In Lussemburgo e a Cipro oltre l’8% delle imprese intrattiene rapporti con Paesi che attuano pratiche fiscali dannose
Il 60% delle autorità pubbliche nell’Ue non impiega software per le indagini finanziarie per tracciare e valutare il rischio di riciclaggio delle imprese
Altrimenti detto, gli schermi societari, da un lato, favoriscono la pianificazione fiscale aggressiva e consentono di conseguire indebiti vantaggi fiscali; dall’altro, impediscono di risalire agli individui che controllano le società e alla circostanza che i proventi derivino dalla perpetrazione di reati fiscali.
L’Ue – nella consapevolezza che fenomeni di questo tipo incidono negativamente sulle entrate erariali e condizionano negativamente la vita economica di molti ordinamenti, alimentando altresì divari sociali sempre più marcati – è da tempo impegnata per contrastare l’opacità fiscale e le pratiche fiscali dannose.
E invero, come del resto dimostrano le ultime rivelazioni trapelate dall’inchiesta giornalistica Pandora Papers, è evidente che gli sforzi fatti dalle Istituzioni europee e dalle organizzazioni internazionali sono ancora insufficienti per ridurre le frodi fiscali, il riciclaggio di denaro in Paesi offshore e il trasferimento di capitali in giurisdizioni a fiscalità agevolata.
Ebbene, in questo scenario, per certi versi preoccupante, si rivelano più che mai essenziali le analisi e le ricerche condotte da Transcrime – Centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dell’Università di Bologna e dell’Università di Perugia –, nell’ambito del progetto Datacros; attraverso il quale è stato sviluppato uno strumento capace di individuare anomalie nella struttura proprietaria delle imprese in Europa che possono presentare elevati rischi di collusione, corruzione e riciclaggio.
La difficoltà di tracciare e confiscare i proventi illeciti, si individua – tra le altre cose – nella mancanza nel settore pubblico di strumenti idonei a valutare la portata del rischio di opacità per le imprese. Sono sempre più complessi, infatti, gli schemi societari fraudolenti che permettono a società legittime di essere implicate nella facilitazione di condotte illecite, riconducibili a corruzione e riciclaggio di denaro sporco.
Con Datacros progetto coordinato da Transcrime – che ha operato in collaborazione con le autorità spagnole e francesi, nonché con IrpiMedia -, non solo è stato possibile ricostruire la struttura societaria di 56 milioni di imprese europee presenti in 29 Paesi, ma si è messo in evidenza che il 60% delle autorità pubbliche nell’Ue non impiega, nel corso delle indagini finanziarie, software idonei a tracciare e valutare il rischio delle imprese.
Attraverso questo progetto è stato sviluppato un prototipo di software che consente di identificare le aziende ad alto rischio di riciclaggio: mediante l’incrocio di informazioni provenienti da diverse banche dati, il software progettato da Transcrime, unitamente alle autorità coinvolte e al supporto di IrpiMedia, permette di ricostruire collegamenti azionari complessi ed identificare gruppi di imprese sospette.
Ma Datacros, come si apprende dalle dichiarazioni rilasciate da Transcrime, è solo il punto di partenza. A partire da gennaio 2022, infatti, il software verrà potenziato e messo a disposizione di 15 autorità europee che avranno la possibilità di metterlo in pratica in 7 diversi Stati.