Il fondo pensione può avere almeno due forme principali: la prima è quella riservata ai lavoratori dipendenti appartenenti a determinate categorie, il fondo negoziale. Tipicamente, vi si può destinare il Tfr, trasformandolo in una forma di pensione complementare che si alimenta con ciò che altrimenti verrebbe liquidato a fine rapporto. Per chi non fosse nella posizione di aderire a un fondo negoziale, c’è un’altra possibilità per accumulare risparmio e accrescere l’assegno pensionistico: il fondo pensione aperto.
Chiunque può aderire a un fondo pensione aperto, ma non è una scelta necessariamente conveniente per tutti e, comunque, non per tutti nella stessa misura.
Rispetto a una normale forma di risparmio finanziario a lungo termine, il fondo pensione va valutato anche per una sua componente assicurativa: almeno il 50% del capitale accumulato durante la vita lavorativa non potrà essere immediatamente riscattato al pensionamento. Sarà erogato periodicamente sotto forma di assegno integrativo alla pensione pubblica. Questa caratteristica diventa tanto più conveniente quanto più a lungo si vive, poiché protegge dal cosiddetto “rischio della longevità“: vivere più a lungo dei propri risparmi. Da qui il primo punto: un fondo pensione conviene particolarmente a chi versa pochi contributi nella previdenza obbligatoria. La carriera discontinua di molti giovani, ad esempio, rende questa situazione comune, limitando il capitale su cui si calcola la pensione pubblica.
Il secondo punto, tuttavia, spesso entra in contrasto con il primo: gli incentivi fiscali rendono i fondi pensione particolarmente convenienti per chi ha redditi da lavoro elevati. Questo perché i versamenti annui al fondo possono essere dedotti dal reddito imponibile fino a 5.164,57 euro. Un lavoratore con redditi alti (oltre 50.000 euro), rientrante nella fascia Irpef del 43%, può ottenere un risparmio fiscale di 2.220,77 euro. Al contrario, un lavoratore con redditi più bassi (fino a 28.000 euro, tassato al 23%) avrà un beneficio di soli 1.187,85 euro, e solo se riesce a risparmiare oltre 5.000 euro, una cifra non sempre alla portata. In questo senso, il sistema fiscale sembra avere massima utilità per soggetti economicamente fragili, che però non riescono a beneficiare appieno degli incentivi.
A ostacolare la diffusione dei fondi pensione contribuiscono due fattori principali: l’elevata contribuzione obbligatoria per legge, che erode il reddito netto (9,19% per i lavoratori dipendenti), e la storica generosità del sistema pensionistico italiano. Le pensioni pubbliche offrono, ancora oggi, circa il 76% del reddito da lavoro finale una volta raggiunti gli 80 anni. Tuttavia, questa generosità è sempre meno sostenibile e quella percentuale scenderà inevitabilmente. Prepararsi per tempo appare, dunque, fondamentale.
Chi dovrebbe guardare al fondo pensione aperto
Eppure, una nicchia di lavoratori può trarre particolare vantaggio dai fondi pensione: i lavoratori autonomi che non hanno accesso a fondi negoziali di categoria. A patto che questi soggetti possano vantare redditi sufficientemente elevati per sfruttare i benefici fiscali massimi (oltre 2.200 euro di risparmio l’anno). Un mix di disponibilità economica e assenza di alternative di categoria rende il fondo pensione aperto una soluzione interessante per chi desidera aumentare l'assegno pensionistico pubblico.
Infine, va notato che, per quanto strumenti come fondi comuni ed Etf siano generalmente più performanti per via dei minori costi, non offrono una funzione previdenziale specifica: non garantiscono, cioè, una rendita vitalizia commisurata al capitale accumulato. Nulla vieta di costruire un capitale previdenziale utilizzando solo strumenti finanziari tradizionali, ma ciò comporta un rischio maggiore e l'assenza di una protezione contro la longevità. Tuttavia, alcune strategie potrebbero combinare i benefici fiscali dei fondi pensione con investimenti puramente finanziari, sfruttandone i vantaggi senza un obiettivo pensionistico diretto.