Goldman, Morgan Stanley e Jp Morgan si apprestano al delisting di 500 (484 per la precisione) prodotti derivati quotati a Hong Kong, simbolo dei tafferugli Usa-Cina dell’era trumpiana
I derivati saranno sospesi dalle negoziazioni il 25 gennaio. Fino al 22 gennaio, gli investitori potranno rivendere i prodotti alle banche, ma non potranno acquistarli
La Borsa di Hong Kong sta collaborando per i buyback, in modo da facilitare un delisting ordinato. Tuttavia «questo tipo di incertezza non è certo attraente per nessun investitore di lungo termine»
Goldman Sachs, Citigroup e JPMorgan sono pronte a sospendere tutti i contributi ai partiti politici americani, andando ad allungare la lista di coloro che hanno deciso di tagliare le donazioni all’indomani dell’occupazione del Campidoglio
In sede separata, le tre banche di investimento statunitensi hanno dichiarato che gli strumenti come warrant e callable bull/bear contracts, saranno sospesi dalle negoziazioni il 25 gennaio. Fino al 22 gennaio, gli investitori potranno rivendere i prodotti alle banche, ma non potranno acquistarli.
Le tre grosse banche in realtà si erano già mosse in senso contrario alla Cina. È di qualche giorno fa infatti la decisione di rimuovere dall’Msci le telecom statali cinesi dai benchmark azionari di riferimento, proprio in vista dell’effettività della decisione di Donald Trump.
La mossa Usa rischia però di essere solo un’increspatura. Il mercato dei prodotti strutturati di Hong Kong è infatti il maggiore al mondo, constando di oltre 12.000 prodotti quotati. È anche vero però che il maggior fondo dell’ex città-Stato ha fatto sapere di non voler più investire in società sanzionate dagli Usa.
La Borsa di Hong Kong sta collaborando per i buyback, in modo da facilitare un delisting ordinato. Tuttavia la misura del presidente uscente si è tirata addosso molte critiche, sia dal mondo legale che da quello finanziario. Manager e investitori la considerano frettolosa e confusionaria. In particolare, Deepak Puri, chief investment officer per le Americhe di Deutsche Bank Wealth Management, affida al Ft queste parole: «Questo tipo di incertezza non è certo attraente per nessun investitore di lungo termine, specialmente se è interessato alle compagnie cinesi della telecomunicazione».
Sempre sul fronte grandi banche e politica, Goldman Sachs, Citigroup e JPMorgan sono pronte a sospendere tutti i contributi ai partiti politici americani. Le società vanno ad allungare la lista di coloro che stanno riconsiderando le loro scelte sulle donazioni all’indomani dell’occupazione del Campidoglio. Questo lo stato delle decisioni, secondo Bloomberg: Goldman sta ancora formulando il piano. JPMorgan sta pianificando una sospensione di sei mesi sia per i repubblicani che per i democratici. Citigroup infine ha annunciato allo che intende interrompere temporaneamente tutti i contributi politici in corso.