Parità di genere nei cda: 3 novità per le quotate Ue

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Il Consiglio europeo ha dato il via libera finale alla nuova direttiva sulla parità di genere nei cda. Ecco cosa cambia, in pratica, per le società quotate

La direttiva si rivolge alle società quotate in borsa che, entro il 2026, dovranno garantire che i membri del sesso sottorappresentato detengano almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi

Le aziende che non rispettano i requisiti sono tenute ad adeguare i processi di selezione e di nomina secondo i principi dell’equità e della trasparenza, attraverso la formulazione di criteri di valutazione comparativa tra i diversi candidati all’insegna della neutralità

Nella giornata del 17 ottobre si è illuminata la green light definitiva del Consiglio europeo alla nuova direttiva sulla parità di genere nei cda, dopo l’accordo politico provvisorio raggiunto con il Parlamento lo scorso giugno. Una misura che, nelle parole di Marian Jurečka (vice primo ministro e ministro del Lavoro e degli affari sociali della Repubblica ceca), contribuirà a “rimuovere gli ostacoli” che le donne si trovano spesso ad affrontare nel corso della propria carriera. E che, consentendo loro di “realizzare il proprio potenziale nelle posizioni decisionali”, apporterà un “notevole vantaggio” alle società nel loro complesso. 

Parità di genere nei board: a chi si rivolge la direttiva

La direttiva si rivolge alle società quotate in borsa che, entro il 2026, dovranno garantire che i membri del sesso sottorappresentato detengano almeno il 40% dei posti di amministratore senza incarichi esecutivi. Qualora i singoli Stati membri decidano di applicarla anche agli amministratori con incarichi esecutivi, l’obiettivo da raggiungere scivolerebbe al 33%. Le aziende che non rispettano tali requisiti sono tenute ad adeguare i processi di selezione e di nomina secondo i principi dell’equità e della trasparenza, attraverso la formulazione di criteri di valutazione comparativa tra i diversi candidati all’insegna della neutralità. 

Processi di selezione e di nomina: come cambiano

Nel dettaglio, si parla di “un livello minimo di armonizzazione dei requisiti in materia di governo societario” in modo che le nomine si basino appunto su criteri oggettivi. Sono previste inoltre misure integrate di salvaguardia che escludano promozioni “automatiche e incondizionate” del sesso sottorappresentato. In presenza di candidati con le stesse qualifiche, la priorità spetterà infine al candidato o alla candidata del sesso sottorappresentato, a meno che una valutazione obiettiva non dimostri la necessità di procedere in senso opposto.

Verso elenchi di imprese “gender-friendly”

Gli Stati membri prossimi al raggiungimento degli obiettivi prefissati o che abbiano già implementato legislazioni altrettanto efficaci sono esentati dall’applicazione dei requisiti della nuova direttiva Ue in merito alle procedure di nomina o di selezione. In generale, i singoli paesi saranno tenuti a pubblicare annualmente un elenco di imprese che hanno raggiunto gli obiettivi prefissati. Per fare ciò, le aziende sono tenute – sempre con cadenza annuale – a fornire a loro volta informazioni sulla rappresentanza di genere nei consigli e sulle misure implementate.

Più donne nel mercato del lavoro: i benefici per l’Ue

Stando ai dati raccolti dal Consiglio in una nota, in Ue le donne rappresentano circa il 60% dei nuovi laureati. Ma, secondo l’ultima indagine Eige sulle più grandi società europee quotate in borsa, raggiungono appena il 31,5% tra i membri dei Consigli di amministrazione e l’8% tra i presidenti. La nuova direttiva europea sulla rappresentanza di genere, prevedendo una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro, genererebbe tre conseguenze positive per l’Europa nel suo complesso secondo il Consiglio:

  • darebbe impulso alla crescita economica;
  • migliorerebbe la competitività delle imprese;
  • consentirebbe di gestire le sfide demografiche che l’Europa si trova a fronteggiare.

“Si prevede che il rafforzamento della presenza delle donne nei consigli di amministrazione e quindi della loro partecipazione ai processi decisionali in ambito economico avrà ripercussioni positive sull’occupazione femminile nelle società interessate e sull’economia in generale”, conclude il Consiglio. “Inoltre, una misura a livello europeo può garantire in tutta l’Ue condizioni uniformi in termini di competitività ed evitare complicazioni pratiche nella vita aziendale”.

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