Hindenburg Research: “La nostra indagine durata due anni chi ha portato a concludere che Block ha sistematicamente prosperato servendo clienti non bancarizzati coinvolti in attività criminali o illecite”
Secondo i calcoli di Bloomberg, Hindenburg Research ha preso di mira quasi 30 società dal 2020; in media, i suoi obiettivi hanno perso in Borsa circa il 15% nel giorno in cui sono stati pubblicati i rapporti
Prima Adani, ora Block. Hindenburg Research torna agli altari della cronaca con una nuova scommessa al ribasso, puntando il dito contro la società di pagamenti digitali fondata nel 2009 da Jack Dorsey (il padre di Twitter) e Jim McKelvey. Un’accusa che costa alle azioni della Block quasi 15 punti percentuali solo nella seduta di giovedì, costringendola a diffondere un comunicato per tentare di bloccare le vendite sul titolo. “Intendiamo lavorare con la Sec ed esplorare un’azione legale contro Hindenburg Research”, si legge nella nota, che parla di un attacco progettato “esclusivamente per consentire ai venditori allo scoperto di trarre profitto da un calo del prezzo delle azioni”.
Le accuse di Hindenburg Research
“La nostra indagine durata due anni chi ha portato a concludere che Block ha sistematicamente prosperato servendo clienti non bancarizzati coinvolti in attività criminali o illecite”, ha dichiarato Hindenburg Research nell’annunciare di aver assunto una posizione corta nei confronti della società. Le accuse si basano su “decine di colloqui con ex dipendenti, partner ed esperti di settore, su un’ampia revisione dei documenti normativi” nonché su “richieste di documenti pubblici”, si legge nella nota. Nel mirino del fondo attivista è finita in particolare Cash App, app di pagamento mobile peer-to-peer fondata nel 2013 da Block (allora “Square”) che consente di inviare denaro tramite un numero di telefono o un indirizzo e-mail sia tra utenti che tra utenti e aziende. Hindenburg ha affermato che Block ha offuscato il numero effettivo di persone sulla piattaforma, riportando “metriche fuorvianti” ricche “di account falsi e duplicati”. Gli ex dipendenti intercettati dal fondo attivista hanno infatti stimato che il 40-75% degli account esaminati erano falsi, coinvolti in frodi o legati a un singolo individuo. Inoltre, Cash App è accusata di aver facilitato i truffatori che approfittavano dei programmi di stimolo del governo americano durante la pandemia da covid-19. Quasi il 35% dei ricavi di Block, continua il rapporto, proviene da commissioni di interscambio, pari a 892 milioni di dollari.
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Block: “Rapporto impreciso e fuorviante”
Come anticipato in apertura, Block ha emesso un comunicato in cui ha dichiarato di voler lavorare con la Sec e avviare un’azione legale contro Hindenburg Research, definendo il rapporto sulle attività di Cash App “impreciso e fuorviante”. Secondo Block, tale tipologia di attacchi verrebbero progettati esclusivamente per consentire ai venditori allo scoperto di trarre profitto da un calo del prezzo delle azioni. “Abbiamo esaminato l’intero rapporto nel contesto dei nostri dati e riteniamo che sia progettato per ingannare e confondere gli investitori”, spiega la nota. “Siamo un’azienda quotata altamente regolamentata con comunicazioni regolari e abbiamo fiducia nei nostri prodotti, rapporti, programmi di conformità e controlli. Non saremo distratti dalle tipiche tattiche dei venditori allo scoperto”.
Chi è finito nel mirino del fondo attivista
Secondo i calcoli di Bloomberg, Hindenburg Research ha preso di mira quasi 30 società dal 2020; in media, i suoi obiettivi hanno perso in Borsa circa il 15% nel giorno in cui sono stati pubblicati i rapporti d’accusa, come nel caso di Block. A farne le spese appena due mesi fa era stato Gautam Adani, il magnate indiano che ha visto il proprio impero crollare di 11 miliardi di dollari in un solo giorno dopo l’attacco dello short seller. In quell’occasione, un report investigativo di 100 pagine aveva messo a nudo le presunte condotte illecite perpetrate dal Gruppo Adani in un decennio, dalla manipolazione del prezzo dei titoli a vere e proprie frodi. “Nient’altro che una menzogna”, le parole di Adani nei confronti delle dichiarazioni del fondo attivista. Ancora prima, a finire sotto la lente di Hindenburg era stata la Nikola Motor Company, startup che nel 2017 aveva presentato i primi prototipi di camion a idrogeno.