Guardando al 2025, il Fondo Monetario Internazionale (Fmi) prevede una crescita globale in linea con quella di quest’anno, ovvero intorno al 3,2%. Un focus sull’Europa mostra, invece, un aumento della crescita per il prossimo anno: nel 2024 il Pil salirà di un moderatissimo 0,8%, mentre per il 2025 si prevede un aumento all’1,2%, grazie a un nuovo rafforzamento della domanda interna.
I rischi saranno chiaramente ancora presenti. Infatti, nonostante gli investitori si siano abituati a convivere con una politica monetaria restrittiva, questa è stata compensata in ampia parte da un persistente supporto fiscale generoso, mentre ora le condizioni stanno cambiando. I fattori fiscali favorevoli sono sempre di meno e gli investitori iniziano a sentire sulle loro spalle l’impatto delle politiche restrittive. A pesare ulteriormente su questa situazione ci pensa la Cina: il suo quadro economico resta incerto e un eventuale rallentamento avrà un impatto sul resto del mondo, soprattutto sull’Europa.
Europa verso la ripresa
Ora che l’inflazione è finalmente tornata vicino a vette già esplorate, la Banca centrale europea ha iniziato ad allentare la presa, tornando con una politica monetaria più accomodante. Il piano è quello di continuare in questa direzione e una volta che i tassi saranno notevolmente scesi, “si potrà osservare una nuova forza sulla crescita in quanto le famiglie europee, che hanno accumulato una notevole quantità di extra-risparmi dopo la pandemia di coronavirus, saranno invogliate a spendere di più”, spiegano gli esperti di T. Rowe Price.
Insomma, sembra che il 2025 avrà le caratteristiche per essere un anno positivo per il mercato e, secondo gli esperti, a beneficiarne sarà soprattutto il comparto manifatturiero che negli ultimi anni aveva perso terreno rispetto ai servizi.
Nel prossimo futuro, le aziende in grado di offrire soluzioni, come prodotti industriali, energia e materiali, saranno destinate ad attrarre enormi flussi di cassa. In generale, saranno tre i temi principali a spingere la crescita del settore manifatturiero:
- Il risveglio della domanda repressa dei beni di consumo sensibili ai tassi di interesse. Chiaramente, con i tassi di interesse in discesa, questo comparto torna ad essere attraente;
- L’aumento delle spese in infrastrutture, passaggio necessario per soddisfare la richiesta globale di transizione verso fonti di energia rinnovabile e una domanda sempre maggiore di intelligenza artificiale generativa, che ha bisogno di potenti data center;
- La trasformazione delle catene di approvvigionamento, iniziata subito dopo lo scoppio della pandemia, che ha dato il via al trend del friend-shoring, dove le società scelgono di spostare le basi manifatturiere più vicine a casa.
Secondo il Fmi, il punto di domanda principale in Europa rimane su paesi come la Germania e l’Italia, dove la crescita economica è frenata dalla continua debolezza dell’industria manifatturiera. Tuttavia, mentre in Italia la domanda interna dovrebbe beneficiare del Piano nazionale di ripresa e resilienza finanziato dall’Unione Europea, la Germania sta attraversando difficoltà legate al consolidamento del bilancio e al forte calo dei prezzi degli immobili.