I fondi pensione resistono al covid-19

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La Commissione di vigilanza sui fondi pensione (Covip) ha pubblicato i dati sull’andamento dei fondi pensione nel primo trimestre del 2020. Un assestamento c’è stato, ma rispetto ad altri prodotti hanno reagito bene al covid-19

Le performance del primo trimestre del 2020 hanno registrato: -5,2% i fondi negoziali e -7,5% i fondi aperti. Però non c’è stato un boom sui riscatti o blocchi nei versamenti contributivi

Alla fine di marzo 2020 il numero di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari è di 9,185 milioni

Il covid-19 non tocca i fondi pensione. Certo, le performance del primo trimestre del 2020 hanno inevitabilmente subito delle leggere scosse di assestamento: -5,2% i fondi negoziali e -7,5% i fondi aperti. Però non c’è stato un boom di riscatti o blocchi nei versamenti contributivi.
La Covip sottolinea infatti come i dati relativi al primo trimestre siano in continuità, in materia di flussi, rispetto al periodo precedente. Tuttavia “in considerazione della periodicità trimestrale con cui sono in genere versati i contributi ai fondi negoziali, appare presto per trarre valutazioni circa gli eventuali effetti della situazione congiunturale, che potrà essere più adeguatamente riscontrata nei prossimi mesi”, sottolinea la

Covip

Con riguardo alla gestione delle risorse finanziarie, i risultati del primo trimestre hanno risentito delle turbolenze dei mercati. I rendimenti del periodo sono stati pertanto negativi e di entità tanto maggiore quanto maggiore è la quota di portafoglio investita in titoli azionari. Rispetto all’andamento dei listini azionari, tuttavia, il sistema ha mostrato una tenuta di fondo. E’ stato inoltre rilevato che i fondi pensione hanno intensificato l’interlocuzione con i gestori finanziari, anche concordando margini di maggiore flessibilità rispetto ai limiti di investimento individuati nelle convenzioni gestorie, di natura quantitativa e qualitativa, fermi restando, ovviamente, i limiti normativi relativi alle singole classi di asset.

Ma entriamo più nel dettaglio dei dati

Alla fine di marzo 2020 il numero di posizioni in essere presso le forme pensionistiche complementari è di 9,185 milioni. La crescita nel primo trimestre, 68.000 unità (+0,7%) è stata limitata rispetto ai trimestri precedenti. A tale numero di posizioni, che include anche quelle di coloro che aderiscono contemporaneamente a più forme, corrisponde un totale degli iscritti che può essere stimato in 8,325 milioni di individui. I fondi negoziali registrano 32.000 posizioni in più (+1%), portandone il totale a fine marzo a 3,192 milioni. L’incremento maggiore lo ha registrato il fondo rivolto ai lavoratori del settore edile, per il quale opera l’adesione contrattuale, seguito dal fondo destinato ai dipendenti pubblici, ancora peraltro caratterizzato da un livello di adesioni che rimane contenuto rispetto alla platea potenziale. Nelle forme pensionistiche di mercato, i fondi aperti contano 1,570 milioni di posizioni, crescendo di 19.000 unità (+1,2%) rispetto alla fine del 2019. Per i Pip il totale delle posizioni è di 3,437 milioni, in aumento di 18.000 unità (0,5%).

Le risorse destinate alle prestazioni a fine marzo 2020 risultano essere pari a circa 180 miliardi di euro. Il patrimonio dei fondi negoziali, 53,7 miliardi di euro, risulta in diminuzione del 4,3% rispetto a fine 2019. Nei fondi aperti sono accumulati 21,6 miliardi di euro, 35 miliardi nei Pip, nel primo trimestre. La flessione è stata, rispettivamente, del 5,7 e dell’1,4%. Per tutte le forme, il calo delle risorse nel trimestre è spiegato in massima parte dalle perdite in conto capitale a fronte di una sostanziale stabilità dei contributi rispetto al passato. La più contenuta flessione nel caso dei Pip è riconducibile alla valutazione delle attività in base al metodo del costo storico che viene utilizzata per le gestioni di ramo I, che costituiscono la maggior parte del settore.

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