- Irrational Capital ha analizzato 4.500 aziende statunitensi quotate in Borsa, intervistato oltre 15 milioni di dipendenti ed esaminato oltre 700 milioni di fonti
- La società di ricerca ha deciso di mettere alla prova la sua teoria attraverso tre fondi di investimento gestiti in collaborazione con Harbor Capital
La creazione di un ambiente di lavoro che favorisca il benessere di chi lo abita, soprattutto dopo la crisi pandemica da covid-19, è diventata una priorità per molte aziende. Ogni dipendente è innanzitutto una persona e, in quanto tale, la sua serenità influenza il ruolo che riveste e le relazioni che intesse nel contesto in cui opera. E, a quanto pare, anche il prezzo delle azioni dell’azienda stessa.
Il caso di Irrational Capital: che approccio adotta
La società di ricerca statunitense Irrational Capital ha ideato un approccio innovativo che abbandona i tradizionali parametri finanziari a favore di un sistema progettato per selezionare i titoli in base alla felicità dei lavoratori di un’azienda. Come approfondito dal Financial Times, quest’idea si basa sulla crescente convinzione – ancora da dimostrare – che rendere soddisfatti i dipendenti faccia non soltanto bene al loro morale ma contribuisca anche ad aumentare il prezzo delle azioni. Per individuare le realtà all’avanguardia, Irrational Capital ha analizzato 4.500 aziende statunitensi quotate in Borsa, intervistato oltre 15 milioni di dipendenti ed esaminato oltre 700 milioni di fonti di dati, a partire da diversi siti web di recensioni aziendali come Glassdoor. I punteggi elaborati includono informazioni sull’efficacia e l’innovazione delle organizzazioni sondate, il legame emotivo che i dipendenti hanno con il loro lavoro, la retribuzione, i benefit e l’equilibrio tra lavoro o vita privata.
I fondi che scommettono sulla felicità
Irrational Capital ha poi deciso di mettere alla prova la sua teoria attraverso tre fondi di investimento gestiti in collaborazione con Harbor Capital: l’Harbor Human Capital Factor Us Large Cap Etf (anche noto come Hapi), l’Harbor Human Capital Factor Us Small Cap Etf (Haps) e l’Harbor Human Capital Factor Unconstrained Etf (Hapy). Stando ai calcoli di Morningstar, il primo dei tre prodotti ha battuto più del 90% dei fondi suoi pari dal suo lancio nell’ottobre del 2022. Sebbene molte delle sue partecipazioni principali rientrino nelle cosiddette “magnifiche sette” (le big tech Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta che rappresentano più del 28% della capitalizzazione di mercato dell’S&P 500) il co-fondatore di Irrational Capital David van Adelsberg ha dichiarato al quotidiano economico-finanziario britannico che la maggior parte della sovraperformance di Hapi non è legata a questi titoli. Tra le altre partecipazioni di spicco che hanno registrato forti rendimenti nell’ultimo anno si evidenziano per esempio Eli Lilly, azienda farmaceutica globale con sede a Indianapolis, e la banca d’affari JpMorgan Chase.
I risultati della ricerca di JpMorgan
Van Adelsberg ha sottolineato che Irrational Capital evita intenzionalmente di osservare i tradizionali parametri finanziari. C’è da evidenziare che non si può dire lo stesso di Haps, l’Etf che scommette sul sentiment dei lavoratori delle small cap. Dalla sua nascita, infatti, è rimasto indietro rispetto a quasi tutti i suoi competitor. Secondo Keyia Burton, senior principal della società di ricerca Gartner, le aziende più grandi dispongono in genere di maggiori risorse per condurre indagini complete e costanti nel tempo sui dipendenti, riuscendo così a produrre dati più affidabili. A sostenere questa tesi è anche Khuram Chaudhry di JpMorgan, che insieme ad alcuni colleghi del colosso di Wall Street ha condotto un’indagine che ha collegato la capacità di sovraperformare il mercato ai cambiamenti del ruolo del lavoro nella nostra vita quotidiana. Gli esperti sostengono infatti che il lavoro abbia sostituito i tradizionali pilastri essenziali non solo a causa dell’emergenza pandemica ma anche dei cambiamenti strutturali nel modo in cui le persone trascorrono il loro tempo e cercano un senso di appartenenza.
I rischi da monitorare
Ma JpMorgan non è stata l’unica a condurre analisi di questo tipo. È il caso per esempio di Alex Edmans, professore di finanza alla London Business School, che ha scandagliato decenni di dati relativi al mercato azionario a stelle e strisce per individuare una correlazione tra la soddisfazione dei lavoratori e le performance aziendali. Dalla ricerca è emerso che le aziende con dipendenti più soddisfatti hanno sovraperformato le loro pari in Borsa, anche fino al 3,8% all’anno. Ma Edmans e i suoi collaboratori invitano alla cautela, in particolare nell’estrapolare questi dati al di fuori degli Stati Uniti: per gli esperti, una strategia di investimento in aziende con un’elevata soddisfazione dei dipendenti genererà rendimenti superiori solo in paesi con un’elevata flessibilità del mercato del lavoro.