Accelerare la crescita delle piccole e medie imprese italiane attraverso una visione strategica di lungo termine e un approccio sostenibile sia finanziariamente che in ottica ESG: questa è la mission di Arca Space Capital, il fondo di private equity nato nel 2023 dalla collaborazione tra Arca Fondi SGR e Space Capital Advisors. Rivolto ad investitori istituzionali e professionali sia italiani che internazionali e con una durata di 8 anni (prorogabile), il fondo punta ad investire in aziende di eccellenza leader nei propri segmenti con performance robuste e sostenibili.
L’obiettivo è porsi in qualità di partner strategico a supporto dei progetti di consolidamento aziendale, sviluppo internazionale, passaggio generazionale, fusioni e acquisizioni e potenziali IPO. In particolare, il fondo focalizza il proprio intervento su tre aree settoriali chiave: transizione energetica, economia circolare e invecchiamento demografico.
Insieme ai Senior partner Edoardo Subert e Carlo Pagliani e ai Partner Alfredo Ambrosio, Alessandro Grassi e Laura Selvi, analizziamo le peculiarità del fondo, le opportunità offerte dai megatrend globali e il contributo concreto che Arca Space Capital offre alle PMI italiane in un contesto macroeconomico dinamico e sfidante.
Come è nata la collaborazione tra Arca Fondi e Space Capital Advisors e qual è l’obiettivo che si prefigge di raggiungere?
Edoardo Subert: “La relazione con Arca risale agli albori della nostra avventura nel 2013, quando decidemmo di passare dal mondo della consulenza a quello degli investimenti diretti. Ci rivolgemmo ad Arca per due motivi. In primis perché già allora era uno dei più importanti asset manager italiani e, secondariamente, perché il suo approccio è sempre stato innovativo e lungimirante. Immediatamente ci rendemmo conto che vi era una condivisione di valori sia a livello di business che di visione del mondo e non è un caso che Arca Fondi sia stata al nostro fianco fin da allora, sottoscrivendo tutte le nostre piattaforme di investimento”.
Carlo Pagliani: “L’obiettivo del fondo è creare valore per i nostri investitori investendo in società italiane private di medie dimensioni con un forte potenziale di crescita, caratteristiche di sana gestione ed una visione imprenditoriale di lungo periodo. Abbiamo un orizzonte temporale di investimento in linea con gli altri fondi di private equity di circa 4-5 anni”.
Quali sono i punti di forza che caratterizzano Arca Space Capital?
Alfredo Ambrosio: “Vi sono tre aspetti che caratterizzano il nostro fondo. In primo luogo, siamo un fondo focalizzato sulla crescita e sullo sviluppo delle piccole e medie aziende. Ci piace investire in società guidate da un management o un imprenditore con un chiaro progetto di sviluppo, che affianchiamo nella realizzazione ed attuazione della sua strategia. Il secondo fattore distintivo è la seniority del nostro team, con l’ampiezza e la profondità delle relazioni che essa comporta. Non è un caso che nel suo primo anno di vita Arca Space Capital abbia già realizzato tre investimenti, uno dei quali include ben cinque operazioni di acquisizione. La seniority, inoltre, si traduce anche in una molteplicità di professionalità e specializzazioni del team che spaziano dal M&A all’esperienza manageriale dei nostri esperti di settore.
Il terzo fattore, infine, è la nostra esperienza con gli imprenditori, al fianco dei quali lavoriamo sia in veste di soci di minoranza che di maggioranza. Proprio la nostra capacità di interloquire su molteplici temi e da posizioni differenti rappresenta un importante vantaggio che offriamo ai nostri partner e stakeholder, considerata la composizione del tessuto imprenditoriale italiano”.
Perché avete scelto di focalizzarvi sui megatrend della transizione energetica, dell’economia circolare e della longevity? E quali sono i criteri chiave che utilizzate per selezionare le aziende in cui investire?
Alessandro Grassi: “In questa situazione di incertezza macroeconomica e instabilità geopolitica, pensiamo che sia molto importante investire in trend di medio-lungo periodo con un approccio industriale, mitigando così l’esposizione alla ciclicità di breve. La nostra progettualità di lungo termine, infatti, si riflette nelle nostre scelte d’investimento, come dimostrato dalle esperienze con Bruno Generator Group, Adler Ortho e più recentemente con gli investimenti del fondo di private equity in RINA, Eurosirel e Mosaiq”.
Laura Selvi: “Per selezionare le aziende in cui investire impieghiamo criteri che ci accompagnano dall’inizio della nostra esperienza e che caratterizzano il nostro approccio. Per prima cosa analizziamo le qualità dell’imprenditore o del management con cui ci interfacciamo e del loro progetto imprenditoriale. In secondo luogo, ricerchiamo la presenza di vantaggi competitivi e competenze distintive che distinguano l’azienda rispetto alle sue concorrenti nel mercato. Questo potrebbe includere una proprietà intellettuale unica, un prodotto distintivo o una presenza consolidata in un dato mercato. Infine, ricerchiamo risultati storici solidi e sostenibili sui quali poter fondare proiezioni di crescita realistiche”.
Ci sono invece delle red flag nel vostro processo di selezione?
E.S.: “Per noi l’aspetto morale e sociale è fondamentale: non investiremo mai in settori dove le regole del gioco non sono nitide o dove il prodotto finale rappresenta una minaccia per la salute delle persone o che siano nocive nei confronti dell’ambiente e della società”.
Il target di rendimento del fondo Arca Space Capital si attesta su un 15-20%. Quali sono le sfide principali che incontrate per raggiungere questo obiettivo?
C.P.: “Innanzitutto, per raggiungere questo obiettivo non ci basiamo sulla leva finanziaria, non usiamo mai il debito come strumento di creazione di valore. Questa scelta è stata presa per diversi motivi. Primo, traiamo maggiore soddisfazione raggiungendo buoni risultati attraverso la crescita delle aziende in cui investiamo. Secondo, le aiutiamo a crescere sia tramite M&A sia in maniera organica. Infine, ottimizziamo l’operatività, introducendo competenze manageriali e strategie che supportino la visione dell’imprenditore e dell’azienda”.
Il vostro è un fondo Articolo 8. Come integrate i criteri ESG nella vostra gestione di portafoglio?
L.S.: “Arca Space Capital nasce con l’obiettivo di essere sin dal giorno uno compliant con gli obiettivi ESG. Nel selezionare le aziende target, svolgiamo un’attività di due diligence realmente a 360° affiancando, oltre alle verifiche sui macro-elementi finanziari e legali, anche quelle su specifici aspetti legati al rispetto dei parametri ambientali, sociali e di buona governance. Per assicurare ancora più rigore abbiamo deciso di affidarci ad un advisor leader nei servizi di due diligence ESG. Ma non è tutto: nell’interfacciarci con le aziende in cui investiamo definiamo degli obiettivi ESG, integrandoli con i nostri obiettivi di performance finanziaria e collegandoli anche al carried interest del team”.
Con una nuova amministrazione USA dichiaratamente ostile al tema della transizione energetica, pensate che ci sia più spazio per le aziende europee e, in particolare, per le PMI italiane di brillare in questo segmento?
E.S.: “Non cambieremo quelle che sino ad oggi sono state le nostre linee guida. In un mondo che è andato sempre più verso la globalizzazione, occorre essere presenti a livello globale sia per una diversificazione del rischio paese sia per le sinergie industriali e commerciali che si possono estrarre”.
A.A.: “Per quanto riguarda la transizione energetica, siamo convinti che sia un trend dal quale non si tornerà indietro. Ci potrà essere un rallentamento su certi fenomeni, ma la direzione è segnata e noi continueremo a investire fedeli al nostro approccio di lungo termine”.
Pensate che il clima di tassi più alti possa essere un volano per gli investimenti di private equity in Italia?
A.A.:” Dal lancio del fondo nel 2023, abbiamo notato un ampliamento del numero di opportunità di investimento rispetto agli anni passati che pensiamo sia dovuto a diversi fattori. In primo luogo, l’esperienza traumatica del Covid ha messo in discussione convinzioni e processi considerati certi per generazioni e ha reso gli imprenditori più inclini a considerare l’ingresso di soggetti terzi nel capitale sociale. In secondo luogo, sempre più imprenditori hanno constatato che altre aziende loro concorrenti affiancate da un fondo di private equity hanno avuto accesso a risorse e capacità che si sono tradotte in importanti vantaggi competitivi. Infine, ha certamente pesato l’aumento del costo del capitale. In un’epoca in cui il capitale di debito non è più facilmente disponibile a tassi zero come prima, gli imprenditori sono più’ prudenti nel ricorso alla leva finanziaria. Pensiamo che questi fattori permetteranno all’Italia di recuperare il gap rispetto agli altri Paesi in termini di penetrazione del private equity nel tessuto industriale”.