I recenti tagli ai tassi d’interesse sono solo l’ultima novità che potrebbe consentire ai titoli europei a piccola capitalizzazione di continuare a superare le large cap. Il mercato si trova infatti in un contesto favorevole, grazie a una crescita degli utili per azione superiore a quella delle large cap, a valutazioni interessanti e a un potenziale di crescita dei dividendi. Tra le aree più promettenti vi sono il settore immobiliare e le aziende di elettrificazione che beneficiano della transizione energetica. Ma parliamo meglio di questo fenomeno insieme a Mathieu Bernard, Portfolio Manager di BNP Paribas Asset Management.
Pensando alle prospettive delle small cap europee, considerato che la Bce ha già effettuato diversi tagli e i mercati ne attendono sicuramente altri nei prossimi trimestri, quali implicazioni vedi per le azioni europee a piccola capitalizzazione?
I recenti tagli dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense e della Bce potrebbero aiutare le small cap europee a sovraperformare in modo duraturo, soprattutto rispetto alle large cap. Infatti, grazie alla maggiore esposizione delle piccole imprese al settore immobiliare e alla minore esposizione ai titoli finanziari rispetto alle large cap europee, la loro performance relativa potrebbe trarre vantaggio dalla riduzione dei tassi di interesse.
È importante ricordare che le small cap europee hanno un beta azionario più elevato sull’economia della regione rispetto ai titoli a grande capitalizzazione, con un’esposizione più elevata ai settori industriali e dei materiali e inferiore ai beni di consumo e al settore della cura per la salute. Quindi, se i beni di consumo contribuissero alla ripresa o all’espansione economica, probabilmente sosterrebbero la performance delle small cap europee.
A molti di noi è stato insegnato che, nel lungo periodo, le azioni a piccola capitalizzazione dovrebbero superare quelle a grande capitalizzazione. Ma negli Stati Uniti questo non si è verificato tanto spesso quanto la teoria vorrebbe indicare. Ciò è dovuto in gran parte alla predominanza, negli ultimi anni, dei grandi titoli tecnologici. In Europa, il quadro è diverso. Storicamente, ci sono stati lunghi periodi di sovraperformance dei titoli europei a piccola capitalizzazione. Qual è la tua opinione attuale su questa classe di attivi?
Senza dubbio ci sono diversi catalizzatori da considerare, ad esempio la crescita degli utili per azione. La crescita degli utili per azione prevista dagli analisti per il prossimo anno è più forte per le small cap europee che per le large cap europee – 15% di crescita EPS (earning per share) per l’indice MSCI Europe Small Caps contro l’11% per l’indice MSCI Europe, mentre allo stesso tempo le aziende a piccola capitalizzazione europee trattano ad uno sconto del 10% rispetto alle large cap.
Un altro catalizzatore favorevole a questi titoli ha a che fare con la qualità complessiva dei bilanci. La percentuale di società con una leva finanziaria significativa tende a essere più bassa nell’universo delle small cap europee rispetto a quella delle large cap. Questo dovrebbe lasciare spazio a un maggiore ritorno di capitale per gli azionisti, alla crescita dei dividendi e/o ai riacquisti di azioni proprie.
Importante è anche il potenziale di fusioni e acquisizioni, ovvero quando un gruppo più grande va a caccia di opportunità di crescita tra le società più piccole. Dall’inizio dell’anno, l’universo delle small cap europee ha spesso beneficiato di acquisizioni a prezzo maggiorato da parte di società di private equity o di società quotate più grandi. Si è verificata una chiara accelerazione di questo fenomeno negli ultimi anni.
Se ci concentriamo sull’indice MSCI Europe Small Cap, dopo i primi nove mesi dell’anno, sono in corso 33 operazioni di fusione e acquisizione – regolate interamente per cassa in due casi su tre – in tutti i settori.
Infine, non bisogna dimenticare che la performance delle small cap europee è influenzata dai flussi. La performance dell’asset class ha chiaramente risentito di significativi deflussi nel 2022 e nel 2023, ma gli afflussi sono ripresi nel 2024.
Al di là dei fattori macro, ci sono settori o industrie che ti sembrano particolarmente interessanti in questo periodo?
Un settore che continua a offrire opportunità è quello immobiliare. Si tratta di un segmento che ha subito notevoli pressioni nel periodo post-Covid, con tassi di interesse più elevati e incertezza sui finanziamenti.
Tuttavia, con l’allentamento della Banca Centrale Europea e grazie a valutazioni attraenti, dato che la maggior parte delle società immobiliari europee è scambiata al di sotto del valore patrimoniale netto, vediamo un margine significativo per una rivalutazione.
Continuiamo anche a trovare interessanti le società del settore industriale, in particolare quelle esposte all’elettrificazione, grazie al significativo potenziale di crescita determinato dai trend di transizione energetica, e quelle che godono di un’elevata generazione di flussi di cassa e del potenziale per acquisizioni più audaci. Abbiamo quindi una visione positiva anche su questo segmento.