Il 21 gennaio è ufficialmente cambiato l’equilibrio globale con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e l’impatto si è sentito anche sulla Cina. Il tycoon ha infatti dato il via ad una guerra commerciale senza confine: a partire dal 4 febbraio il Dragone è stato minacciato di dazi al 10%, che sono poi raddoppiati a inizio marzo. Ma per il presidente statunitense non era ancora abbastanza. Nelle ultime ore si è iniziato a parlare di tariffe aggiuntive del 25% sulla Cina e su altri Paesi che acquistano petrolio dal Venezuela. Una misura che mira apertamente a colpire il gigante asiatico, principale importatore dell’oro nero venezuelano.
I dazi e le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina non sono una novità, anzi, ma oggi c’è una profonda differenza rispetto a otto anni fa – durante il primo mandato di Trump – Pechino sta infatti affrontando anche sfide interne.
La Cina opta per un approccio cauto
Nonostante le sfide interne e le minacce esterne, i leader cinesi continuano a optare per un approccio cauto e graduale, in perfetta linea con il motto di Deng Xiaoping: “attraversare il fiume sentendo le pietre”. Procedere con calma non significa cambiare gli obiettivi economici e di crescita però. Il Governo intende mantenere lo slancio di crescita, che anche quest’anno dovrebbe essere intorno al 5%, lasciando aperta la porta per nuovi possibili stimoli.
Per ora il primo ministro Li ha ampliato il pacchetto fiscale aumentando l’obiettivo ufficiale del deficit al 4% del Pil, il più alto da oltre tre decenni e rispetto al 3% dell’anno scorso, e, qualora l’ambiente economico peggiorasse, c’è spazio per un ulteriore dibattito politico per un aggiuntivo allentamento fiscale.
La ripresa dei consumi parte dal Governo
Sono anni ormai che la massima priorità di Pechino è diventata quella di spingere i consumi, ma come farlo? Il Governo, grazie a vari pacchetti fiscali, sta cercando di aumentare il reddito delle famiglie, creando sempre più posti di lavoro e offrendo benefici sociali che prima mancavano. Ma non solo, ha anche raddoppiato il suo budget per il programma di scambio di beni di consumo a 300miliardi di renminbi.
Non si tratta di cambiamenti con effetti immediati, ma queste misure dovrebbero avere un impatto duraturo sui consumi.
Nuovi investimenti e nuove tecnologie
Se c’è un settore su cui la Cina non ha mai smesso di investire, questo è quello delle nuove tecnologie. L’innovazione tecnologica rimane una priorità, come è chiaro anche dall’interesse di creare un fondo nazionale di orientamento per il capitale di rischio per sostenere le startup tecnologiche.
In tal senso, secondo gli esperti di Fidelity International, “un settore privato rivitalizzato potrebbe da un lato rafforzare industrie come quella dei veicoli elettrici e delle relative catene di approvvigionamento, ma anche quella dei dispositivi abilitati all’intelligenza artificiale e robot umanoidi, e dall’altro lato, sbloccare il potenziale a lungo termine per tutti gli altri segmenti, inclusi i biofarmaceutici”.
Nel frattempo, i primi risultati dell’avvento tecnologico della Cina sono ben visibili sul mercato. Solo guardando all’ultimo mese, l’ascesa della startup DeepSeek ha messo in dubbio l’autorità delle Magnifiche 7 statunitensi.
Vista la situazione attuale, con sfide che arrivano da tutte le direzioni, forse l’approccio cauto del Governo potrebbe non essere abbastanza. Per spingere la Cina verso una ripresa duratura sarà necessario un sostegno politico più consistente e una politica più reattiva.