Un bond che paga cedole per sempre e non scade mai. All’apparenza semplice, il mercato dei bond perpetui è in realtà più complesso di quel che può sembrare da queste premesse. Con una durata virtualmente infinita, si ottiene anche il massimo della volatilità di prezzo, considerando che l’andamento dei tassi incide sul valore dell’obbligazione tanto più la sua scadenza è lunga. Un esempio di questa volatilità si può osservare nel titolo perpetuo emesso dallo Stato austriaco nel 2017. Nel dicembre 2020 il prezzo dell’obbligazione era pari a 230 (oltre due volte il valore di emissione), mentre oggi, con un’inflazione ben più elevata della cedola offerta dal titolo (2,1%), il prezzo è piombato a 62,19 (un crollo vicino al 73% rispetto ai massimi di tre anni fa). Il rischio che l’inflazione si mangi il rendimento reale delle cedole offerte dai bond perpetui è una delle incognite che rendono questi titoli particolarmente volatili.
Se i tassi e l’inflazione dovessero nuovamente scendere nel prossimo futuro, i bond perpetui oggi “scontati”, potrebbero riprendere quota in modo relativamente più rapido offrendo opportunità di guadagno: ma trovare titoli adeguati a un acquisto “al dettaglio” non è semplice.
Nel campo delle obbligazioni societarie, i bond perpetui sono, di norma, soggetti a opzioni di riacquisto da parte dell’emittente, che può rimborsare gli investitori, se lo ritiene conveniente, senza che ci sia l’obbligo di farlo in una precisa data. Questo offre all’azienda la flessibilità di poter rimborsare i bond quando i tempi sono favorevoli. Molti bond perpetui, dunque, in realtà non durano più di qualche anno.
“Nel 2023 diversi emittenti hanno rifiutato di richiamare i titoli con cedole basse e questo può essere un danno non da poco per l’investitore”, ha dichiarato a We Wealth Giacomo Alessi, consulente fixed income di Finint Private Bank, ricordando che in questi casi, però, la cedola viene successivamente aggiustata al rialzo.
Una panoramica sui bond perpetui
“Il mercato dei titoli perpetui è un mercato più difficile da comprendere e più complicato da gestire”, ha proseguito Alessi, “sono strumenti complessi e, quindi, inadatti agli investitori con un profilo di rischio medio e basso”.
“In alcuni casi è, tuttavia, molto profittevole acquistare tali titoli”, ha aggiunto l'esperto, “anche se la soglia minima di ingresso è generalmente un muro per gli investitori retail essendo almeno di 100mila euro”. Alcuni titoli perpetui, però, hanno soglie di 1000 euro o inferiori (una selezione è nella tabella in alto): ma “ricordiamo di fare molta attenzione e di rivolgersi ai propri consulenti o istituti prima di effettuare un acquisto”, ha precisato Alessi.
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Come sono fatti e come funzionano i bond perpetui
“I titoli si dividono in due macro segmenti, il primo è quello dei titoli ibridi corporate come possono essere i perpetui Enel, Eni e Volkswagen. Questo tipo di titoli agevolano l’emittente con più margine di manovra nella gestione del proprio debito e permettono in casi di problemi di liquidità di posticipare il pagamento delle cedole senza incorrere in un evento di default”, ha spiegato Alessi, “solitamente gli emittenti corporate che offrono titoli ibridi hanno un rischio di credito ridotto, si tratta infatti solitamente di società note e solide”.
“Il secondo segmento riguarda i perpetui finanziari, i quali hanno maggiori rischi: i titoli Additional Tier1 (AT1) e CoCo (contingent converible capital instrument) permettono agli emittenti finanziari di rafforzare i propri coefficienti patrimonali consentendo maggiori operazioni di prestito all’emittente e maggiore sicurezza ai propri creditori”, ha proseguito l'esperto. Questi particolari bond “risultano fondamentali anche per raggiungere gli stringenti coefficienti di patrimonializzazione imposti dalle varie banche centrali ai fini di una maggiore stabilità finanziaria”.
I bond At1 hanno subito un grave colpo in seguito al salvataggio di Credit Suisse, che ha azzerato obbligazioni di questo tipo per 17 miliardi di dollari, invertendo la tipica gerarchia secondo la quale i primi a perdere sono gli azionisti (che, in questo caso, hanno preservato parte del valore). Dopo il crollo di marzo, il mercato degli At1 non si è ancora ripreso: l'Etf Invesco specializzato su questo comparto resta in calo del 14% rispetto ai livelli pre-Credit Suisse. Secondo Alessi, questo avvenimento “ha scosso il segmento dei titoli perpetui” e “reso più complicata la vita agli emittenti che volevano stampare nuova carta finanziaria perpetua in quanto, in un contesto di tassi in aumento e di spread di rischio in ascesa, l’emissione di tali titoli risultava essere troppo onerosa”.
“Nel 2023 solo pochi istituti hanno finora proposto sul mercato carta AT1”, ha concluso Alessi, “uno di questi è stato Intesa Sanpaolo che ha tuttavia dovuto offrire un coupon del 9,125% decisamente maggiore rispetto al titolo AT1 emesso in epoca di tassi negativi che paga una cedola del 3,75%”.