La Banca centrale europea ha rispettato le solide previsioni di un taglio da 25 punti base, riducendo il tragitto verso una politica monetaria neutrale – quella che non aiuta né ostacola la crescita economica. Il nuovo tasso dei depositi scende, quindi al 2,75%.
“Il processo disinflazionistico è ben avviato. L’inflazione ha continuato a evolvere sostanzialmente in linea con le proiezioni dei nostri esperti e dovrebbe tornare all’obiettivo del Consiglio direttivo del 2% a medio termine nel corso dell’anno. Le misure dell’inflazione di fondo suggeriscono perlopiù che si attesterà stabilmente intorno all’obiettivo”, ha affermato il Consiglio nel suo comunicato, “l’inflazione interna resta elevata, principalmente perché salari e prezzi in determinati settori si stanno ancora adeguando al passato incremento dell’inflazione con considerevole ritardo. La crescita delle retribuzioni si sta però moderando secondo le attese e i profitti ne stanno parzialmente attenuando l’impatto sull’inflazione”.
Un passaggio successivo chiarisce che il taglio, nonostante un’inflazione sopra il 2%, è giustificato dall’attuale restrittività della politica monetaria: “Le condizioni di finanziamento continuano a essere rigide, anche perché la politica monetaria rimane restrittiva e i passati rialzi dei tassi di interesse si stanno ancora trasmettendo ai crediti in essere; alcuni prestiti in scadenza sono quindi rinnovati a tassi più elevati”, dice la Bce, “l’economia sta ancora affrontando circostanze avverse, ma l’aumento dei redditi reali e il graduale venir meno degli effetti della politica monetaria restrittiva dovrebbero sostenere una crescita della domanda nel corso nel tempo“.
La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha sottolineato che “i tassi di mercato dell’Eurozona sono aumentati dalla riunione di dicembre, riflettendo in parte l’andamento globale”, il che ha implicitamente ridotto l’effetto dei tagli dei tassi di riferimento operati in precedenza dalla Bce. Questo, potrebbe preludere alla necessità di tagliare ancora.
La decisione della Bce di tagliare i tassi era stata anticipata da segnali moderatamente incoraggianti sul fronte economico. A dicembre, l’inflazione di fondo è rimasta stabile al 2,7%, segnalando una certa tenuta della domanda e un adeguamento dei prezzi dei servizi trainato dagli aumenti salariali (+4%). Nel frattempo, a gennaio, il PMI Composite dell’Eurozona è tornato sopra la soglia dei 50 punti per la prima volta in cinque mesi (50,2 da 49,6), suggerendo una lieve ripresa dell’attività economica. Alla vigilia, le aspettative sulle mosse finali della Bce erano molto variegate, mentre è abbastanza chiaro che un altro taglio da 25 punti basi farà seguito alla mossa di oggi. Per S&P, ad esempio, l’economia europea sta dando segni di stabilità, mentre l’inflazione potrebbe avere poco spazio per scendere tanto rapidamente da giustificare un taglio ai tassi che si porti sotto il livello di neutralità, stimato fra il 2 e il 2,5%. Altri analisti, tra cui T. Rowe Price e Bank of America, mantengono invece una visione più prudente, sottolineando il rischio di una guerra commerciale con gli Stati Uniti. L’introduzione di dazi sulle importazioni europee potrebbe deteriorare rapidamente la fiducia e colpire le economie più esposte all’export, con Germania e Italia in prima linea. In questo scenario, la Bce potrebbe dover accelerare il ciclo di allentamento monetario per contrastare il rallentamento della crescita, arrivando a concludere i tagli solo quando si sarà arrivati a un tasso sui depositi dell’1,5%. Un parere analogo è arrivato, dopo la riunione anche da Capital Economics: “Pensiamo che la stima più comune tra i membri del Consiglio Bce sia che il tasso neutrale sia intorno al 2%. Questo suggerisce che probabilmente taglieranno almeno altre tre volte, di 25 punti base ciascuna, prima di valutare i passi successivi”. ha affermato Andrew Kenningham, Chief Europe Economist di Capital Economics, “tuttavia, la nostra opinione è che, quando arriveranno a quel punto, la debolezza dell’economia avrà già spinto lo staff della Bce a rivedere ulteriormente al ribasso le loro previsioni sui tassi, portandoli quindi a tagliare i tassi di interesse al di sotto di quello che attualmente considerano il livello neutrale. Per questo motivo, riteniamo che si spingeranno fino all’1,5%”.
“Come previsto, la Bce ha effettuato il quinto taglio dei tassi da 0,25% in questo ciclo di allentamento monetario, riaffermando la tesi secondo cui la disinflazione è ancora in corso. Prevediamo ulteriori tagli consecutivi fino a giugno, dato che l’inflazione continua a scendere e i rischi relativi alla crescita persistono”, commenta Simon Dangoor, Head of Fixed Income Macro strategies di Goldman Sachs Asset Management, anticipando un calo del tasso dei depositi al 2% per l’inizio dell’estate. “La Bce potrebbe dover prolungare il proprio ciclo di tagli fino alla seconda metà dell’anno qualora le prospettive di crescita dovessero ulteriormente deteriorarsi”.
Per il momento, la posizione ufficiale della Bce sul tasso terminale è: troppo presto per fare una previsione. “Non abbiamo ancora discusso il punto di arrivo, perché al momento sarebbe prematuro”, ha risposto Lagarde sul punto, “Sappiamo quale sia la direzione da seguire – come lei stessa ha menzionato nella sua domanda – e la percorreremo. “il ritmo, la sequenza e l’entità delle prossime mosse dipenderanno dai dati che raccoglieremo nelle prossime settimane e mesi e dalle analisi condotte dal nostro staff. Lo stesso range del tasso neutrale, potrebbe essere rivisto a breve: “Tra otto giorni, il 7 febbraio, il nostro staff pubblicherà una revisione sul tasso di interesse naturale. Questo argomento non è stato discusso oggi”, ha detto la presidente della Bce, sottolineando come questo tasso “non una guida né un punto di riferimento preciso”, ma solo “un concetto elaborato attraverso diversi modelli economici, e il nostro staff lo pubblicherà e ne discuterà i dettagli”.
Cosa cambia per mutui e mercati a seconda dei prossimi tagli Bce
Dalla corretta interpretazione di questa traiettoria dei tassi d’interesse dipenderanno, fra le altre cose, le condizioni dei mutui nei prossimi mesi: rate che potranno diminuire nel caso dei variabili in essere, tassi fissi più convenienti sul mercato e maggiori probabilità che il mercato immobiliare possa riprendere vigore come volumi di compravendita (e la possibilità che salgano i prezzi delle case in ultima battuta).
Per chi investe, un calo deciso dei tassi sarebbe la conseguenza di un indebolimento economico che difficilmente favorirebbe i titoli ciclici e le aziende più esposte alle esportazioni verso gli Stati Uniti. In particolare, settori come automotive, industriali e beni di lusso, fortemente legati alla domanda estera, potrebbero subire una pressione negativa se la guerra commerciale con gli USA si concretizzasse.
Allo stesso tempo, un allentamento monetario più rapido del previsto potrebbe frenare lo slancio del settore finanziario in Borsa, dopo due anni di forte sovraperformance. Con rendimenti obbligazionari in calo, infatti, banche e assicurazioni potrebbero vedere una compressione dei margini, mentre gli investitori potrebbero rivedere al ribasso le aspettative di crescita del comparto.