I (quasi) paradisi fiscali a km zero. Focus sull'Unione europea

5.8.2021
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L'Unione europea da tempo è impegnata nella lotta contro l'evasione fiscale e, periodicamente, aggiorna la lista delle giurisdizioni considerate non cooperative a fini fiscali, dunque ritenute tax haven. Ciononostante, anche l'Ue annovera al suo interno alcune giurisdizioni borderline
Ad avviso della Commissione europea anche all’interno dell’Eurozona ci sono giurisdizioni che pongono in essere politiche fiscali apertamente rivolte ad agevolare strategie elusive o evasive al fine di attrarre capitali dagli Stati esteri
In Europa sono almeno sei gli Stati considerati alla stregua di paradisi fiscali
Quando si pensa ad un paradiso fiscale solitamente la fantasia rimanda ad una geografia lontana e inaccessibile: l'atollo sperduto in mezzo all'oceano, ad esempio, è l'immagine suggestiva che più di tutte viene in mente quando si affronta questo argomento.
Del resto, resa in inglese l'espressione paradiso fiscale è molto più eloquente che in italiano e, per certi versi, spiega bene perché si è soliti pensare a luoghi isolati e regioni esotiche quando si parla di Stati a fiscalità privilegiata: tax haven, infatti, sta a indicare un luogo ove è possibile rifugiare capitali; dunque allontanarli dall'attenzione dell'amministrazione finanziaria (in buona sostanza, sottrarli a imposizione nel territorio dello Stato) al fine di godere di un regime tributario di particolare favore rispetto a quello, invece, applicabile nel paese d'origine.
E invero, al contrario di quanto si può pensare, alcune giurisdizioni (quasi) off-shore si trovano in luoghi per nulla isolati.
L'Europa, ad esempio, benché sia impegnata da tempo per migliorare la governance in materia fiscale a livello internazionale - al punto che con la lista black list delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali si prefigge di contrastare le pratiche abusive che erodono i gettiti fiscali degli Stati membri - ospita al suo interno giurisdizioni borderline; vale a dire Stati che offrono ambienti vantaggiosi per le imposte sulle plusvalenze, sul reddito, in particolare, delle società.
Queste aree geografiche, benché non siano ascrivibili a pieno titolo nel novero dei paradisi fiscali, in forza di alcune politiche fiscali di particolare vantaggio attraggono investitori privati e grandi aziende da tutto il mondo.
Non è un caso se la Commissione europea, nel recente report denominato “Business Taxation for the 21st Century”, ha messo in evidenza che nell'Ue sono almeno 6 gli Stati che promuovono, con le loro politiche fiscali interne, strategie di evasione fiscale. Nel dettaglio, l'organo esecutivo europeo pone l'attenzione nei confronti del Lussemburgo, dei Paesi Bassi, dell'Irlanda, di Cipro e Malta e, infine, dell'Ungheria.
L'Europa, ad esempio, benché sia impegnata da tempo per migliorare la governance in materia fiscale a livello internazionale - al punto che con la lista black list delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali si prefigge di contrastare le pratiche abusive che erodono i gettiti fiscali degli Stati membri - ospita al suo interno giurisdizioni borderline; vale a dire Stati che offrono ambienti vantaggiosi per le imposte sulle plusvalenze, sul reddito, in particolare, delle società.
Queste aree geografiche, benché non siano ascrivibili a pieno titolo nel novero dei paradisi fiscali, in forza di alcune politiche fiscali di particolare vantaggio attraggono investitori privati e grandi aziende da tutto il mondo.
Non è un caso se la Commissione europea, nel recente report denominato “Business Taxation for the 21st Century”, ha messo in evidenza che nell'Ue sono almeno 6 gli Stati che promuovono, con le loro politiche fiscali interne, strategie di evasione fiscale. Nel dettaglio, l'organo esecutivo europeo pone l'attenzione nei confronti del Lussemburgo, dei Paesi Bassi, dell'Irlanda, di Cipro e Malta e, infine, dell'Ungheria.
Detti Stati ad avviso dell'Istituzione europea, non solo minacciano la ripresa economica dell'Europa a seguito della pandemia ma determinano, ormai da tempo, con le loro condizioni di assoluto vantaggio – in particolare sulla tassazione dei profitti societari -, una perdita annua di gettito per gli altri Stati stimata per oltre 37 miliardi di euro.
Ebbene, incrociando i dati della Commissione europea con quelli rilasciati da Tax Justice, in particolare prendendo in considerazione il Corporate Tax Haven Index – dunque la classifica mondiale delle giurisdizioni complici nell'agevolare le società multinazionali a sottopagare l'imposta sul reddito delle società – emerge che entro le prime 25 posizioni a livello globale si posizionano: l'Ungheria, Malta, Cipro, l'Irlanda, Lussemburgo, Svizzera e Paesi Bassi.
Ciò considerato, è appena il caso di soffermare l'attenzione, benché brevemente, su Malta e Cipro, ribadendo che - formalmente - non possono considerarsi paradisi fiscali.
Malta si classifica a livello mondiale al 18° posto per tasso di segretezza finanziaria, determinando un danno nei confronti degli altri Paesi (tenendo conto dei capitali sottratti a tassazione nel paese d'origine) stimato per 292 milioni di euro; di cui 217 milioni consistono in pratiche evasive poste in essere da individui.
Cipro, invece, occupa il 14° posto nella classifica dei paradisi fiscali per le aziende a livello globale, mantenendo un indice di segretezza bancaria e finanziaria molto rigido.
Ancora più di Malta, Cipro determina un danno complessivo nei confronti degli altri Stati stimato in 1 miliardo di dollari annui (in termini di tasse perse), favorendo l'evasione fiscale privata per 615 milioni di dollari.
Ebbene, incrociando i dati della Commissione europea con quelli rilasciati da Tax Justice, in particolare prendendo in considerazione il Corporate Tax Haven Index – dunque la classifica mondiale delle giurisdizioni complici nell'agevolare le società multinazionali a sottopagare l'imposta sul reddito delle società – emerge che entro le prime 25 posizioni a livello globale si posizionano: l'Ungheria, Malta, Cipro, l'Irlanda, Lussemburgo, Svizzera e Paesi Bassi.
Ciò considerato, è appena il caso di soffermare l'attenzione, benché brevemente, su Malta e Cipro, ribadendo che - formalmente - non possono considerarsi paradisi fiscali.
Malta si classifica a livello mondiale al 18° posto per tasso di segretezza finanziaria, determinando un danno nei confronti degli altri Paesi (tenendo conto dei capitali sottratti a tassazione nel paese d'origine) stimato per 292 milioni di euro; di cui 217 milioni consistono in pratiche evasive poste in essere da individui.
Cipro, invece, occupa il 14° posto nella classifica dei paradisi fiscali per le aziende a livello globale, mantenendo un indice di segretezza bancaria e finanziaria molto rigido.
Ancora più di Malta, Cipro determina un danno complessivo nei confronti degli altri Stati stimato in 1 miliardo di dollari annui (in termini di tasse perse), favorendo l'evasione fiscale privata per 615 milioni di dollari.