La Federal Reserve probabilmente opterà per la continuità, con un ulteriore taglio di 25 punti base nella riunione di dicembre. Tuttavia, un crescente consenso tra gli osservatori crede che il ritmo dell’allentamento andrà a ridursi nei prossimi mesi, alla luce dei minori progressi nel contenimento dell’inflazione e delle incertezze sulle politiche fiscali del nuovo presidente Donald Trump, che si insedierà a gennaio. Al momento, le probabilità implicite di mercato, monitorate dal CME Fed Watch, indicano un taglio di 25 punti base praticamente certo nella riunione di mercoledì. A gennaio, però, sono prezzate otto probabilità su dieci che la Fed mantenga invariata la politica monetaria, per poi procedere con un taglio alla successiva riunione di marzo.
Questa tabella di marcia potrebbe essere significativamente aggiornata in base alle dichiarazioni che accompagneranno il probabile taglio dei tassi di mercoledì. Un’ipotesi è che, dopo la stagione dei tagli, possa riprendere forza una retorica “falco”, in grado di preparare il terreno a una pausa più o meno lunga nel ciclo di allentamento. “È improbabile che il presidente della Fed compia questa svolta in modo esplicito”, dice a We Wealth il market analyst di eToro, Gabriel Debach. “Powell potrebbe invece ribadire come non dia eccessivo peso alle aspettative del mercato sul percorso, sottolineando che ogni decisione sarà basata sui dati disponibili”. Una svolta falco potrebbe dare una spinta ai titoli finanziari Usa, i cui ricavi sarebbero favoriti da una politica monetaria che si mantiene restrittiva più a lungo del previsto, sostiene Debach.
Il calo dell’inflazione si è arenato
A proposito di dati, l’inflazione CPI a novembre è tornata ad accelerare mese su mese, passando dallo 0,2% mantenuto fra luglio e ottobre allo 0,3%, con un tasso annuo al 2,7%. In questo contesto, continuare a tagliare i tassi per la Federal Reserve potrebbe essere interpretato come un segno di scarsa determinazione nel voler riportare il livello-obiettivo al 2%. Nel frattempo, il mercato del lavoro resta molto solido, con un rialzo del tasso di disoccupazione dal 3,7% di inizio anno al 4,2% attuale. Con questi dati economici, “è difficile pensare che il livello dei tassi di interesse sia restrittivo in questo momento”, ha affermato nel corso di dicembre il governatore della Fed Michelle Bowman. Più deciso l’ex presidente della Fed di Boston, Eric Rosengren, che ha dichiarato: “Se fossi nel comitato come membro votante in questo momento, mi opporrei a un taglio“.
Passare a un approccio dipendente dai dati, senza annunciare chiaramente una pausa, sarebbe per Powell “una posizione coerente con la sua linea di comunicazione: trasparenza sui criteri, ma cautela sulle indicazioni future, almeno fino a quando non avrà maggiore chiarezza sulle prospettive della politica fiscale e sulla guerra tariffaria della nuova amministrazione”.
L’implementazione della guerra dei dazi e la stretta sull’immigrazione, hanno affermato gli economisti di BNP Paribas, potrebbero dare una spinta all’inflazione Usa, costringendo la Fed a una pausa per tutto il 2025. Più in generale, gli analisti ritengono che il ciclo di tagli Fed potrebbe fermarsi attorno al 4%, il che implicherebbe solo altri due tagli di un quarto di punto dopo la sforbiciata di dicembre.
L’attenzione sulle previsioni: Dot plot e stime macro
Oltre al taglio quasi certo e alla retorica cui deciderà di ricorrere Powell in conferenza stampa, l’attenzione degli operatori si concentrerà sulle nuove proiezioni macroeconomiche e sul cosiddetto dot plot, che sintetizza le aspettative di tutti i membri del Comitato Fed sull’andamento futuro dei tassi. “Determinante sarà la forward guidance sui tassi implicita nel grafico ‘dot plot’ del Fomc”, affermano gli analisti di Ebury. Un motivo in più per rivedere le proiezioni deriva dall’andamento dell’inflazione di fondo, ormai stabile su un tasso mensile dello 0,3% da mesi, il che “aumenterà l’ansia della Fed per il fatto che i progressi nella riduzione dell’inflazione si sono arenati”, affermano da Ebury. “Sebbene ci aspettiamo che la Fed tagli i tassi questa settimana, prevediamo che la forward guidance si muoverà in una direzione restrittiva e faticherà a giustificare più di due ulteriori tagli nel corso del 2025”.
Questa impostazione, se confermata, aggiornerebbe la rotta rispetto alle attuali aspettative di mercato, limitando l’effetto sorpresa sugli investitori. Qualsiasi deviazione in un senso o nell’altro, con tassi terminali al di sopra o al di sotto del 4%, potrebbe avere un impatto significativo sulle azioni e sul rendimento dei Treasury Usa.