Assicurazioni (ancora) reticenti all'innovazione

Tempo di lettura: 2'
Secondo l'ultimo report fatto da Ey, Iia in collaborazione con Sas, il 61% del campione intervistato non prevede un unico responsabile dell'innovazione a livello centrale: solo il 39% ha nominato un chief innovation officer

A livello di consapevolezza, la diffusione di un mindset innovativo è ritenuta una priorità e viene incentivata attraverso iniziative specifiche come contest di innovazione

Il lockdown ha inevitabilmente influenzato il rapporto tra le compagnie assicurative e i propri clienti

Assicurazioni controtendenza per quanto riguarda l'innovazione. Il 2020 ha spinto e fatto sviluppare sempre di più la tecnologia e la digital trasformation all'interno delle strategie e dei piani industriali del settore finanziario.
Per continuare ad essere competitivi nel nuovo ecosistema, i player assicurativi dovranno ridisegnare i loro modelli di business alla luce del processo di digitalizzazione in atto. Eppure, stando all'ultima ricerca condotta da Ey, Iia in collaborazione con Sas, condotta tra settembre e dicembre 2020 su un campione di aziende selezionate tra compagnie di assicurazione e riassicurazione, intermediari, Mga e bancassurance, il mondo insurance sembra non essere ancora pronto ad accogliere l'innovazione al suo interno.
E infatti i dati mostrano come, relativamente ai modelli di gestione dell'innovazione nelle compagnie assicurative, il 61% del campione non prevede un unico responsabile dell'innovazione a livello centrale: solo il 39% ha nominato un chief innovation officer e l'83% prevede l'allocazione di un significativo budget dedicato all'innovazione, ritenuto insufficiente almeno per un terzo di questi.

“Sebbene la maggior parte delle compagnie assicurative si affidi a modelli di innovazione diffusa o assegni la responsabilità dell'innovazione a più ruoli, dalla nostra ricerca emerge che il chief innovation officer si sta affermando e che oggi circa il 40% delle compagnie prevedono un responsabile unico dell'innovazione. Il suo coinvolgimento nei comitati aziendali risulta particolarmente efficace non solo per abilitare la trasformazione digitale nei processi di vendita ma anche nel disegno e integrazione dell'offerta prodotti, nel ripensamento dei processi organizzativi e nuovi modelli di business e, non da ultimo, nello sviluppo di una cultura aziendale orientata all'innovazione”, spiega Francesco Pisapia, Insurance consulting leader di Ey.

A livello di consapevolezza, la diffusione di un mindset innovativo è ritenuta una priorità e viene incentivata attraverso iniziative specifiche come contest di innovazione (57%), reward aziendali (23%) e bonus (10%), ma anche con programmi di formazione, hackathon e innovation Lab.

La metà del campione concorda nel ritenere la formazione (52%) e l'acquisizione di nuove competenze (48%) siano i punti chiave su cui investire per incentivare l'innovazione interna. L'83% sostiene invece di avere già avviato percorsi di formazione dedicati, che nel 60% dei casi sono rivolti a tutti i dipendenti.

In tema di innovazione interna (open innovation) il 70% degli intervistati dichiara che la strategia della propria azienda è orientata verso una logica di open innovation. L'84% del campione ha avviato collaborazioni con insurtech, l'81% con enti accademici, il 45% con tech company e il 45% con acceleratori o incubatori.
Per quanto riguarda invece il rapporto con le insurtech, il 100% degli intervistati la considera una collaborazione vantaggiosa: l'80% ha già avviato partnership con player non assicurativi in ottica ecosistemica, mentre il 52% ha dichiarato di aver avviato acquisizioni o investimenti strategici in startup nell'ultimo anno.

“Per la prima volta sono stati mappati gli orientamenti e gli sforzi delle organizzazioni assicurative stimolate dalla digitalizzazione. La creazione di competenze digitali, una corretta gestione dell'innovazione ed il corretto presidio della tecnologia sono pre-condizioni fondamentali per rispondere alle sfide e cogliere le opportunità dell'insurtech. Siamo soddisfatti di essere stati precursori in Italia nel tentativo di mappare, misurare e stimolare la reattività delle organizzazioni assicurative rispetto all'avvento della digitalizzazione” dichiara Simone Ranucci Brandimarte, socio fondatore e Presidente di Iia .

Il covid e il digitale


Il report spiega come il lockdown ha inevitabilmente influenzato il rapporto tra le compagnie assicurative e i propri clienti. Il 79% dei clienti ha comunicato con la propria assicurazione attraverso i canali digitali (contact center, chatbot e strumenti di videochat), mentre il restante 21% si è affidato al contatto telefonico. Il maggior uso dei canali digitali non sembra però riguardare le sottoscrizioni. Il 29% degli intervistati ritiene infatti invariata l'entità delle sottoscrizioni online, mentre il 43% ha osservato una crescita limitata (sotto il 10%). La pandemia ha spinto le compagnie a creare prodotti che tengono conto delle nuove esigenze dei clienti: il 69% delle compagnie ha già lanciato prodotti ad hoc per fare fronte all'emergenza. “Nel lungo periodo, il 59% degli intervistati si aspetta di assistere a un incremento nel numero di sottoscrizioni e la maggioranza (83%) a una richiesta più estesa, data la maggiore necessità di protezione avvertita dai consumatori e l'attesa ripresa dei consumi nel new normal”, conclude il report.

Cosa vorresti fare?