Per We Wealth ha scritto Alberto Martinelli, Presidente ICCS-Camera di Commercio Italiana a Singapore e managing director di Julius Baer Singapore
Singapore è riuscita a dare impulso alle attività di Asset Management e allo sviluppo del Business dei Family Office
Ripercorrere la storia della finanza a Singapore aiuta a capire lo sviluppo: a ridosso della Crisi delle tigri asiatiche della fine degli anni ’90, Singapore godeva già di una consolidata reputazione come piazza di Commodity Trading (con riferimento soprattutto ai mercati di greggio, olio di palma e gomma). In questo contesto, a fine 1999 le autorità monetarie locali hanno lanciato un piano quinquennale di liberalizzazione del sistema banca rio, dando enfasi nel 2001 alle attività di Gestione patrimoniale, con l’obiettivo di diventare “la Svizzera dell’Asia”.
All’inizio del millennio si incomincia ad accumulare ricchezza privata anche in Cina; sono anni in cui le piazze finanziarie off-shore tradizionali vengono messe sotto pressione da numerose iniziative fiscali.
La cosa non è resa facile dalle dimensioni dell’economia nazionale, dall’assenza di grossi gruppi industriali domestici e dalla competizione delle vicine piazze finanziarie asiatiche tradizionali; ad esempio, a livello di capitalizzazione borsistica Taiwan vale circa il doppio di Singapore, Hong Kong circa 7 volte di più, Shanghai 8 volte e Tokyo rispettivamente quasi un multiplo di 9.
Tuttavia, Singapore è riuscita a dare impulso alle attività di Asset Management (e quindi allo sviluppo del Business dei Family Office).
Combinando questo business con i vantaggi di trasferimento effettivo della residenza, oggi Singapore annovera una popolazione di 30 miliardari e circa 1.360 famiglie ultra-high-net-worth su poco più di 5,4 milioni di abitanti.
Nel competere con la vicina Hong Kong per attirare capitali e talenti in nuovi settori, quali la gestione di Private Equity e gli Hedge Funds, da gennaio 2020 è stata introdotta, con notevole successo, la normativa che regola le Variable Capital Companies (VCC) con un minimo di capitalizzazione attraente di 50 milioni Sgd (37 milioni di dollari USD).
L’obiettivo è quello di attirare gestori, capitali e clienti di tale settore. In parallelo, in ambito di ESG Finance Singapore ha dichiarato quest’anno di voler diventare la principale piazza di emissione di debito per Green e Blu Finance dell’area Sud Est Asia.
Sicuramente una sfida per il terzo centro di raffinazione di greggio al mondo ma assolutamente coerente con la gestione delle problematiche ambientali che una città sul mare deve affrontare, causa cambia menti climatici oltre a un business in crescita esponenziale in ambito finanziario per i prossimi 5 anni almeno.
Facendo leva sul proprio ruolo strategico di hub finanziario, legale, logistico e fiscale per tutto il Sud Est Asiatico e in generale per lo spazio economico del Sud Est Asiatico, Singapore quindi si dota anche di questo strumento, le Spac, per attirare nuove opportunità di business.
Considerando il numero di Unicorn finanziari che si sono stabiliti a Singapore o che si sono sviluppati in quell’incredibile laboratorio umano di idee e di energia creativa rappresentato dal Sud Est Asiatico si comprende la strategia (e il “pericoloso” potenziale) di Singapore per la finanza internazionale che la vede posizionarsi tra le 4 migliori piazze per sviluppare e coltivare start up e porta d’ingresso verso la finanza per 655 milioni di abitanti dell’area.
Alberto Martinelli è Presidente ICCS-Camera di Commercio Italiana a Singapore e managing director di Julius Baer Singapore
Articolo tratto dal numero di gennaio di We Wealth