Il termine “alienazione” fu introdotto per descrivere lo stato emotivo degli operai che compivano un lavoro ripetitivo e che sentivano “alieno”, estraneo al loro essere. D’altronde, la mano d’opera all’interno delle catene di montaggio non doveva essere molto stimolata dal punto di vista creativo: ai più fortunati capitava di avvitare il solito bullone, nella solita posizione, per ripetute volte.
Anche tra chi esercita la professione per la quale ha sempre studiato, anche tra i manager o tra chi svolge un lavoro creativo all’interno di una grande azienda, possono verificarsi dinamiche per cui le persone sentono di non riuscire a esprimere al meglio il loro “essere”.
I dati della ricerca sono stati pubblicati nel report 2020 “Employee Engagement and Performance: Latest Insights From the World’s Largest Study”. Lo studio ha incluso 112.312 unità aziendali con 2,7 milioni di dipendenti in 276 organizzazioni e 54 settori, in 96 paesi. I ricercatori hanno esaminato 6 risultati: vendite, profitto, coinvolgimento dei clienti, fatturato, coinvolgimento dei dipendenti e sicurezza.
A ciascun dipendente è stato rivolto un questionario di 12 semplici domande, come ad esempio:
- Sei soddisfatto del tuo lavoro?
- Il tuo manager di ascolta?
- Hai tutto il materiale che ti serve per svolgere i tuoi compiti?
- Il 65% delle persone nel mondo del lavoro è passivamente non-coinvolte: fanno solo quello che gli viene chiesto di fare, ma non vanno oltre quello. Non cercano di innovare, né di migliorare sé stessi.
- Il 30% invece è attivamente non-coinvolto: non solo non fanno il lavoro per cui sono pagati, ma addirittura remano contro. Creano zizzania, chiacchiericcio, disturbano. E che per compensare l’impatto di un lavoratore attivamente non-coinvolto ne servono 4 attivamente coinvolti !
Perché sviluppare i talenti
Perché accade questo? Perché sono infelici. Perché non si sentono ascoltati dal loro manager e perché non possono mettere in azione ogni giorno i loro talenti.
Sì certo, ci sarà anche una percentuale di persone che anche nelle migliori condizioni del mondo non ha assolutamente voglia di fare nulla. Ma una buona parte del problema potrebbe essere rapidamente risolta se ognuno potesse conoscere e applicare i propri talenti
Il talento non è qualcosa destinato a pochi e limitato all’ambito artistico (“So cantare bene, so dipingere bene…”). Il talento “comportamentale” è uno schema naturale e ricorrente di pensieri, sensazioni e comportamenti che quando viene applicato produce risultati eccellenti.
Talento vs abilità
Il talento si differenzia dall’abilità perché, laddove quest’ultima si può apprendere con la pratica e l’esercizio, il primo è qualcosa che fa parte del Dna di una persona. Con un talento ci si nasce. Inoltre, mentre esercitare un’abilità porta sempre un certo sforzo e concentrazione, col talento viene tutto naturale.
Ad esempio, ci sono persone che hanno un ottimo talento per la comunicazione interpersonale. Chi non ha questo talento, può seguire un corso di comunicazione e diventare un bravo o addirittura un ottimo oratore, ma dovrà sempre fare una certa “fatica” ad applicare concetti teorici e tecniche che ha imparato. Mentre chi ha un talento per la comunicazione, applica le stesse strategie in modo inconscio e naturale, senza nemmeno pensarci (e spesso senza nemmeno saperlo).
Come sviluppare i talenti
Alla luce di ciò, alcune aziende hanno deciso di migliorare la gestione del loro personale focalizzandosi sui punti di forza di ciascuno dei propri dipendenti. Hanno lasciato in sostanza che ogni individuo potesse esprimere il suo miglior potenziale. Questo è valso anche per i manager, talvolta cambiandoli di ruolo, altre volte lasciando che svolgesse lo stesso compito in modo diverso.
Le aziende hanno smesso di modellare i propri dipendenti su standard comuni e hanno iniziato a impiegarli nel modo più consono alle loro individualità.
I risultati sono stati sorprendenti. Nel giro di appena quattro mesi, le aziende che si sono focalizzate sul valorizzare i talenti dei propri dipendenti hanno registrato il 19% in più di vendite, sono risultate fino al 29% più profittevoli e hanno sperimentato fino al 72% in meno di assenteismo.
Le aziende sono fatte di persone. Le performance delle persone determinano il successo di ogni azienda. La soluzione sta quindi nel partire dall’individuo e scoprire quali sono i suoi talenti, farli emergere e sfruttarli all’interno dell’azienda, anche se questo comporta “uscire dagli schemi” comuni.
Al giorno d’oggi ogni azienda che si rispetti sa bene quanto è importante il potenziale umano. Sa bene che senza una buona gestione del capotale umano, non è possibile ottenere risultati. I leader delle aziende di successo capiscono l’importanza che le risorse umane e la loro buona gestione hanno sulla salute del business, e si aspettano che i manager sappiano tradurre questa consapevolezza in sagge decisioni giornaliere per avere standard qualitativi alti e un clima lavorativo produttivo.
Ecco 5 regole per sviluppare un bacino di potenziali talenti:
- Assumi le persone giuste. Il costo di un errore è molto alto;
- Tieniti stretto i dipendenti migliori;
- Allontana quelli che non meritano di restare;
- Aiuta tutti a migliorarsi;
- Premia i meriti
Un business può riguardare rulli compressori, succhi di frutta o procedure notarili, ma dentro, fuori e nel cuore di un business ci sono sempre delle persone.