L’ipotesi che il partito comunista cinese, di fronte all’evidente rallentamento, avrebbe tirato fuori il bazooka degli stimoli si è in qualche modo concretizzata con il taglio a sorpresa della Pboc. Ma gli effetti immediati sui mercati, alla fine, non sono stati positivi
In Cina le vendite al dettaglio di luglio sono aumentate del 2,5% annuo, contro il +4,5% atteso dal consenso Reuters, mentre la produzione industriale ha guadagnato il 3,7%, contro il +4,4% stimato.
Nel frattempo, due importanti attori privati cinesi, Country Garden e Zhodrong, sono finiti in crisi alimentando nuove preoccupazioni sui settori delle costruzioni e dello shadow banking
Nonostante il taglio dei tassi a sorpresa da parte della banca centrale cinese i mercati asiatici hanno segnato un nuovo minimo da 11 settimane nel corso della seduta del 16 agosto: una serie di difficoltà macroeconomiche, unite a nuove ombre sul settore immobiliare e dello shadow banking stanno accrescendo lo scetticismo degli investitori sugli obiettivi di crescita della Cina.
La People’s bank of China (Pboc), anziché aspettare settembre, ha deciso di tagliare di 15 punti base la medium-term lending facility e di 10 punti base il repo rate a sette giorni, portandolo all’1,8%. Mosse che erano state precedute dalla notizia sul calo annuo dello 0,3% dell’indice dei prezzi al consumo a luglio, indicativo di una certa debolezza della domanda interna. La pioggia di dati macro negativi, però, è proseguita anche martedì: le vendite al dettaglio di luglio sono aumentate del 2,5% annuo, contro il +4,5% atteso dal consenso Reuters, mentre la produzione industriale ha guadagnato il 3,7%, contro il +4,4% stimato.
A questi fattori si è aggiunta la decisione, comunicata martedì dalle autorità cinesi, di cessare la diffusione dei dati sulla disoccupazione giovanile, dopo che l’indicatore aveva superato la soglia record del 20% a giugno (l’ultimo aggiornamento era stato diffuso il 17 luglio). Una scelta che priverà gli economisti di un metro di valutazione sull’andamento della crescita cinese.
Un primo stimolo che non basta ai mercati
L’ipotesi che il partito comunista cinese, di fronte all’evidente rallentamento, avrebbe tirato fuori il bazooka degli stimoli si è in qualche modo concretizzata con il taglio a sorpresa della Pboc. Ma gli effetti immediati sui mercati, alla fine, non sono stati positivi. L’indice Msci sulle azioni asiatiche (escluso il Giappone) ha toccato il livello minimo da 11 settimane in seguito alla decisione, con un rosso dello 0,73% per il solo indice cinese Csi 300. Male tutta l’area asiatico-pacifica il 16 agosto, con un rosso dell’1,46% per il Nikkei 225 e dell’1,36% per l’Hang Seng.
“Da un punto di vista macro, le decisioni [della banca centrale cinese] sono in qualche modo utili. Aiuteranno a migliorare la capacità di servizio del debito dei governi locali e delle società immobiliari, che sono in difficoltà”, hanno commentato gli analisti di Ing in seguito alla decisione della Pboc, “ma non si tratta di un risultato che cambia le carte in tavola e quindi dubitiamo che il sentiment del mercato migliorerà drasticamente solo grazie a questo”.
Prima della decisione della Pboc i dati pubblicati da Goldman Sachs avevano mostrato come gli hedge fund stessero già vendendo “aggressivamente” le azioni cinesi, in particolare quelle quotate sui mercati interni: “Gli hedge fund hanno compiuto vendite nette di azioni cinesi in otto su dieci delle ultime sedute sul prime book al 14 agosto”, aveva affermato la banca d’affari ricordando come questa fosse la maggiore ondata di vendite nell’arco di dieci sedute dall’ottobre 2022.
“A nostro avviso, Pechino dovrebbe svolgere il ruolo di prestatore di ultima istanza per sostenere alcuni grandi sviluppatori e istituzioni finanziarie in difficoltà, e dovrebbe svolgere il ruolo di spenditore di ultima istanza per stimolare la domanda aggregata”, ha dichiarato martedì il team di analisti di Nomura guidato da Ting Lu, “vediamo anche un maggiore rischio di ribasso per le nostre previsioni di crescita del 4,9% annuo sia per il terzo che per il quarto trimestre, ed è sempre più possibile che la crescita annuale del Pil quest’anno non raggiunga il 5%“. Il governo cinese guidato da Li Qiang ha fissato proprio “attorno al 5%” l’obiettivo di crescita per quest’anno, una previsione che appariva prudente quando fu formulata a marzo – adesso lo è molto meno.
Secondo gli analisti di Ing è improbabile che la politica monetaria torni a mettere in campo un quantitative easing per contrastare un recupero post-covid rivelatosi più lento del previsto. “La Cina sta attraversando una dolorosa transizione verso un’economia meno alimentata dal debito, meno incentrata sul settore immobiliare e più guidata dai consumatori”, hanno affermato in una nota del 15 agosto, “una politica d’emergenza come il Qe, che si occupa principalmente di gonfiare i prezzi delle attività reali e finanziarie, non sembra avere un ruolo importante da svolgere in questo contesto”. Per quanto riguarda la politica fiscale del governo la transizione dovrebbe prevedere misure di efficienza dal lato dell’offerta, con un limitato ricorso a nuovo debito, fattori che spingono gli analisti della banca olandese “ad abbassare le aspettative sulla crescita cinese”. Premesse che non sembrano le più favorevoli per l’azionario cinese a breve termine.
Edilizia e shadow banking, crepe sulla transizione dell’economia cinese
Nel frattempo, due importanti attori privati cinesi sono finiti in crisi alimentando nuove preoccupazioni. Da un lato, la società di costruzioni edilizie Country Garden è a rischio di default, con pagamenti non corrisposti per 200 miliardi di dollari. Dall’altro, Zhodrong International Trust, un importante attore nel mercato dello shadow banking cinese, non ha remunerato alcuni suoi prodotti d’investimento, innescando nuovi timori sulla possibilità che questo attivi una crisi di fiducia sul comparto bancario “parallelo” e sollevando che le autorità pubbliche potrebbero dover intervenire in soccorso. Shadow banking ed edilizia cinese sono stati a lungo collegati, in quanto i prodotti finanziari delle banche ombra sono stati un canale di finanziamento per l’espansione per i costruttori, alimentando la crescita cinese a prezzo di un pericoloso indebitamento.
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