Che tipo di protezione offre davvero un’assicurazione sulla vita? Si sa, non esiste alcuna copertura dal rischio peggiore: come diceva il celebre economista John Maynard Keynes a proposito del lungo periodo (saremo tutti morti). Tuttavia, sulle conseguenze economiche di una morte prematura si può effettivamente pianificare. L’assicurazione sulla vita è una polizza in cui la compagnia garantisce un pagamento ai beneficiari se il titolare muore entro una certa data. Ma come funziona davvero questa tutela e in quali situazioni può rivelarsi utile?
Cos’è e come funziona un’assicurazione sulla vita?
Le polizze vita sono un mondo vasto e si dividono in diversi rami. Alcune servono a proteggere un capitale proprio (ad esempio, per gestire un’eredità), mentre altre hanno una funzione simile a un investimento finanziario. Tuttavia, quando si parla di una vera protezione per i superstiti, la soluzione più efficace è la polizza vita temporanea caso morte (TCM).
Si tratta di una polizza vita di ramo I in cui il contraente paga un premio periodico per un certo numero di anni in cambio di una garanzia: se il decesso avviene entro la durata stabilita, i beneficiari ricevono un capitale predeterminato. Più elevato è il capitale assicurato, maggiore sarà il premio da versare. Se il titolare sopravvive alla scadenza, la polizza decade senza alcun rimborso.
Quando conviene stipulare una polizza vita temporanea caso morte (TCM)?
La polizza TCM è particolarmente indicata per chi ha persone a carico e un reddito da proteggere. Il caso più tipico è quello di una famiglia monoreddito con patrimoni limitati, ma con una buona entrata derivante dal lavoro del capofamiglia. Quando si acquistano casa, si fanno figli o si assumono impegni finanziari a lungo termine, cosa succede se il principale percettore di reddito viene a mancare improvvisamente?
In questi casi, la polizza TCM può fornire un capitale ai beneficiari per garantire il completamento degli studi dei figli, il pagamento del mutuo o la copertura delle spese essenziali, riducendo l’impatto economico della perdita del reddito principale.
Assicurazione sulla vita: quanto capitale assicurare
Determinare il capitale da assicurare è un passaggio cruciale e richiede una pianificazione attenta.
“La TCM è molto utile quando ci sono soggetti da tutelare economicamente nel momento in cui dovesse venire meno il reddito del capofamiglia in caso di suo decesso”, aveva dichiarato a We Wealth Luca Mainò, co-fondatore di Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente. “Quanto più alto è il tenore di vita dei superstiti e il numero di anni soggetti a tutela, tanto maggiore sarà il fabbisogno economico necessario e quindi il massimale da assicurare”.
Nel calcolare la somma da assicurare, bisogna considerare:
- Redditi alternativi dei superstiti (stipendi, pensioni indirette, rendite, ecc.).
- Capitale finanziario già disponibile, che potrebbe ridurre la necessità della polizza.
- Debiti in essere, come mutui o prestiti, che potrebbero gravare sulla famiglia in caso di decesso.
Mainò sottolinea: “Dal capitale necessario si possono scontare anche capitali finanziari, che possono azzerare lo stesso fabbisogno”. In sostanza, se la famiglia ha già ampie disponibilità finanziarie, può decidere di affrontare autonomamente il rischio di una morte prematura e rinunciare alla polizza.
Conviene davvero stipulare un’assicurazione sulla vita?
Se il patrimonio accumulato e altre fonti di reddito sono sufficienti a coprire le spese future della famiglia, nel caso venisse meno il reddito principale, la polizza potrebbe non essere necessaria. Tuttavia, per chi non ha risorse sufficienti a far fronte a un evento drammatico come la morte del principale percettore di reddito, la polizza TCM rappresenta una soluzione efficace e accessibile per proteggere il futuro dei propri cari.