C’è tempo fino al 10 maggio per prenotare l’acquisto dei nuovi Btp a medio-lungo termine in asta il prossimo giovedì. Il Tesoro prevede di emettere almeno 7,5 miliardi di euro attraverso l’emissione di nuove tranche di tre Btp: a 3, 7 e 20 anni.
I titoli di Stato italiani si sono confermati molto popolari fra i risparmiatori e anche fra gli investitori istituzionali e sono stati, da inizio anno, fra i titoli più performanti. Tuttavia,nelle ultime settimane alcuni analisti hanno sospettato che l’elevato debito pubblico e una difficoltosa implementazione del Pnrr potrebbero ridurre la solvibilità del Paese nei prossimi anni. In particolare, l’agenzia Moody’s ha messo in evidenza come, fra le maggiori economie, l’Italia sia l’unica ad avere un rating appena al di sopra della soglia “spazzatura” con outlook negativo, ad elevato rischio di abbassamento del voto (downgrade).
Gli analisti di Goldman Sachs, invece, avevano evidenziato come il percorso di rientro della Bce dalla politica monetaria espansiva, che consiste anche in una graduale riduzione dei Btp nel suo “portafoglio”, potrebbe far salire nuovamente lo spread (ragione per la quale hanno suggerito di preferire i titoli di Stato spagnoli a quelli italiani).
Al netto di questi avvertimenti, le cedole che i Btp in emissione offrono agli investitori rimangono sicuramente elevate rispetto al recente passato.
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Btp in emissione a maggio, quanto rendono
- Il titolo Btp a 3 anni, Isin IT0005538597 e scadenza al 15/04/2026 prevede una cedola annuale al 3,8%. Il Tesoro prevede di emettere fra i 3 e i 3,5 miliardi.
- Il Btp a 7 anni, Isin IT0005542797 con scadenza al 15/06/2030, vede abbassarsi marginalmente la cedola proposta al 3,7%, mettendo in conto un abbassamento dell’inflazione che giustificherebbe un premio più contenuto, nonostante la maggiore durata del titolo. Per questo Btp si prevede un’emissione fra i 3,25 e i 3,75 miliardi di euro.
- Infine, il Btp a 20 anni, Isin IT0005530032 e scadenza al 01/09/2043, offre la cedola più consistente: 4,45%. Si prevede un’emissione compresa fra gli 1,25 e gli 1,50 miliardi di euro.
Un investitore al dettaglio, come approfondito in un precedente articolo, potrebbe trovare conveniente adeguare la durata del titolo acquistato a quella del suo orizzonte d’investimento, ossia il momento in cui si prevede di avere bisogno delle somme investite. Questa scelta, può essere preferibile se si vuole evitare il rischio di vendere in anticipo il titolo di Stato a un prezzo diverso da quello di sottoscrizione: un’operazione che può produrre una perdita, ma anche un profitto a seconda dell’andamento dei rendimenti dei Btp che saranno emessi in futuro. “Durante la vita del titolo, infatti, il suo prezzo varia in base alle dinamiche di domanda e di offerta, mentre a scadenza si ottiene il capitale nominale”, ossia quello versato in origine allo Stato, “fatta eccezione per il caso di fallimento dell’emittente”, aveva dichiarato a We Wealth l’analista di Consultique Scf, Rocco Probo.
In generale, una scadenza più breve permette di ridurre questo rischio in quanto l’andamento dei rendimenti inciderà meno sui titoli più vicini al rimborso.
Per quanto riguarda le alternative ai Btp, altri titoli di Stato dell’Eurozona potrebbero essere considerati per diversificare il portafoglio. Oltre ai Bonos spagnoli “promossi” da Goldman Sachs una scelta più conservativa è rappresentata dai Bund tedeschi: il decennale emesso da Berlino rende circa il 2,3% ed è considerato un riparo per gli investitori che temono speculazioni sui titoli di Stato dei Paesi europei più indebitati.