Fintech e insurtech: accesso ai capitali resta un privilegio per pochi

Rita Annunziata
14.12.2021
Tempo di lettura: 5'
In Italia si contano 564 realtà fintech e insurtech, capaci di raccogliere complessivamente 2 miliardi di euro. Ma l'accesso ai capitali resta limitato. I nuovi dati del Polimi

Oltre il 50% delle realtà non ha raccolto alcun capitale (escludendo il capitale sociale)

Dei 564 operatori attivi il 53% sono startup, il 24% pmi innovative e il 21% scaleup

L'ecosistema fintech e insurtech italiano conta oggi 564 realtà, in grado di raccogliere complessivamente 2 miliardi di euro. Una cifra consistente ma che resta concentrata nelle tasche di pochi eletti. Secondo Laura Grassi, direttrice dell'Osservatorio fintech & insurtech della School of management del Politecnico di Milano, risulta infatti evidente “come l'accesso ai fondi” sia ancora “limitato” e la provenienza dei capitali “prevalentemente locale”. Segno che venture capital e fondi esteri non abbiano “riconosciuto un alto potenziale in queste realtà o trovato il modo per intercettarle”.
Lo studio, presentato in occasione del convegno “Fintech & insurtech: è ora di puntare sulla collaborazione”, rivela infatti come oltre il 50% delle realtà non abbia raccolto alcun capitale (escludendo il capitale sociale). Dei 564 operatori attivi il 53% sono startup, il 24% pmi innovative e il 21% scaleup. Il 52% sono strettamente fintech, insurtech o regtech e offrono servizi finanziari come prestiti e finanziamenti (24%), di pagamento (28%), asset & wealth management (18%) e assicurativi (31%). Un ulteriore 26% sono invece techfin e offrono tecnologie specificatamente ideate per gli attori del settore finanziario e assicurativo, mentre il 22% abilita l'accesso di attori finanziari a dati, clientela e competenze. Se si stringe la lente sull'insurtech, si parla di 130 realtà innovative divise tra insurtech in senso stretto (64%) e tech insurance (36%). Complessivamente, il 69% delle realtà individuate ha sede nel nord Italia, il 14% al centro, il 10% al sud e il 7% all'estero. Quanto ai fondi raccolti, il 58% riguarda il nord Italia, il 29% l'estero, il 2% il sud e l'1% il centro.
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Fonte: Osservatorio fintech & insurtech della School of management del Politecnico di Milano
“Anche a seguito della pandemia, l'innovazione digitale è diventata una necessità e un'opportunità per tutti gli attori del settore finanziario e assicurativo e il digitale ha permesso di dare vita a nuove relazioni in un ecosistema in fermento”, osserva Marco Giorgino, responsabile scientifico dell'Osservatorio fintech & insurtech. “Nel fintech e insurtech si assiste sempre più alla volontà di collaborazione, più che di competizione, tra attori che traggono sinergie dalle proprie differenze in termini di accesso alla tecnologia, di base clienti e di nuove modalità distributive. È però evidente che gli sforzi maggiori di collaborazione siano stati compiuti spesso solamente da una cerchia ristretta di attori: la spinta innovativa si traduce ancora poco in progetti concreti e ora, più che mai, è invece il momento di intensificare questa convergenza”.

Guardando ai consumatori italiani, nell'ultimo anno “hanno dimostrato una maggiore educazione digitale in ambito finanziario, con una forte propensione a sperimentare sia nuovi servizi innovativi che attori alternativi” secondo il direttore dell'osservatorio Filippo Renga. “La posizione di vantaggio di banche e compagnie assicurative non sembra essere ancora stata compromessa, ma non è immune alla competizione di attori emergenti. In particolare, la scelta delle banche come punto di riferimento principale nell'accesso a piccoli finanziamenti non va data per scontata, mentre nella gestione del risparmio o nella scelta di un'assicurazione sulla salute gli italiani tendono a preferire in maniera più marcata gli attori tradizionali”, aggiunge Renga.

Stando ai dati raccolti, il 54% degli italiani opta infatti oggi per i pagamenti via smartphone e il 44% per il trasferimento di denaro tramite App. Quanto ai servizi assicurativi, invece, solo il 31% sceglie l'acquisto o il rinnovo di polizze in digitale, il 18% la possibilità di modificare le coperture in digitale e il 15% la gestione dei sinistri da mobile. Per la richiesta di piccoli finanziamenti le banche restano il punto di riferimento principale per il 61% dei consumatori, anche se il 23% si dichiara pronto a considerare i finanziamenti legati a case automobilistiche e il 32% quelli legati a fornitori di gas e luce. Nelle assicurazioni sulla salute, il 75% degli italiani guarda alle compagnie assicurative, il 26% alle polizze collegate ad associazioni di categoria e il 22% quelle collegate ai servizi postali. Lato microimprese, il 72% considera le banche come attori di riferimento per anticipo fatture o prestiti e il 64% le compagnie assicurative per le polizze.
Giornalista professionista, è laureata in Politiche europee e internazionali. Precedentemente redattrice televisiva per Class Editori e ricercatrice per il Centro di Ricerca “Res Incorrupta” dell’Università Suor Orsola Benincasa. Si occupa di finanza al femminile, sostenibilità e imprese.

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