“Quando tutti cercano l’oro, è un buon momento per fare affari con picconi e pale”, affermava Mark Twain. Il celebre scrittore ne aveva avuto esperienza diretta: la sua carriera di giornalista e romanziere era decollata solo in seguito al suo fallimento come cercatore d’oro, nella California di metà Ottocento. Sebbene oggi gli strumenti per estrarre minerali preziosi siano molto diversi, il ragionamento di Twain rimane attuale, e non solo per l’oro, ma per l’intera industria mineraria. “Per gli investitori, la domanda chiave è: come identificare le migliori opportunità a lungo termine in questo settore ciclico?” incalzano David Souccar, Portfolio manager, senior research analyst e Robert Berner, Senior investigative analyst di Vontobel Institutional Clients. Il comparto, per molti all’alba di un nuovo superciclo, sta infatti affrontando alcune importanti sfide, legate in primis alla decarbonizzazione dell’economia globale e alla crescente competitività di questa industria. Eccole spiegate dagli esperti – e perché rappresentano un’opportunità interessante per gli investitori.
Mining, la doppia faccia della transizione energetica
La prima sfida affrontata dall’industria mineraria riguarda la transizione energetica. Per raggiungere gli obiettivi fissati dagli Stati a livello globale, infatti, il settore è chiamato a estrarre un quantitativo sempre maggiore di materiali come rame, litio e cobalto, necessari per produrre batterie, veicoli elettrici e altre tecnologie per l’energia pulita. La Banca Mondiale, ad esempio, già nel 2022 osservava come la produzione di minerali come la grafite, il litio e il cobalto fosse prevista in crescita del 500% fino al 2050 per soddisfare la crescente domanda da parte del mercato.
Allo stesso tempo, tuttavia, l’industria stessa dovrà rivedere le sue pratiche per divenire maggiormente sostenibile e meno impattante a livello di sfruttamento delle risorse naturali. Uno studio del 2020 di McKinsey, ad esempio, evidenzia come l’estrazione e il processamento di alcuni minerali (in particolare il carbone) siano responsabili di circa il 4-7% delle emissioni dirette di gas serra a livello mondiale. Per superare questa sfida, e dalla firma degli Accordi di Parigi nel 2015, il settore minerario ha messo a terra le proprie agende, riflettendo al contempo sul futuro dell’industria nel contesto della transizione energetica.
La sfida della competitività nell’industria mineraria
A queste si lega la seconda sfida per questo settore, rappresentata dalla crescente competitività. “Si aprono poche nuove miniere a livello globale e ottenere un nuovo permesso richiede in genere più di un decennio” spiegano gli esperti. Inoltre, “le aziende devono scavare più in profondità, specialmente per l’oro e il rame, per cui si rendono necessarie attrezzature capaci di trasportare i materiali estratti in superficie a una velocità maggiore e al contempo in grado di gestire le condizioni di lavoro nel sottosuolo”. Ecco allora il ruolo centrale delle società produttrici di tali macchinari, che stanno integrando sempre più la tecnologia per soddisfare le necessità dei propri clienti. Via libera quindi a software sofisticati per aumentare la produttività e la sicurezza (senza dimenticarsi l’obiettivo primario: ridurre le emissioni di gas serra).
L’esempio di Epiroc
Tra le società operanti nell’industria mineraria in prima linea per affrontare le sfide sopra citate vi è, secondo gli esperti di Vontobel IC, Epiroc. Berner, uno degli analisti investigativi della casa di gestione, l’ha incontrata recentemente a Las Vegas durante MINExpo, la più grande convention mondiale di produttori di attrezzature per il settore, per poi recarsi nel quartier generale dell’azienda, in Svezia, per la giornata dei mercati dei capitali.
Epiroc vanta una considerevole expertise nel campo, dato che la fondazione dell’azienda originaria, Atlas Copco, è più o meno contemporanea alla corsa all’oro di Mark Twain (risale infatti al 1873, mentre la costituzione di Epiroc al 2018). Questo le ha permesso di conquistare negli anni “il margine operativo più alto nel settore delle attrezzature minerarie, superando il suo competitor svedese, Sandvik” spiegano gli esperti. “Caterpillar, con sede negli Stati Uniti, e la giapponese Komatsu hanno quote di mercato più piccole per quanto riguarda la commercializzazione di attrezzature per il sottosuolo, ma sono leader nei macchinari utilizzati in superficie”.
La strategia di crescita di Epiroc per diventare leader nel mining
La strategia di crescita di Epiroc si fonda principalmente in due tendenze: l’espansione delle operazioni autonome e la spinta verso l’elettrificazione. La prima risponde alla carenza di manodopera e alla necessità di tutelare i minatori per via delle più estreme condizioni del sottosuolo. Per questo l’azienda ha sviluppato un sistema di automatizzazione e controllo da remoto delle proprie attrezzature e di quelle di altri fornitori, sia sotto il suolo che sopra: “questo espande la presenza dell’impresa all’interno di una miniera e può favorire le vendite future” specie se si considera che “i produttori di attrezzature ottengono nuovi contratti sostituendo macchinari obsoleti con tecnologie più avanzate” aggiungono da Vontobel IC.
La seconda tendenza, invece, vede Epiroc convinta del fatto che l’80% delle attrezzature utilizzate in questa industria potrebbe essere elettrificata entro il 2030, come riportano alcuni studi. “La tecnologia è pronta per il campo ed è solo questione di tempo prima che diventi lo standard industriale. In questa tendenza, Epiroc sembra essere leader” proseguono gli esperti. “Le miniere infatti hanno bisogno di veicoli elettrici a maggiori profondità a causa del calore crescente nel sottosuolo e dei costi elevati per ventilare i fumi dei diesel con cui vengono alimentati i macchinari”. Inoltre, ulteriore vantaggio competitivo dell’azienda rispetto ai competitor è il servizio post vendita, che include contratti di servizio e ricostruzione delle attrezzature per un totale del 64% delle vendite.
Ma non è tutto oro quel che luccica
Non è tuttavia tutto oro ciò che luccica, come ha ben imparato Mark Twain. La recente acquisizione di Stanley Infrastructure ha consentito a Epiroc di diversificare le proprie attività, ma l’attività ha rallentato e messo sotto pressione i margini operativi stellari della società, spiegano gli esperti di Vontobel IC. Da non dimenticare, poi, la forte competitività di questa industria, proveniente dalla Cina ma anche da produttori indipendenti che stanno entrando nel mercato dei software per le operazioni minerarie e l’automazione, tra cui Hexagon e Flanders. “Alla base di tutto questo scavare, comunque, manteniamo la nostra convinzione su Epiroc” concludono Souccar e Berner.