Il Nikkei 225, l’indice rappresentativo dell’andamento dei principali titoli azionari quotati sul mercato borsistico giapponese, ha guadagnato oltre il 25% da inizio anno
De Luca: “Chi intende quotarsi sul segmento più importante della Borsa di Tokyo deve rispettare adesso una serie di parametri, uno su tutti un price-to-book superiore a 1”
Wall Street traballa e potrebbe essere solo l’inizio. Secondo l’ultimo sondaggio settimanale condotto da Bloomberg (il cosiddetto “Markets live pulse”) l’S&P 500 soffrirà ancora di più a causa degli allarmi sugli utili e dei crescenti timori su nuovi interventi sul costo del denaro. E mentre l’ottimismo su un atterraggio morbido per l’economia statunitense continua a dissiparsi, dall’altra parte dell’Oceano Pacifico il Giappone accoglie con favore l’uscita da decenni di deflazione. Basti pensare che il Nikkei 225, l’indice rappresentativo dell’andamento dei principali titoli azionari quotati sul mercato borsistico giapponese, ha guadagnato oltre il 25% da inizio anno; per il più ampio indice Topix si parla del +20%.
“È sotto gli occhi di tutti che la borsa giapponese sia la migliore dell’anno”, dichiara a We Wealth Carlo De Luca, head of asset management di Gamma Capital Markets. Ci sono un paio di notizie storiche che hanno spinto gli investitori internazionali a entrare in un’area anche un po’ dimenticata negli ultimi anni, aggiunge. “Sappiamo che il Giappone ha combattuto una deflazione lunga quasi 30 anni, motivo per cui il ripartire dell’inflazione quest’anno ha attirato flussi in denaro sul mercato azionario. Quella che però molti considerano un’ottima notizia, noi non la leggiamo ancora come di grande valore aggiunto”, avverte De Luca. Analizzando i numeri nel dettaglio, si nota come l’inflazione al 3,2% nel mese di maggio sia al momento trainata solo dall’offerta, in quanto il Paese sta ancora assorbendo gli effetti delle chiusure post-covid.
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“I salari, inoltre, sono fermi”, continua De Luca. “Quindi anche se i consumi sono stati abbastanza robusti, in realtà se dobbiamo parlare di inflazione buona dobbiamo parlarne non solo dal lato dell’offerta ma anche della domanda, altrimenti si parlerebbe di un’inflazione da inefficienza produttiva”. Il dato si conferma tra l’altro sopra l’obiettivo del 2% della Banca centrale del Giappone per il 14° mese consecutivo. Ciò non toglie che secondo le stime tale target dovrebbe essere raggiunto nel 2024, il che “potrebbe normalizzare un po’ la situazione del Paese”, rassicura De Luca.
La riforma della Borsa di Tokyo. Cosa prevede
“C’è poi un’altra notizia positiva, non macroeconomica ma puramente di riforma di borsa”, continua De Luca. “Per agevolare i flussi finanziari e la rivalutazione di alcune aziende che, per la situazione storica del Giappone a livello macro scontavano valutazioni estremamente basse (il 50% delle società aveva un price-to-book inferiore a 1), chi intende quotarsi sul segmento più importante della Borsa di Tokyo deve rispettare adesso una serie di parametri, uno su tutti un price-to-book superiore a 1. Per far ciò, deve implementare sistemi di buy-back (acquisto di azioni proprie, ndr) che da un lato rappresenta un segnale molto positivo sul mercato ma dall’altro è anche un modo per mantenere alti i prezzi azionari in maniera anche un po’ fittizia e creare utili nel semestre successivo. Questo ha smosso le acque, attirando capitali di investitori stranieri”, racconta De Luca.
Giappone, arriva un nuovo indice azionario
Intanto, proprio a inizio mese, il Giappone ha lanciato anche un nuovo indice azionario. Si tratta del Jpx Prime 150, una lista di 150 titoli quotati alla Borsa di Tokyo tra cui figurano colossi tecnologici come Sony Group, Hitachi e Nintendo. “L’indice costituisce circa la metà del mercato azionario giapponese e ha una qualità simile a quella dell’S&P 500”, ha dichiarato a Cnbc Takahiro Miura, market innovation and research director of index business del Japan exchange group; aggiungendo che ogni società ha una capitalizzazione di mercato di almeno 1.000 miliardi di yen. “È un qualcosa che sicuramente gli operatori che sono rimasti fuori dal mercato giapponese inizieranno a guardare”, osserva De Luca. “In generale, per inserire il Giappone in portafoglio, evitando i singoli titoli, esistono sicuramente degli Etf molto interessanti e molto liquidi da considerare; e poi i fondi Ucits di case di investimento con un approccio settoriale attivo”.