, dopo luglio potrebbe arrivare un “dilemma”
Secondo il senior market strategist di IG Italia, Filippo Diodovich, si inizia a intravedere un dilemma per la Fed, che a luglio potrebbe decidere l’ultimo rialzo dei tassi per il 2023 – e non proseguire oltre come immaginato finora dalla maggioranza dei membri del Fomc. I future stanno prezzando effettivamente un ulteriore rialzo da 25 punti base, ma la probabilità che si arrivi a un nuovo rialzo entro l’anno è inferiore al 25% nelle attese degli investitori.
“Le cifre su inflazione hanno confermato un rallentamento dei prezzi headline e dell’inflazione core. Il rallentamento è costante dai valori di giugno 2022 quando inflazione si attestava attorno al 9% fino al 3% di giugno 2023. La principale ragione è la caduta dei prezzi degli energetici e dei servizi al comparto energetico”, ha affermato Diodovich. “A contribuire all’entusiamo anche l’indice core (esclusi energetici e alimentari) che rallenta la crescita sotto al 5% per la prima volta dopo tanti mesi (dal dicembre 2021)”.
Nonostante lo sviluppo positivo sul rientro dell’inflazione, compresa la sua componente di fondo, i trader continuano a scontare con forte convinzione un nuovo rialzo da 25 punti base nella prossima riunione del Fomc del 26 luglio. In seguito alla pubblicazione del dato sull’indice Cpi le probabilità di un nuovo rialzo dei tassi Fed, indicate dai future, sono sono scese lievemente, dal 93 al 91,1%.
“Per la Federal Reserve dopo il deludente report sul mondo del lavoro di venerdì scorso e dopo le ultime cifre sull’andamento dei prezzi al consumo qualche dubbio in più ci sarà su quale azione sia necessaria adottare nella prossima riunione di fine luglio”, ha commentato Diodovich, “crediamo che per il meeting del 26 luglio del Fomc lo scenario base sia ancora quello di un rialzo dei tassi di interesse di 25 punti base dal 5%-5,25% al 5,25%-5,50%. Singoli dati non possono cambiare una decisione presa dopo alcuni mesi di riflessione sull’andamento dell’economia reale. Tuttavia queste cifre possono suggerire che il probabile rialzo del costo del denaro del 26 luglio possa essere l’ultimo dell’attuale ciclo“.
Dello stesso avviso anche John Maier, cio di Global X: “Questi numeri, che suggeriscono un rallentamento dell’inflazione, potrebbero rendere più difficile giustificare un ulteriore rialzo dei tassi”, dopo quello previsto a luglio, “la Fed, che aveva potenzialmente previsto altri due rialzi quest’anno, potrebbe rivedere la sua strategia”.
L’impatto di mercato
In seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione americana di giugno c’è stata una “reazione immediata sui mercati”, ha osservato lo strategist di IG Italia, “con vendite sul dollaro, forti acquisti sui treasuries soprattutto di breve periodo (come il bond con scadenza a 2 anni che ha mostrato un crollo del rendimento dal 4,85% al 4,74%) e acquisti anche sull’equity (in particolare i tecnologici più sensibili alle aspettative sulle prossime mosse della Fed)”.
Il Nasdaq 100 future ha compiuto un balzo in seguito al report sull’indice Cpi, proiettando un rialzo dell’1%.