La riforma del Mes ormai si trascina da diversi anni, ma dal febbraio 2021 tutti i governi che fanno parte del Meccanismo europeo di stabilità hanno sottoscritto un trattato che ne estenderà le funzioni e alcuni criteri per la concessione dei suoi prestiti. Ora, restano da completare le ratifiche dei parlamenti nazionali ed è qui che l’Italia, sotto la guida dei “sovranisti”, potrebbe ostacolare l’entrata in vigore della riforma. In un intervento a Porta a Porta del 22 dicembre, la premier Giorgia Meloni ha aperto la porta alla ratifica, pur con la promessa solenne di non far mai ricorso a un prestito erogato dal Mes: “Finché io conto qualcosa, che l’Italia non acceda al Mes lo posso firmare con il sangue”. In passato, la stessa Meloni si era opposta alla riforma del Mes. Se questa non andasse in porto, comunque, il Meccanismo resterebbe in piedi, in quella che è la sua forma attuale.
Cosa fa il Mes e come incide sui Btp
Già noto come Fondo salva-Stati, il Mes è un fondo intergovernativo esterno al diritto dell’Ue che svolge la funzione di prestatore di emergenza. Se un Paese membro, per qualche ragione, non riesce più a finanziarsi emettendo debito alle condizioni di mercato, poiché i rendimenti richiesti dagli investitori sono troppo elevati, a prestargli denaro può essere il Mes – e a interessi più bassi.
In teoria, a beneficiare dell’esistenza del Mes sarebbero proprio i Paesi più indebitati come l’Italia e la Grecia, perché possono contare su un prestatore “amico” che, in caso di bisogno, chiede meno interessi. L’aspetto controverso, deriva dalle condizioni che il Mes richiede per erogare questi prestiti. Allo scopo di massimizzare le capacità di restituzione del Paese e far sì che quest’ultimo migliori la sua reputazione agli occhi degli investitori, gli si impone di ridurre le spese e di aumentare le entrate – come avvenuto nel caso della Grecia. L’austerità, essendo estremamente impopolare e depressiva sulle prospettive di crescita, viene respinta politicamente dai partiti “populisti”. Il fatto che l’Unione europea non garantisca forme più solidali di aiuto, ma abbia storicamente abbracciato politiche duramente restrittive, in relazione ad alcuni prestiti erogati dal Mes, ha alimentato polemiche per diversi anni.
L’esistenza del Mes, tuttavia, dovrebbe esercitare una funzione positiva sul contenimento dei rendimenti dei Btp e dei titoli di Stato degli altri Paesi europei indebitati. Infatti, l’aspettativa che un’eventuale crisi nazionale possa essere in qualche modo tamponata da un fondo comune, riduce le possibilità che si arrivi a un’eventuale default e, di conseguenza, diminuisce il profilo di rischio e rendimento dei titoli di Stato.
Mai un ricorso al Mes, le conseguenze
Il fatto che la presidente del Consiglio Meloni annunci che non farà mai ricorso al Mes, in altre circostanze, potrebbe avere un impatto negativo sullo spread e sulla fiducia nel Paese. Il contesto attuale, infatti, vede il governo italiano sostanzialmente allineato a politiche di bilancio prudenti, che rendono di fatto meno probabile una crisi di fiducia degli investitori sull’Italia e, di conseguenza, sollevare il problema del ricorso o non ricorso al Mes. Come spesso accade, contano prima i fatti, poi le parole.