I dazi stanno ridisegnando le scelte dei gestori di fondi globali, che si stanno ritirando dal rischio con una delle reazioni più rapide mai registrate. L’ultima edizione del Fund Manager Survey di Bank of America, condotta tra il 4 e il 10 aprile su un campione globale di 195 gestori, è risultata la quinta più pessimista degli ultimi 25 anni, con le quarte aspettative di recessione più alte degli ultimi 20 anni e un numero record di investitori intenzionati a ridurre l’esposizione alle azioni Usa.
Tra i movimenti di portafoglio più evidenti spicca il passaggio massiccio dalle azioni alle obbligazioni e, in seconda battuta, alla liquidità. Per la prima volta da marzo 2023, l’investimento nelle Magnifiche Sette non è più il trade più affollato, scalzato dalle posizioni rialziste sull’oro, che raccolgono il consenso del 49% degli intervistati. Coerentemente, l’oro è ora considerato il miglior asset per il 2025 dal 42% degli investitori (in netto aumento rispetto al 23% di marzo), mentre le azioni globali scivolano al quarto posto, con solo l’11% delle preferenze (in caduta libera dal 39% del mese scorso).
Nel frattempo, l’allocazione obbligazionaria ha registrato un aumento record, mentre quella sulle azioni globali è ai minimi da luglio 2023. In particolare, le azioni statunitensi hanno subito il peggior calo su due mesi mai registrato. Secondo BofA, una delle scommesse contrarian più interessanti per i gestori consiste oggi nella vendita di oro per acquistare azioni USA a sconto.
Tra i settori più penalizzati figurano l’industriale, con una sottoponderazione al massimo dal 2011, la tecnologia (ai minimi dal novembre 2022), le banche e i beni discrezionali. Al contrario, crescono le esposizioni su healthcare, liquidità e Eurozona, mentre gli Stati Uniti risultano l’area più sottopesata in assoluto. Per il 73% dei gestori, l’“eccezionalismo americano” – ovvero la storica sovraperformance delle azioni USA – è giunto al capolinea.
I gestori allacciano le cinture: l’atterraggio si fa duro
A motivare la fuga dal rischio è un peggioramento drastico delle aspettative macroeconomiche. Il 49% degli investitori prevede un “hard landing” per l’economia globale nei prossimi 12 mesi (contro l’11% di marzo), mentre l’82% netto si attende un indebolimento dell’economia globale, il consenso ribassista più ampio mai registrato. In parallelo, salgono le attese inflazionistiche globali, con il 57% degli intervistati che prevede un aumento dei prezzi, il dato più alto dal giugno 2021.
Consolazione-Europa: meno peggio del resto del mondo
Neanche il sottocampione europeo mostra grande ottimismo: il 37% netto dei gestori prevede un indebolimento della crescita in Europa nei prossimi 12 mesi, un’inversione radicale rispetto al mese scorso, quando il 60% netto si aspettava un’accelerazione. Tuttavia, questo orientamento mantiene il divario con le attese globali nella fascia alta del range ventennale: in altre parole, si ritiene che l’Europa farà meno peggio del resto del mondo.
Il 48% degli investitori considera lo stimolo fiscale tedesco un potenziale game changer, capace di disaccoppiare l’Europa dai venti contrari provenienti dagli Stati Uniti. Ma il 44% resta scettico, convinto che un’economia aperta come quella europea non potrà restare immune. Coerentemente, mentre crescono le attese di inflazione a livello globale, solo il 5% netto dei gestori prevede un aumento dei prezzi in Europa.
Azioni europee: l’entusiasmo si raffredda
Dopo l’euforia dei primi mesi del 2025, l’ottimismo sulle azioni europee si è raffreddato: solo il 19% netto si aspetta guadagni nel breve periodo (contro il 30% di marzo), mentre il 56% netto prevede rialzi nei prossimi 12 mesi (in calo dal 67%). Nonostante la frenata, il 22% netto degli investitori rimane sovraponderato sull’Europa nel contesto globale (in calo dal 39%), mentre il 36% netto è sottoponderato sugli USA, dato più alto da quasi due anni.
A livello settoriale, i gestori continuano a ridurre l’esposizione ai titoli ciclici, favoriti in fase di crescita economica, e alle small cap, che secondo il 22% netto sottoperformeranno rispetto alle large cap nei prossimi mesi. Le banche subiscono il taglio più drastico nelle allocazioni settoriali, cedendo il posto di sovraponderazione di consenso alle assicurazioni, seguite da utility e sanità.
Nel complesso, però, il settore finanziario europeo resta il più apprezzato, con il 33% degli intervistati che lo indica come il miglior settore per il 2025.
Borse europee: guida Francoforte, Milano tiene il podio
Tra i mercati azionari europei, Francoforte si conferma il più promettente per i prossimi 12 mesi, con largo distacco su Madrid. View ribassista su tutte le altre piazze, inclusa Piazza Affari, che però mantiene il terzo posto tra le preferenze.