All’interno del consiglio direttivo della Banca Centrale Europea sta crescendo il consenso che, presumibilmente, aprirà a breve le porte per il primo taglio ai tassi. Ad averlo riconosciuto è stato il governatore della Banca d’Italia e membro del consiglio Bce, Fabio Panetta: “L’inflazione è in rapido calo”, ha dichiarato Panetta in un intervento del 25 marzo, una condizione che rende “possibile un taglio dei tassi”. E ha aggiunto: “Va in questa direzione il consenso che sta emergendo soprattutto nelle settimane più recenti, nell’ambito del consiglio direttivo della Bce”.
Nelle circa due settimane che dividono gli investitori dalla prossima riunione dell’Eurotower potrebbero concentrarsi condizioni più interessanti per acquistare titoli obbligazionari e Btp, prima che un’eventuale svolta “colomba” nella comunicazione della Bce faccia rapidamente scendere i rendimenti.
Per gli analisti il primo taglio è in arrivo a giugno
Al momento, gli analisti sembrano convergere sul fatto che la riunione del primo taglio dei tassi Bce sarà quella del 6 giugno. Considerando che queste mosse vengono solitamente anticipate da un mutamento nello stile comunicativo con almeno una riunione di anticipo, è lecito aspettarsi che il cambiamento anticipato da Panetta diverrà più chiaro nel corso della conferenza stampa post-riunione dell’11 aprile. Già in occasione delle ultime previsioni macroeconomiche lo staff della Bce aveva rivisto al ribasso di ben quattro decimali l’inflazione attesa per il 2024, portandola al 2,3% – nettamente più vicina all’obiettivo di lungo periodo al 2%.
ECB staff macroeconomic projections for the euro area (March 2024) https://t.co/kolwfMRkI1 https://t.co/dnsjYHAvDI
— European Central Bank (@ecb) March 7, 2024
“Abbiamo ancora una forte convinzione per un taglio a giugno”, ha dichiarato Ruben Segura-Cayuela, head of Europe economics research presso Bank of America in una nota del 26 marzo, “gran parte di ciò che abbiamo visto nelle ultime due letture sull’inflazione” superiori alle attese, “è stato determinato dal solito rumore di inizio anno e dai fattori speciali”.
Anche per gli analisti di S&P Global Ratings l’appuntamento con il primo taglio dei tassi Bce sarà a giugno. “La porta si aprirà a un primo taglio dei tassi a giugno, e il ciclo di tagli dei tassi sarà graduale, a meno di un altro shock esterno”, hanno affermato da S&P nel loro nuovo outlook, “continuiamo a prevedere tre tagli dei tassi di 25 punti base nel 2024 (probabilmente a giugno, settembre e dicembre), con la Bce che basa ciascun taglio su nuove proiezioni di crescita e inflazione e dati aggiornati sui salari”. Guardando più avanti S&P ha ridotto da cinque a tre le previsioni sui tagli nel 2025.
Portare in cascina il rendimento
Come accennato, la riduzione dei rendimenti delle obbligazioni probabilmente precederà il taglio dei tassi vero e proprio e potrebbe arrivare nel momento in cui le aspettative sulle prossime mosse della Bce si faranno più convinte. Di conseguenza, gli investitori a lungo termine che volessero “bloccare” un rendimento fisso consistente potrebbero dover accelerare le proprie mosse. Il Btp decennale ha ridotto il suo rendimento di 26 punti base solo nell’ultimo mese e, al momento di pubblicazione, offre il 3,64% lordo. Rispetto ai picchi di fine ottobre, quando il rendimento del decennale aveva raggiunto il 5%, c’è già stato un forte ridimensionamento, che non potrà che proseguire nel momento in cui Christine Lagarde e colleghi lasceranno gli ultimi indugi sull’arrivo del taglio dei tassi. Come scritto già nell’approfondimento di ieri, saranno soprattutto i rendimenti dei titoli a breve scadenza ad avere l’impatto più immediato nel calo dei tassi. Anche per questo chi avesse in mente di gestire la sua liquidità spostandola dal conto per un anno, potrebbe approfittare di condizioni relativamente favorevoli affrettandosi sui titoli di Stato a breve scadenza.
“In questa situazione, l’attrattiva delle scadenze molto brevi è evidente; un Treasury americano a 6 mesi (equivalente del nostro Bot) rende quasi il 5,30%, mentre un Treasury con scadenza a 5 anni (equivalente del nostro Btp solo il 4,20%)”, ha affermato a We Wealth Jacopo Ceccatelli, Direttore Clientela Istituzionale Finint Private Bank, “sulle stesse scadenze, anche i titoli di stato italiani hanno questo comportamento, anche se partendo da livelli assoluti minori: un Bot a 6 mesi offre un rendimento lordo del 3,75%, mentre un Btp a 5 anni solo del 3,25%”.
Anche se in misura inferiore, anche i rendimenti dei Btp a lunga scadenza dovrebbero andare verso una graduale riduzione. Per chi dovesse inserire questi titoli in portafoglio adesso, la prospettiva sembrerebbe ancora favorevole: se l’obiettivo dell’inflazione al 2% venisse centrato già nel 2025 come prevede la Bce, il rendimento offerto attualmente dal Btp decennale offrirebbe un guadagno nettamente superiore all’inflazione per gli anni a venire, con un rendimento netto del 3,19%. Tuttavia, questo rendimento potrebbe ridursi man mano che la Bce procede verso il taglio dei tassi d’interesse.