Di fronte alle grandi manovre di Unicredit su Banco Bpm, la partita del wealth management è una delle più rilevanti per Crédit Agricole, che negli ultimi giorni sta adottando una strategia difensiva per mantenere il proprio potere contrattuale in una fusione che potrebbe comportare una significativa perdita di ricavi per il gruppo francese. In particolare, esiste il rischio che Amundi perda rilevanza nella distribuzione da parte di Unicredit, nonostante sia oggi il principale partner come fornitore di fondi d’investimento, grazie a un accordo in scadenza nel 2027. Con il 68% dell’azionariato dell’asset manager, Crédit Agricole punta a mantenere un ruolo di primo piano per Amundi nelle politiche distributive di Gae Aulenti. Tuttavia, questo obiettivo si scontra con il piano dichiarato di UniCredit e dello stesso Banco BPM, entrambe orientate a potenziare gli asset manager interni al gruppo, poiché questi permettono di aumentare il flusso di entrate commissionali in una fase in cui le banche si preparano a ottenere margini molto più bassi dalle attività di credito, a causa del calo dei tassi.
L’Opa lanciata da Banco Bpm per acquisire il 100% di Anima Holding, il maggiore asset manager indipendente in Italia, si muove nella direzione di un gruppo finanziario che integra rete distributiva e fornitore di fondi, garantendo una corsia preferenziale. UniCredit, dal canto suo, aveva avviato un processo analogo con la costituzione di Onemarkets, in collaborazione con Azimut, e con l’internalizzazione del business delle polizze vita. In questo scenario, gli accordi distributivi con asset manager terzi come Amundi potrebbero essere le vittime più ovvie di tale consolidamento, a favore dei gestori “della casa”.
È in quest’ottica che va interpretata l’ultima mossa di Crédit Agricole, la cui quota in Banco Bpm è salita dal 9,9% al 15,1%. Di fronte alla possibilità che UniCredit rilanci l’offerta pubblica di scambio a un prezzo più favorevole per gli azionisti di Banco Bpm, la banca francese sembra intenzionata ad accrescere la propria influenza per proteggere i propri interessi commerciali. Con una quota potenziale del 19,9%, per la quale Crédit Agricole ha richiesto l’autorizzazione alla Bce, le probabilità di un’acquisizione ostile di Banco Bpm da parte di Unicredit si riducono. Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg, Andrea Orcel e l’amministratore delegato di Crédit Agricole, Philippe Brassac, si preparano a incontrarsi nelle prossime settimane per discutere alcuni dei temi potenzialmente impattati dall’operazione su Banco Bpm, tra cui il rinnovo del contratto distributivo con Amundi. La crescita di Crédit Agricole nel capitale di Banco Bpm, hanno scritto gli analisti di Equita, “rafforza la posizione negoziale” della banca francese, “consentendole di difendere meglio le proprie partnership/fabbriche prodotto sia con Banco Bpm (credito al consumo e bancassurance danni) sia con UniCredit (contratto con Amundi, in scadenza nel 2027)”.
La mossa di Crédit Agricole non sembra legata a un’intenzione di concorrere direttamente con Unicredit per il controllo di Banco Bpm, tant’è che lo stesso governo italiano, secondo due fonti riportate da Reuters, avrebbe dato un beneplacito informale alla crescita della banca francese nel capitale del gruppo guidato da Giuseppe Castagna. Un via libera che non sarebbe stato concesso facilmente se ci fosse stata la prospettiva di una scalata straniera su Banco Bpm in aperta concorrenza con Unicredit. L’obiettivo di Crédit Agricole è piuttosto quello di trovare un accordo: con UniCredit potrebbe “individuare un punto di incontro su Banco Bpm, ad esempio nella gestione delle filiali in eccesso derivanti da un’eventuale aggregazione o nel rinnovo e mantenimento dei contratti distributivi”.
Per la Borsa, l’impatto immediato della mossa di Crédit Agricole è stato evidente: Unicredit, per avere successo nell’Ops, dovrà rilanciare in modo significativo il prezzo. Dopo un’apertura in cui le azioni di Banco BPM non hanno fatto prezzo, il titolo ha chiuso la seduta di lunedì 9 dicembre in rialzo del 2,28%, a 7,68 euro.