La crescita dello spread dei titoli europei rispetto ai migliori emittenti nazionali negli ultimi due anni riflette anche una modifica della percezione dei mercati rispetto al futuro dell’UE
In Europa il trend nella qualità del credito sta diventando negativo nel campo delle imprese, a causa dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento
L’economia europea è prossima allo stallo?
A dire di uno studio recentemente condotto da S&P Global Ratings (“S&P”) sulle condizioni del credito in Europa sembrerebbe di sì.
S&P prevede che i tassi ufficiali, attualmente al proprio picco o prossimi al suo raggiungimento, rimarranno alti più a lungo, poiché l’inflazione nell’Eurozona potrebbe tornare al target del 2% solo alla fine del 2025. Ciò peserà sulla crescita, mantenendo le condizioni di finanziamento rigide – ancora più rigide in termini reali – e aumenterà inevitabilmente l’attenzione sui flussi di cassa, sul costo del debito e sulla sostenibilità.
Sono diverse le cause che motivano questa visione pessimistica. L’inasprimento delle condizioni di finanziamento, il rallentamento dei mercati del lavoro e della dinamica degli utili delle imprese, esacerbano le vulnerabilità finanziarie, portando il tasso di default in graduale aumento, stimato al 3,75% nei prossimi trimestri.
In questo contesto, il trend nella qualità del credito sta diventando negativo, nel campo delle imprese, a causa dell’inasprimento delle condizioni di finanziamento.
Il settore immobiliare rimane uno dei più esposti. L’ubicazione e la qualità degli asset saranno fattori determinanti. Non si prevede che il mercato degli investimenti possa riprendersi completamente prima della stabilizzazione dei tassi di interesse nel 2024. La maggior parte dei contratti di locazione europei sono legati all’inflazione attraverso l’indicizzazione e quest’anno l’indicizzazione rimarrà robusta, mitigando in parte un potenziale calo dei livelli di occupazione e degli affitti di mercato.
Per quanto riguarda le banche europee, sebbene emergerà un deterioramento dell’asset quality, le perdite su crediti dovrebbero normalizzarsi. S&P prevede inoltre che i rating della finanza strutturata si manterranno solidi di fronte a uno stress modesto.
S&P prevede dunque che la qualità del credito societario si deteriorerà nel resto dell’anno, dopo aver resistito relativamente bene nella prima metà del 2023.
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Qual è la situazione del debito in Europa?
La decisione, presa nel Consiglio europeo di luglio 2020, di emettere debito europeo per finanziare un ampio piano fiscale (il Next Generation EU, NGEU) è stata unanimemente salutata come un passaggio fondamentale verso una maggiore integrazione tra i Paesi europei, tuttavia, rileva l’Osservatorio sui conti Pubblici (OCPI) dell’Università Cattolica di Milano, nell’ambito del report dal titolo Il Comma 22 del debito europeo, gli accadimenti recenti sui mercati finanziari rappresentano una doccia fredda.
Infatti ad oggi il debito europeo è collocato sul mercato a tassi di interesse più elevati di quelli richiesti per finanziare il debito di molti Paesi europei. Malgrado il debito europeo sia considerato dalle agenzie di rating internazionali come meno rischioso del debito di questi Paesi. Ma come mai?
Secondo OCPI questo succede, tra le altre cose, perché:
- l’incremento dello spread dei titoli europei su quelli nazionali è legata alla minore liquidità dei primi
- il debito europeo, sia per le sue dimensioni limitate che per la mancanza di un mercato secondario sviluppato, è meno liquido di quello dei principali Paesi europei, con un volume di transazioni giornaliere assai minore
- la Commissione ha preferito allocare circa la metà dei nuovi titoli UE tramite sindacati di banche piuttosto che tramite aste competitive, che è invece la pratica comune degli emittenti nazionali. La scelta garantisce maggiormente il collocamento dei titoli, ma a costi maggiori
- la Commissione ha emesso titoli lungo tutta la curva dei rendimenti, con l’effetto però che il numero di titoli per scadenza è relativamente piccolo.