La nuova struttura della banca dei territori è formata da 12 direzioni regionali, più una nuova direzione dedicata all’agribusiness accanto alla direzione impact e a quelle dedicate ai clienti retail e alle pmi
Il gruppo Intesa Sanpaolo conta oggi – post integrazione con Ubi – 3.700 filiali sparse su tutto il territorio italiano, 13,5 milioni di clienti, una raccolta complessiva di oltre 550 miliardi e impieghi per circa 250 miliardi
I numeri della nuova banca dei territori
L’integrazione con Ubi ha apportato al gruppo 2,4 milioni di clienti aggiuntivi, circa mille filiali e circa 220 miliardi di volumi. Una dimensione significativa che si aggiunge a quanto già in precedenza presente, portando la banca dei territori a una dimensione che conta oggi 3.700 filiali sparse su tutto il territorio italiano, 13,5 milioni di clienti, una raccolta complessiva di oltre 550 miliardi di euro di risparmi degli italiani e impieghi per circa 250 miliardi. In pratica, circa 800 miliardi di volumi che la banca gestisce complessivamente fra impieghi e raccolta, pari a circa il 50% del pil nazionale.
Intesa, il capitalismo di territorio e le prospettive dell’Italia
“Il nostro paese ha un’economia di filiere produttive, di distretti, un capitalismo di territorio. La nostra forza è nei territori”, ha precisato Gregorio De Felice, capo economista e responsabile della direzione studi e ricerche del gruppo, che ha rivisto al rialzo le stime di crescita del pil italiano al 4,6% nel 2021. “Siamo in un momento di svolta, in un momento importante per l’economia italiana, si è avviata la ripresa e stiamo uscendo dalla recessione. Inoltre, abbiamo un’occasione davvero storica per modernizzare il paese e riuscire ad arrivare a un sistema economico molto più efficiente che in passato”, ha aggiunto.
L’economia italiana potrà contare infatti su una ritrovata competitività, con un diffuso guadagno di quote di mercato dei settori manifatturieri, e nel balzo della propensione all’export. Un grande traino alla crescita verrà, infatti, in Italia (come sempre) dal mondo del manifatturiero.
“La grande scommessa del nostro paese è riuscire a mettere oggi le basi per una crescita più forte e sostenibile nel lungo periodo, quindi dal 2025 in poi. E questo sarà possibile non soltanto facendo investimenti e riforme abilitanti, ma andando a semplificare enormemente i temi della pubblica amministrazione, della giustizia, accelerando i tempi e aumentando la concorrenza in alcuni settori dove questa è ancora un po’ bassa”, ha proseguito De Felice.
In ogni caso, gli spazi di miglioramento ci sono e sono importanti. In particolare, il grande tema di quest’anno e dei prossimi sarà quello degli investimenti: abbiamo infatti un gap importante da recuperare. “Negli ultimi 10 anni in Germania gli investimenti sono saliti del 20%, mentre in Italia sono diminuiti del 16%. Questo a livello complessivo, poi ci sono differenze per macro-settori, con differenze più ampie per le costruzioni e meno forti per Ict e ricerca. “Questo +20% e -16% fa somma 36%, che vuol dire che se fossimo riusciti a fare tanti investimenti quanti la Germania oggi avremmo un flusso annuo di 128 miliardi di investimenti in più, pari a circa l’8% del pil”, ha spiegato il capo economista e responsabile della direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, che poi ha concluso dicendo che sulla base di un’indagine fatta dal gruppo bancario su 3mila gestori è emerso che gli investimenti degli imprenditori andranno soprattutto su digitale, green e infine nella ricerca & sviluppo.