Oggi le imprese attive nel welfare superano il 50%
Negli ultimi due anni hanno registrato un tasso di produttività in crescita del 6%
“Nonostante le difficoltà economiche, il fatto che le aziende non abbiano tagliato le spese per il welfare è una cosa straordinaria, che dimostra non solo generosità ma anche intelligenza”, commenta Enea Dallaglio, ricercatore del Welfare index pmi
“In questa situazione di emergenza – spiega Lucia Sciacca, direttore comunicazione e sostenibilità di Generali Italia e Global business lines e membro del Comitato welfare index pmi, in occasione della conferenza stampa di presentazione del rapporto – abbiamo rilevato che le imprese hanno reagito prontamente, mettendo in campo tutte le azioni di welfare che avevano avuto modo di sperimentare in questi anni. La fotografia che emerge è quella di un welfare che fa un salto di qualità, con le aziende che hanno agito mettendosi al centro della comunità e impegnandosi per affrontare i temi salienti, come la salute, la conciliazione famiglia-lavoro e il sostegno economico”. “Nonostante le difficoltà, il fatto che le aziende non abbiano tagliato le spese per il welfare è una cosa straordinaria, che dimostra non solo generosità ma anche intelligenza: l’imprenditore sa che non può non interessarsi a quello che succede, perché è da questo che dipende il futuro”, aggiunge Enea Dallaglio, ricercatore del Welfare index pmi e partner innovation team del Gruppo Cerved.
Stando a un’analisi svolta in collaborazione con Cerved sui bilanci dell’ultimo biennio, infatti, le imprese più attive nel welfare hanno registrato un tasso di produttività in crescita del 6%, il triplo rispetto alla media del 2,1% delle pmi nel complesso, e un’impennata dell’occupazione dell’11,5% (contro la media del 7,5%). Un’iniziativa debole dal punto di vista del welfare aziendale, in particolare, determina nel 18,8% dei casi un incremento della produttività, che passa al 28,8% nel caso di un’iniziativa forte ma non strategica e raggiunge il 59,9% nel caso di un approccio strategico. Se si considera, infine, l’impatto sulla soddisfazione dei lavoratori parliamo rispettivamente del 22,5%, del 30,5% e del 65,9%. “Emerge un fattore critico di successo, non di carattere quantitativo relativo all’entità delle risorse investite ma di approccio – conclude Dallaglio – Le imprese che hanno fatto del welfare aziendale una strategia sono quelle che hanno ottenuto i risultati migliori, crescendo in termini di risultati finanziari, produttività e occupazione”.