- In vista dei nuovi rischi connessi alla rielezione di Donald Trump, la Cina ha lanciato un maxi piano da 10 miliardi di yuan per rifinanziare il debito degli enti locali
- Haefele: “Nel breve periodo la strategia è di favorire all’interno delle azioni cinesi i settori value difensivi e ad alto rendimento, come i finanziari e l’energia”
Il maxi piano da 10 miliardi di yuan a sostegno dei governi locali, annunciato dalle autorità cinesi alla fine della scorsa settimana, delude i mercati. Il Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, il massimo organo legislativo cinese, ha svelato i dettagli della prossima serie di misure fiscali finalizzate ad affrontare i rischi di debito che continuano a mettere a dura prova le municipalità dissestate. Il ministro delle Finanze, Lan Fo’an, ha dichiarato che il programma straordinario dovrebbe contrarre questo debito “nascosto” dagli attuali 14,3 miliardi di yuan a 2,3 miliardi entro il 2028.
In più, consentirebbe agli enti locali di ridurre l’onere degli interessi di circa 600 miliardi di yuan nei prossimi cinque anni. Tuttavia, l’incontro non ha prodotto nuove misure per rilanciare i consumi, rianimare l’immobiliare o ricapitalizzare le banche, nonostante le precedenti promesse. “Questo risultato è ben al di sotto delle aspettative del mercato, soprattutto se si considera la crescente probabilità di un’onda rossa repubblicana dopo l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca”, osserva Mark Haefele, chief investment officer di Ubs global wealth management.
Perché il maxi piano cinese delude i mercati
Secondo l’esperto, Pechino sembrerebbe volere più chiarezza sui dazi in arrivo dagli Stati Uniti, prima di ulteriori stimoli. “A nostro avviso, ciò significa che la Cina è pronta a rispondere all’aumento delle tariffe con maggiori sostegni, anche se è probabile che le misure siano reattive piuttosto che preventive”, spiega Haefele. Intanto, i titoli azionari cinesi sembrano suscettibili alla volatilità indotta dalle tariffe e alla delusione relativa alle misure annunciate, continua l’esperto. Sebbene il piano da 10 miliardi di yuan abbia soddisfatto le aspettative nella sua complessità, prima della riunione le attese del mercato ruotavano non solo su un programma di risoluzione del debito pubblico locale su vasta scala ma anche su una qualche forma di stimolo aggiuntivo ai consumi e al settore immobiliare.
Haefele: potenziali pressioni sulle azioni cinesi
“Considerata la vittoria di Donald Trump e la risposta della Cina agli stimoli che finora non è stata all’altezza delle aspettative, vediamo una potenziale pressione a breve termine sulle azioni cinesi”, dichiara Haefele. “La volatilità indotta dai dazi, le ulteriori delusioni relative alle misure e l’aumento dell’inflazione statunitense sono tutti rischi al ribasso che potrebbero danneggiare gli utili e i multipli cinesi”, aggiunge l’esperto. Alla luce di queste aspettative, Ubs global wealth management adotta un posizionamento difensivo sulla Cina. “Visti i rischi e la volatilità a breve termine, nel breve periodo la strategia è di favorire all’interno delle azioni cinesi i settori value difensivi e ad alto rendimento, come i finanziari, i servizi di pubblica utilità, l’energia e le telecomunicazioni”, afferma Haefele. Per la banca svizzera questi segmenti, orientati verso il mercato interno e con una forte presenza di aziende di Stato, dovrebbero sovraperformare in un contesto di volatilità, beneficiando al contempo di maggiori stimoli politici.
Come investire sulla Cina, aspettando Trump
“Per quanto riguarda le obbligazioni cinesi investment grade, vediamo un impatto minimo sulle imprese statali e sui titoli finanziari e riteniamo che i fondamentali rimangano ampiamente solidi”, sostiene l’esperto. “Rimaniamo neutrali sull’azionario cinese e prenderemmo in considerazione una visione più positiva se il mercato dovesse subire un brusco calo”, conclude Haefele. A intervenire sulla Terra del Dragone anche Giancarlo Sandrin, head of wholesale distribution southern Europe di LGIM, intercettato da We Wealth in occasione dell’ultima puntata di Weekly Bell. “La situazione economica cinese e la reazione dei mercati alle recenti misure fiscali annunciate dal governo, restituiscono un quadro complesso”, dice Sandrin. “La vittoria di Trump non ha innescato un forte storno sulla Cina. Ma non vediamo ancora segnali da parte del governo sufficientemente forti da placare l’incertezza di molti investitori nei confronti del mercato”.