La riforma concordata dalla maggioranza di governo riduce aliquote e scaglioni, e trasforma in detrazione il Bonus Irpef oltre i 15mila euro di reddito
L’alchimia della riforma così congegnata porterà nelle tasche del 13,5% dei contribuenti il 40% del budget dedicato al taglio dell’Irpef. Anche per questo i sindacati muovono verso lo sciopero generale
Gli scaglioni Irpef
Il numero degli scaglioni viene ridotto da cinque a quattro. I primi due scaglioni (0-15mila e 15-28mila euro) restano invariati. Il raggio di applicazione del terzo scaglione viene ristretto da 28mila-55mila a 28mila-50mila. Il quarto scaglione attuale 55-75mila euro, infine, viene soppresso per estendere quello massimo a partire dai 50mila euro di reddito annuo.
La riduzione delle aliquote
Considerando in nuovi quattro scaglioni vengono proposte le seguenti riduzioni:
- 0-15mila euro: 15% (invariato)
- 15mila-28mila euro: 25% (in calo dal 27%)
- 28mila-50mila euro: 35% (rispetto al 38% dell’attuale terzo scaglione 28mila-55mila euro)
- Oltre i 50mila euro: 43% (la stessa aliquota attualmente applicata oltre i 75mila euro)
La riduzione più consistente viene dunque dedicata al terzo scaglione, con tre punti di taglio. Il salto nell’aliquota rispetto al secondo scaglione si riduce da 11 a 10 punti. A prima vista sembrerebbe che “i perdenti” di questa riforma siano i redditi compresi nell’attuale quarto scaglione, che passerebbe da una tassazione del 38% a una del 43%. Tuttavia, manca ancora un tassello fondamentale per avere un quadro completo dei maggiori beneficiari della possibile riforma: l’intervento sulle detrazioni e sul Bonus Irpef.
L’intervento sulle detrazioni e Bonus Irpef
Per i lavoratori dipendenti verrà completamente ripensato il cosiddetto “Bonus Renzi”. Quest’ultimo sarebbe confermato fino ai 15mila euro di reddito, mentre per i redditi superiori si prevede la sua sostituzione con una nuova detrazione fiscale. In questo modo si andrebbero a ridurre i “salti” nell’aliquota effettiva, quella calcolata al netto delle detrazioni. Il prelievo fiscale sarebbe caratterizzato, così, da una crescita progressiva e più omogenea del carico fiscale. Grazie all’aumento delle detrazioni, anche i contribuenti dell’attuale quarto scaglione, che come abbiamo visto subirebbero un inasprimento dell’aliquota nominale, non sarebbero sottoposti a maggiori oneri fiscali effettivi.
Tirando le somme: chi guadagna di più
La riforma dell’Irpef concordata dalla maggioranza non ha veri sconfitti: in nessuna fascia di reddito si andrebbero a pagare più tasse di prima. I vantaggi, però, non sono uguali per tutti e, come sottolineato dai sindacati, il governo ha deciso di affidare una larga parte del suo budget per la riduzione dell’Irpef ai redditi medi. Gli economisti Simone Pellegrino (università di Torino) e Silvia Giannini (Università MoRe) hanno fatto i conti in un’analisi comparsa su lavoce.info.
“I benefici individuali sono concentrati sopra i 35mila euro di reddito complessivo”, hanno affermato i due autori, sottolineando come in questa fascia ci sia solo il 13,5% dei contribuenti. A questi andrà il 40% dei benefici fiscali, ossia 2,8 miliardi di euro. “Molto più bassi, in termini assoluti, sono i guadagni individuali nella fascia 5-28 mila euro, dove si trova circa il 60% dei contribuenti, che beneficiano per il rimanente 60% della riduzione complessiva di gettito”, hanno aggiunto Giannini e Pellegrino.
Un lavoratore dipendente single con un reddito intorno ai 40mila euro ottiene il massimo beneficio: 945 euro annui. Per un pensionato non coniugato e un lavoratore autonomo la fascia di reddito più vantaggiosa è a 50mila euro, con benefici da 758 e 810 rispettivamente. Scongiurati i contributi di solidarietà temporanei, anche per chi si trova attualmente nello scaglione Irpef più elevato sono in arrivo 270 euro in più, grazie ai tagli effettuati sui redditi nella fascia media.
I vantaggi per chi guadagna fino a 28mila euro all’anno arrivano al massimo a 336 euro per i dipendenti a 240 euro per i pensionati (entrambi a 15mila euro di reddito annuo) e a 176 euro per gli autonomi (a 5.500 euro).
L’equilibrio della riforma, insomma, pende a favore di una minoranza dei contribuenti appartenenti al ceto medio. Secondo Pellegrino e Giannelli, però, sarebbe sbagliato ridurre a questo primo intervento il quadro d’insieme della riforma fiscale in arrivo. “In questa prima fase si è dato maggior peso all’efficienza rispetto all’equità; dato l’obiettivo di razionalizzare l’andamento delle aliquote marginali effettive e ridurre le aliquote marginali legali del secondo e terzo scaglione, era difficile poter fare di meglio”, hanno affermato i due economisti.