Oltre 80 morti, 2.300 casi di contagio accertati e circa 41 milioni di persone isolate. Identificato allo scadere dello scorso anno nella città di Wuhan, nella Cina centrale, il coronavirus avvia il paese verso un Capodanno lunare tutt’altro che a ciel sereno.
L’Organizzazione mondiale della sanità non parla di emergenza internazionale, dati i pochi casi identificati al di fuori del territorio cinese, ma – in ricordo dell’epidemia di Sars che nel 2003 ha colpito oltre 8mila persone in tutto il mondo e provocato oltre 700 morti – Pechino è già corsa ai ripari. Intanto, il 25 gennaio prende il via l’anno del Topo, il primo animale dello Zodiaco cinese collegato alla ricchezza e alla prosperità. Come si muovono i mercati e gli investitori in questo contesto? Parola agli esperti.
Nn Investment Partners, cresce l’avversione al rischio
“L’insorgenza di un coronavirus in Cina in concomitanza delle vacanze del Capodanno lunare del Paese potrebbe frenare la propensione al rischio degli investitori, in particolare sui mercati cinesi – spiega Maarten-Jan Bakkum, senior emerging markets strategist di Nn Investment Partners – Nei giorni scorsi, gli asset rischiosi hanno avvertito una certa pressione”. Secondo l’esperto, l’arrivo del Capodanno cinese, che comporterà la chiusura dei mercati locali per oltre una settimana, avrebbe condizionato l’entità della correzione in Cina, motivo per cui gli investitori tenderebbero a essere più avversi al rischio.
“Se l’epidemia dovesse peggiorare in modo significativo, le autorità probabilmente non esiterebbero a entrare in un nuovo e più aggressivo ciclo di stimoli politici e metterebbero da parte la loro attenzione alla riduzione del debito e ai rischi per il sistema finanziario – aggiunge – In tale scenario, la crescita del credito cinese aumenterebbe in modo sostanziale, creando nuovi rischi al rialzo per gli investimenti fissi cinesi e per la crescita delle esportazioni dei mercati emergenti”.
WisdomTree, la crescita economica si stabilizzerà
“Ci aspettiamo che la crescita economica della Cina si stabilizzi nel 2020, sostenuta dall’accordo Fase Uno tra Stati Uniti e Cina e da una politica accomodante in settori chiave come quello monetario, fiscale, normativo e, in misura minore, residenziale”, aggiunge Aneeka Gupta, associate director di WisdomTree.
Lo scorso anno, in particolare, le importazioni statunitensi dalla Cina sono scese di 35 miliardi a 497 miliardi di dollari, mentre le importazioni cinesi dagli Stati Uniti sono diminuite di più di 40 miliardi a 125 miliardi di dollari. Secondo Gupta, un accordo globale potrebbe dunque interessare entrambe le parti. Come deve muoversi Pechino? “Guardando al 2020, le prospettive a lungo termine della Cina dipendono dalla sua capacità di allontanarsi dalla vecchia formula di crescita industriale e di tendere verso driver di crescita della nuova economia, come i consumi e la tecnologia dell’informazione – continua Aneeka Gupta – Ci aspettiamo che l’attuale rally del mercato azionario cinese si estenda fino al 2020, in un contesto di continua volatilità”.
Gam, colpite le compagnie aeree e di navigazione
“Attualmente la risposta dei mercati appare simile alla prima reazione all’epidemia di Sars. In quel periodo, il mercato era rimasto negativo molto più a lungo di quanto non indichi l’attuale risposta, il che si traduce potenzialmente in una marcata flessione (20%) nel caso in cui si arrivasse a una pandemia globale – commenta Tim Love, responsabile strategie azionarie Paesi Emergenti di Gam Investments – Al momento crediamo che il mercato mostri ottimismo, sperando che la situazione rimanga sotto controllo”. In termini settoriali, Tim Love precisa che l’healthcare cinese e i titoli legati alla sanità e al farmaceutico sarebbero cresciuti del 10-20%. Dall’altra parte, i settori legati alla concentrazione della popolazione come le compagnie aeree e di navigazione sarebbero stati colpite negativamente.
Jk Capital Management, cosa ha imparato la Cina dalla Sars
“Nonostante sia ancora difficile misurare l’impatto del coronavirus di Wuhan, il governo cinese è molto più preparato alla gestione di una situazione del genere – spiega Fabrice Jacob, ceo di Jk Capital Management, affiliata di La Française – Hanno imparato la lezione dell’epidemia di Sars del 2002-2003 e compreso quanto costi ostinarsi a negare tutto. Pertanto, non diamo alcun credito ai rumor di mercato secondo cui il governo cinese ha occultato intenzionalmente la realtà per salvare la faccia ancora una volta, come invece hanno iniziato a suggerire alcuni media”.