Accumulare capitale può essere gratificante, ma utilizzarlo per migliorare immediatamente il proprio stile di vita ha i suoi evidenti vantaggi. “Nel momento in cui la rendita passiva e di portafoglio diventeranno parte della tua vita, la tua vita cambierà”: è una delle tante frasi del campionario di Robert Kiyosaki, l’imprenditore che ha legato la sua fama a come far lavorare il denaro “al posto tuo”. A determinate condizioni, non è impossibile riuscirci: ma non è possibile per tutti nella stessa misura e, anche per questo, le aspettative devono essere realistiche.
Generare rendite passive avendo a disposizione poco capitale iniziale non può fare miracoli, a meno di impegnare il proprio denaro in scommesse ad alto rischio. Il mondo delle criptovalute, ad esempio, ha abbracciato il concetto di rendita passiva attraverso lo staking: un meccanismo che, in varie forme, permette di ricevere un flusso di reddito “impegnando” le proprie criptovalute. La finanza decentralizzata, priva di intermediari tradizionali, è un altro canale che promette di spremere grandi rendimenti da questa forma di attività. In entrambi i casi, si tratta di forme di investimento con poca esperienza storica e avvolte da importanti incertezze giuridiche nel caso in cui le cose vadano storte.
Nel mondo ‘analogico’, gli italiani puntano alla rendita passiva con il più tradizionale affitto degli immobili. Questa storica preferenza dice già qualcosa su quanto una rendita immediata possa essere più gratificante di un capitale accumulato nel tempo a una velocità potenzialmente più rapida. Il dubbio sorge spesso anche di fronte alla scelta di un fondo d’investimento: meglio gli strumenti che distribuiscono dividendi e cedole al sottoscrittore o quelli che li reinvestono direttamente sul fondo?
“Il tema delle rendite passive è di grande attualità, specialmente in un panorama in cui molti cercano di integrare il proprio reddito e di aumentare il proprio benessere finanziario”, racconta a We Wealth Salvatore Gaziano, consulente finanziario fondatore di SoldiExpert Scf. “Sui social media e attraverso alcuni ‘guru’ della finanza, le rendite passive sono presentate come una soluzione facile e priva di complicazioni. Tuttavia, la realtà è ben diversa. La creazione di una rendita passiva sostenibile richiede impegno iniziale, risorse e soprattutto competenze di gestione continua. Anche generare rendite passive è un lavoro e necessita di un certo attivismo (e non solo)”. Naturalmente, i video su YouTube fanno più successo se la promessa è di un guadagno con poco sforzo, applicando questo o quel metodo: “Ci sono molti operatori nel settore che hanno tutto l’interesse a far sembrare questo percorso semplice, vendendo facilmente i loro corsi o prodotti finanziari discutibili”.
Immobili e strumenti finanziari: fino a che punto è “passiva” la rendita
Da un certo punto di vista, la rendita passiva è un po’ meno complicata della pensione precoce: quest’ultima prevede di raggiungere lo stile di vita desiderato eliminando del tutto la necessità di lavorare. Una rendita passiva “che fa comodo” è più facile da realizzare e da vendere. Ma quanto sono effettivamente passive le rendite più popolari? “È spesso un mito: ad esempio, la gestione di immobili richiede tempo e denaro; ci sono costi di manutenzione, periodi di vacanza locativa e rischi di morosità”, afferma Gaziano. “Anche gli investimenti finanziari, come azioni e obbligazioni, non sono esenti da rischi: le fluttuazioni di mercato possono influire negativamente e i dividendi non sono sempre garantiti”. Ad esempio, i rendimenti dei fondi immobiliari quotati Reit si sono dimezzati dal 2020 in poi rispetto ai 20 e 50 anni precedenti, ricorda il consulente finanziario.
Non sono solo i giovani della generazione cripto a cercare rendite passive sontuose. “Come consulenti indipendenti, capita che alcuni clienti ci chiedano di integrare il loro reddito disponibile o di prelevare periodicamente un importo dal capitale accumulato”, dice a We Wealth Fabrizio Azzaro, partner di Monium Scf. “Queste richieste devono essere sempre inserite in un contesto di pianificazione finanziaria accurata”. E, in questo esercizio di pianificazione, capita anche di dover “correggere errori comportamentali quando il tenore di vita dei clienti supera le possibilità economiche”.
Infatti, il reddito generato dal capitale che non viene reinvestito potrebbe contribuire a una lenta erosione del patrimonio, soprattutto se non si tiene conto della necessità di far crescere il capitale almeno in misura sufficiente a compensare l’effetto dell’inflazione. “La realtà della creazione di rendite passive richiede una strategia ben definita, risorse iniziali e un continuo monitoraggio”, dice Gaziano, “e richiede molta frugalità soprattutto se non si può partire con capitali elevati o non si può contare su flussi certi e importanti”. Infatti, limitare le spese correnti, e quindi il proprio stile di vita, permette di rendere più sostenibile un sostentamento derivante in buona parte da rendite passive. “Non raramente ci è capitato di invitare gli aspiranti ‘rentier’ a valutare di trovarsi un reddito aggiuntivo cercandolo nel lavoro o riducendo le spese correnti, perché lo sbilancio fra entrate e uscite è magari incolmabile”.
Realizzare una rendita passiva sostenibile
Ma allora, chi ha la legittima aspirazione di liberare più tempo libero facendo leva sulle rendite quali calcoli e strategie deve veramente adottare?
“Disporre di un capitale, ereditato o accumulato, è una condizione necessaria per creare una fonte di rendita integrativa”; occorre, poi, “quantificare correttamente la rendita desiderata e stimare realisticamente la redditività del capitale disponibile. Solo così è possibile capire se l’obiettivo è realizzabile”, afferma Azzaro. “Se non lo è, sarà necessario adottare interventi correttivi, come posticipare l’obiettivo o incrementare il capitale tramite ulteriori accantonamenti”. Una volta messo a fuoco l’obiettivo, andranno individuati strumenti finanziari o altre forme di investimento adeguati: “Qualsiasi prodotto finanziario può produrre una rendita, sotto forma di cedole, dividendi o prelievi periodici di capitale”, dice Azzaro. “Tuttavia, le rendite passive investite in strumenti finanziari devono essere gestite e monitorate attraverso una corretta pianificazione finanziaria, che generi un portafoglio personalizzato sulle esigenze del cliente. Solo così si può aumentare la probabilità di successo senza pericolose scorciatoie”.
“Gli Etf possono offrire una diversificazione a costi contenuti, rappresentando una valida alternativa ai fondi di investimento tradizionali che, nel tempo, possono assorbire notevoli porzioni di rendimenti attraverso le varie commissioni”, afferma Gaziano. “Infine, un portafoglio bilanciato potrebbe includere una maggiore componente obbligazionaria, in quanto i flussi di reddito da obbligazioni sono più prevedibili rispetto a quelli azionari”.