Ora che la prima metà dell’anno si avvicina, è ora di analizzare con attenzione cosa è cambiato nei primi mesi del 2025 e, senza dubbio, una parola chiave è emersa con forza: incertezza. A guidare questa incertezza ci sono chiaramente gli Stati Uniti e le loro politiche commerciali, con i dazi al centro della tempesta.
Incertezza politica, previsioni di crescita globale in calo e rischio di recessione hanno lasciato in mercati in un equilibrio molto precario. E l’impatto è stato evidente non solo sui Paesi fuori dai confini a stelle e strisce, ma sugli stessi Stati Uniti con, per la prima volta dal 2022, il Pil statunitense che nel primo trimestre ha registrato un calo.
Incertezza sul mercato: come muoversi?
Il mercato ha delle regole e muoversi seguendole, rende la vita più facile sia agli investitori che alle stesse aziende. Oggi però non esistono più regole sempre valide, anzi sembra che queste cambino giornalmente. Guardando al commercio, i dazi sono le norme da rispettare, ma la poca chiarezza in questo settore, sta inducendo le aziende a sospendere temporaneamente le decisioni strategiche.
Insomma, oggi per analizzare il mercato non basta più guardare a dati concreti come l’occupazione, i consumi e gli investimenti delle imprese, ma anche l’incertezza diventa un dato da considerare. Oggi parlare di previsioni economiche potrebbe non essere più corretto, quello che sta veramente muovendo il mercato sono le previsioni politiche.
Sul mercato sembra essere arrivata una nuova regola aurea. L’annuncio di nuovi dazi scuote i mercati, causando un ribasso generalizzato. Al contrario, la loro sospensione o riduzione spesso innesca forti rimbalzi. Aprile è stato il mese culmine di questa incertezza, con il crollo del mercato a seguito del Liberation Day, crollo che però è stato recuperato subito all’inizio di maggio.
Nuovo mercato – nuovo mondo
L’ordine geopolitico, così come lo conosciamo oggi, sta andando incontro alla sua fine. Il mondo sta andando incontro a un riassetto politico, militare ed economico; una trasformazione simile non si vedeva dalla fine della seconda guerra mondiale.
Secondo gli esperti di Capital Group, l’incertezza che ci troviamo di fronte potrebbe dar luce a quattro diversi scenari:
- Guerra commerciale: Sembra lo scenario in cui il mondo si trova ora, dove il vecchio ordine globale è stato abbandonato, sono entrate in vigore tariffe significative, restrizioni all’esportazione di tecnologia e lo spostamento della catena di approvvigionamento. Grandi potenze, come Cina e Stati Uniti si scontrano a livello tecnologico e commerciale, ma non desiderano un confronto militare. E se queste tariffe rimarranno in vigore a lungo termine, è probabile che la crescita rallenti oltre il 2025. Il mondo è in uno stato di transizione
- Nuova era di nazionalismo: Il focus passa dal globale al locale, la minaccia di una guerra commerciale globale prende vita, con un forte rischio di scontri militari tra le principali potenze. Si tratta, chiaramente dello scenario peggiore, dove le tensioni economiche e i conflitti armati rischiano di convergere, con i leader politici che tornano a puntare sul nazionalismo, aumentando anche le spese per la difesa.
- Ritorno delle grandi potenze: Un ritorno alle origini, al periodo della Guerra Fredda, dove le grandi potenze economiche sfruttano le loro sfere di influenza. Questo futuro sarebbe caratterizzato da un mix di patti di non aggressione tra le maggiori potenze, che dominerebbero ciascuna su un blocco regionale, un ritorno all’epoca degli imperi dove Stati Uniti, Cina e Russia si troverebbero a confrontarsi.
- Grandi accordi commerciali: Si tratta dello scenario più ottimista, ma non per questo meno probabile. In una simile situazione, la diplomazia ha la meglio e le alleanze politiche e commerciali vengono ripristinate con alcuni aggiustamenti. In un mondo in cui i conflitti geopolitici diminuiscono e i leader politici sono disposti a stringere accordi commerciali di ampio respiro, i mercati azionari hanno aria per crescere.
La probabilità di una recessione economica rimane, almeno per ora, molto bassa. La maggior parte dei dati economici sembra spingere verso una crescita per il secondo trimetre. La principale responsabile di un’eventuale recessione resta la guerra commerciale: ridimensionare queste tensioni è un passo necessario per garantire stabilità.