L’Efrag ha presentato la prima bozza di European sustainability reporting standards, attualmente in consultazione
Le ESAs hanno ricevuto due mandati per modificare il regolamento delegato Sfdr, adottato dalla Commissione Ue il 6 aprile e oggi in fase di scrutinio
Pochi giorni fa l’Efrag (l’ente che si occupa dei principi contabili a livello internazionale) ha presentato la prima bozza di European sustainability reporting standards, previsti dalla proposta della Commissione europea per la Corporate sustainability reporting directive. Con l’obiettivo di assicurare che le imprese europee siano chiamate a rendere pubblici alcuni indicatori di sostenibilità entro il 2024. Ma non si tratta dell’unica novità di policy da monitorare. A discuterne in occasione della seconda giornata del Salone del Risparmio, nella cornice milanese del MiCo, è il Forum per la finanza sostenibile nel suo consueto aggiornamento mensile.
“L’Efrag si è impegnato a consegnare il report definitivo di questi standard già entro novembre”, racconta Alessandro Asmundo, research and policy officer del Forum per la finanza sostenibile. “A questa prima consultazione seguirà un lavoro ulteriore, il cui output sarà poi inviato alla Commissione che ne discuterà con un ampio numero di stakeholder per arrivare alla pubblicazione di un atto delegato”. L’organismo, spiega Asmundo, propone in particolare l’adozione di 13 standard di sostenibilità: i primi due indicano principi generali mentre gli 11 rimanenti si suddividono tra temi ambientali, sociali, etici e di buona governance. Gli aspetti sociali riguarderanno per esempio la gestione della forza lavoro, quelli ambientali il cambiamento climatico, l’inquinamento, la biodiversità e le risorse idriche. La bozza è in consultazione fino all’8 agosto 2022.
Il secondo tema da monitorare riguarda due mandati ricevuti dalle ESAs (le tre autorità europee di vigilanza, Eba, Eiopa ed Esma) per modificare il regolamento delegato della Sustainable finance disclosure regulation (Sfdr) adottato dalla Commissione europea lo scorso sei aprile e attualmente in fase di scrutinio. “Il primo mandato riguarda possibili emendamenti rispetto alle informazioni richieste in documenti precontrattuali, siti web e relazioni periodiche per garantire che l’esposizione dei prodotti agli investimenti in gas e nucleare sia pienamente trasparente”, osserva Asmundo, precisando che la risposta dovrebbe giungere entro il 30 settembre 2022. “Il secondo mandato riguarda invece la revisione degli indicatori sui principali impatti negativi (Principal adverse impact, Pai) e della disclosure sui prodotti finanziari nel regolamento delegato Sfdr”, aggiunge l’esperto. Le ESAs sono dunque chiamate a valutare se i requisiti legati agli artt. 5 e 6 del regolamento Tassonomia siano sufficienti e il loro feedback è atteso entro il 28 aprile 2023.
A descrivere la valanga regolamentare che arriva dall’Europa e non solo partecipa poi Pietro Negri, senior policy advisor del Forum per la finanza sostenibile. Intervenendo sulla pubblica consultazione in corso aperta da Eiopa (l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali) sulla bozza di Linee guida sull’integrazione delle preferenze di sostenibilità del cliente nella valutazione di idoneità ai sensi della IDD (la direttiva europea per i prodotti assicurativi). “L’obiettivo è garantire un’applicazione coerente del regolamento delegato da parte di imprese, intermediari assicurativi e autorità nazionali competenti, limitare possibili vendite scorrette di prodotti assicurativi e promuovere omogeneità nell’approccio delle autorità nazionali competenti”, spiega Negri. La scadenza della consultazione è fissata in questo caso per il 13 maggio 2022.
Le bozze poste in consultazione danno indicazioni sul supportare la clientela nel comprendere meglio le preferenze di sostenibilità quando selezionano i prodotti nei quali intendono investire. Ma si parla anche di come queste informazioni debbano essere raccolte dagli intermediari. “Su quest’ultimo punto diventa rilevante lo sforzo dell’autorità di integrare tali preferenze con il catalogo prodotti che l’intermediario riesce a offrire. È stato stimato che mettendo insieme Sfdr, Tassonomia e prodotti sostenibili in generale, le combinazioni possibili siano più di 140. Questo ovviamente richiede uno sforzo molto forte nello spiegare al cliente le definizioni di sostenibilità, raccogliere le sue preferenze e abbinare il prodotto relativo”, racconta Negri. Una sfida “enorme”, aggiunge, che implica una certa competenza degli intermediari finanziari. Qualora non saranno in grado di offrire un prodotto che vada ad allacciarsi con le preferenze espresse, sarà possibile effettuare un downgrading delle preferenze che dovrà tuttavia essere tracciato e conservato proprio per dimostrare che la profilazione è avvenuta nel miglior interesse del cliente stesso.
Un ultimo aspetto da considerare, conclude Negri, riguarda il fatto che anche le autorità nazionali stanno iniziando a muoversi sui temi di sostenibilità. Basti pensare a Banca d’Italia, che lo scorso otto aprile ha pubblicato le Aspettative di vigilanza sui rischi climatici e ambientali. “Si tende a sottolineare la rilevanza che il processo di integrazione della sostenibilità veda il board sempre più coinvolto, con l’obiettivo di accelerare l’integrazione Esg (Environmental, social, governance) nelle strategie aziendali. Si tratta di aspettative di vigilanza non vincolanti, delle guideline, sulle quali però Bankitalia si aspetta ci sia una risposta concreta da parte dei soggetti vigilati. Ci attendiamo che Ivass e Covip intervengano con provvedimenti analoghi”.