Quando chiediamo a Renzo Moretti, founding & managing partner di Earnext, se riscontra problematiche connesse all’open banking, ci risponde dicendo che di fatto la sua piattaforma, dedicata ai family office, opera – nel limite del possibile – già come se il regolamento Ue sulla finanza aperta (Fida – Financial data acess) fosse operativo. “Il cliente quando si registra sulla piattaforma può attivare lo scarico di tutti i suoi conti. Non ancora di tutti i suoi investimenti finanziari, fintanto che la Fida non sarà implementata”.
Ovvero non prima di inizio 2027, precisa Moretti. “Stiamo collegando le banche su base volontaria, ne abbiamo collegate già una ventina”. Per i banker, lo strumento è (e sarà, tempi europei permettendo) rivoluzionario: “Si immagini solo cosa possa significare per un consulente avere visibilità contestuale del ‘total wealth’ di un cliente, per tutte le asset class, in tempo reale”. Si tratta di un salto epocale per i family office: l’open finance “democratizzerà il servizio, che assumerà un carattere più professionale: oggi passa per artigianale un lavoro che in realtà si riduce a essere per molti family office – soprattutto i piccoli – più che altro un lavoro di concierge e non di analisi, proprio a causa dell’indisponibilità dei dati”.
Un servizio che aumenta in qualità
Si guadagnerà in tempo da dedicare alla consulenza vera e alla scalabilità, passando da “un approccio basato sulla mera vendita di prodotti indifferenziati alla massa dei clienti a uno nuovo, che guarda ai bisogni di prodotto e di servizio dello specifico cliente proprio quando è necessario”. Attualmente da dove scaricate i dati? “Il professionista incaricato si collega alla nostra piattaforma e inserendo il codice fiscale del cliente effettua il download dei dati per gli immobili e le partecipazioni societarie dal Cerved; per gli asset finanziari quotati ci si avvale di noti provider internazionali, con aggiornamento quotidiano.
Infine, per i non quotati, sono le banche a comunicarcene il valore”. Si pone un tema di privacy. “Indubbiamente: vengono firmati tutti i consensi del caso. Inoltre, queste banche dati sono pubbliche. In più Earnext ha ottenuto una speciale licenza dal prefetto, ai sensi del Testo Unito leggi pubblica sicurezza (TULPS). Essendo operatori commerciali, aderiamo poi a una GDPR rafforzata”. Alla privacy si collega la sicurezza dei dati. “Abbiamo su questo fronte preso una ISO 27001 sulla sicurezza informatica dei dati, nel suo standard più elevato per le software house del service operative nel cloud.
L’open finance dei family office non è solo per gli asset tradizionali
La sicurezza dei dati è per noi fondamentale: operiamo anche con fo svizzeri, magari meno attenti alla GDPR ma estremamente sensibili alla sicurezza informatica”. Il monitoraggio della consistenza totale degli asset dei clienti include per definizione anche la visibilità sui beni di lusso da investimento e sulle collezioni. “Si. È necessario integrare tutti gli asset, collezioni incluse. È una parte della piattaforma alimentata manualmente, come del resto gli immobili detenuti all’estero. Le categorizzazioni della piattaforma sono: arte, auto, moto, barche, gioielli e ‘collezioni’. In questa categoria residuale collochiamo per esempio gli orologi. Sui pleasure asset stiamo sviluppando dei moduli verticali, con valutazioni periodiche. Inscriviamo le rendite annue (per es. per le barche charterizzate) e gli eventuali debiti collegati all’acquisizione dei vari asset: i dati li gestisce il professionista. Per Earnext non solo è importante la ricognizione della ricchezza totale del cliente, ma anche e soprattutto la pianificazione”.