“I mercati si aspettano una risposta forte da parte della Bce nella riunione di domani. Le incertezze non riguardano la possibilità di un rialzo oppure meno, ma la quantità: 50 o 75 punti base queste le opzioni”, ha affermato a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro
La Banca centrale europea si riunisce giovedì 8 settembre avendo nuovamente tutti gli elementi macroeconomici a deporre per un netto rialzo dei tassi d’interesse. Il tasso di disoccupazione è sceso ulteriormente di un decimale a luglio, al 6,6%, minimo storico per l’Eurozona. L’inflazione di agosto, invece, è salita al record del 9,1% (dall’8,9% di luglio), con crescente contributo delle componenti non energetiche del paniere. A questi elementi si aggiunge un ulteriore indebolimento dell’euro sul dollaro rispetto alla precedente riunione, con la recente “violazione” di quota 0,99. Sono tutti elementi che suggeriscono un rialzo dei tassi d’interesse, benché le ripercussioni sulla crescita economica saranno probabilmente inevitabili.
“I mercati si aspettano una risposta forte da parte della Bce nella riunione di domani. Le incertezze non riguardano la possibilità di un rialzo oppure meno, ma la quantità: 50 o 75 punti base queste le opzioni”, ha affermato a We Wealth Gabriel Debach, market analyst di eToro, “i futures sul mercato monetario non credono che prevarrà la posizione ‘accomodante’, prezzando quello che sarebbe il più grande rialzo della Bce, insieme ad ulteriori aumenti fino al 2% entro febbraio”.
Secondo Debach, “l’impatto della decisione sul versante di lotta all’inflazione resta incerto, con un’inflazione che in Europa solamente per il 15% è generata dalla domanda, rispetto al 30% americano”. Il rialzo dei tassi “di sicuro aumenterà i rischi di recessione, già alti in Europa, ma consentirà di poter sfruttare eventuali politiche di supporto, tagli dei tassi, in tale futuro scenario”. Per quanto riguarda il mercato dei cambi, però, “il rialzo potrebbe essere di supporto per la valuta unica, sotto pressione negli ultimi giorni, e si potrebbe assistere a una riduzione dell’inflazione energetica importata”.
Per Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia, qualche “addetto ai lavori” avrebbe già iniziato a pensare che la Bce potrebbe persino discutere un rialzo da 100 punti base (un intero punto percentuale) per rispondere a dati sull’inflazione che in alcuni Paesi dell’Eurozona hanno raggiunto livelli da capogiro. La previsione di IG Italia, però, resta su un rialzo da 75 punti base. Tolte alcune “colombe” come il capo economista Philip Lane o l’italiano Fabio Panetta, la maggioranza dei “membri votanti del Consiglio sono forti sostenitori di un approccio molto più aggressivo sui tassi”, ha detto Diodovich in un’intervista a We Wealth, “come ha fatto la Federal Reserve negli ultimi 2 meeting del FOMC e come ha scelto di fare anche la Bank of Canada proprio nella giornata di oggi (da 2,50% a 3,25%)”.
“Nella conferenza stampa crediamo che il presidente della Bce, Christine Lagarde possa illustrare l’aumento dei rischi di recessione per alcune economie del Vecchio Continente a causa della crisi energetica”, ha concluso Diodovich, “Lagarde ribadirà, inoltre, che le scelte della BCE saranno legate all’andamento dei dati macroeconomici valutati meeting by meeting.
“Come minimo, per tornare in territorio neutrale, la politica monetaria dovrebbe aumentare il tasso di deposito di 100 punti base rispetto a quello attuale”, ha dichiarato in una nota Sylvain Broyer, capo economista per l’area EMEA di S&P Global Ratings. “Due membri del Consiglio direttivo della Bce”, ha ricordato Broyer, “hanno dato risposte pubbliche diverse alla domanda su quale sia la velocità giusta per tornare alla normalità. Uno di loro predilige la determinazione alla cautela, il che sarebbe in linea con un aumento di 75 punti base la prossima settimana. L’altro, preoccupato per le condizioni di finanziamento – forse comprensibilmente, visto che la curva dei rendimenti a termine si è invertita – ritiene che una serie di passi multipli (cioè piccoli) sia l’opzione migliore”.
Una soluzione in grado di conciliare le due posizioni, secondo Broyer, consisterebbe nell’allargare la differenza fra il tasso sui depositi e quello di prestito marginale, incrementando il primo di 50 e il secondo di 75 punti base: ciò “potrebbe contribuire a normalizzare ulteriormente le condizioni monetarie senza sconvolgere eccessivamente le condizioni di finanziamento”.
Le condizioni per frenare i rialzi
Il 6 settembre il membro lettone del consiglio direttivo Bce, Martins Kazaks, aveva delineato quali condizioni avrebbero potuto spingere la Bce a prendersi un break: “I rischi di una recessione ampia e prolungata con che avesse l’effetto di ridurre l’inflazione indurrebbero [la Bce] a rallentare il ritmo dei rialzi dei tassi o a fare una pausa”. Per ora, però, “la persistenza dell’inflazione di fondo e il suo impatto sulle aspettative di inflazione, insieme alle dinamiche salariali, saranno fondamentali per determinare se mantenere un ritmo costante di rialzi dei tassi di interesse”, ha dichiarato Kazaks in un’intervista a Bloomberg.